19. Two years

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19 Dicembre 3.00 p.m.

Harry

Erano passati due anni esatti da quando Louis se ne era andato.

Tutte le mattine e tutti i pomeriggi andavo a trovarlo, lì, all'ospedale, dove si era tramutato in un vegetale alimentato da macchine, fregandomene di tutti i miei doveri, perfino scolastici (i quali erano sempre stati per me di vitale importanza), perché non c'era niente che mi importasse di più di quel ragazzo castano.

Fisicamente era lì, ma già da un pezzo sapevo che lui non c'era più e che non l'avrei più visto in piedi o sentito parlare.

Non c'era notte che non piangevo e giorno che non mi disprezzavo per quello che avevo fatto.

Si, perché era colpa mia se adesso quel ragazzo dagli occhi azzurri e dal sorriso d'avorio, se ne stava lì, senza muovere un muscolo.

Quel ragazzo che sarebbe stato capace di spostare una montagna, solo con la forza del suo buon umore, era ora disteso su un lettino d'ospedale da ben due anni, per colpa mia, per colpa di quella fottutissima sera, che il solo ricordo mi provocava un lungo pianto, che sapevo non si sarebbe mai placato.

Ero io ormai che mi occupavo di Louis, a tutti gli effetti, da quelli fisici a quelli formali, poiché sua madre lo aveva affidato a me, dopo aver abbandonato la città assieme al resto della famiglia.

Ci vollero due mesi perché capissi che non lo aveva fatto per cattiveria, ma solo per disperazione. Nessuno vorrebbe vedere il proprio figlio su un letto d'ospedale, sapendo che non ci sono possibilità che si risvegli, nessuno. Benché, quindi, la scelta sia stata drastica, penso sia stata quella giusta, più o meno..

Non è facile da comprendere, ne sono consapevole, ma provate a mettervi nei suoi panni: come fare a a stare nella stessa città, dove sai che c'è tuo figlio in coma eterno? Louis era come se fosse morto, bastava aggiungere una lapide per affermare la cosa..

Se devo essere sincero fui io ad insistere perché lo lasciassero in vita; pagai tutte le spese di tasca mia e mi recai lì ogni giorno per fargli capire che nonostante tutto io lo amo e questo non faceva differenza sul suo stato di salute.

So che la mia insistenza può sembrare egoistica, ma non riuscivo a pensare solo al fatto di dover andare al suo funerale, sarei crollato. Okay, forse ero veramente un egoista, ma in fin dei conti, come ho detto prima, io lo amo e avrei fatto qualsiasi cosa pur di averlo un giorno in più accanto a me, anche se solo fisicamente. E così mi accontentavo di quella situazione instabile e difficile..

Quel giorno era un giorno come tanti altri: erano le tre e Louis ed io avevamo finito da poco di mangiare.

Stavo per accendere la televisione, quando la porta si aprì e sbucò fuori una testa bionda, seguita da tre castane di diverse gradazioni.

《Niall, Liam, Zayn, Tina, cosa ci fate qui?》Dissi, sorpreso da quella visita.

《Siamo passati a vedere come stai, inizialmente siamo andati a casa tua, ma ovviamente non c'eri e adesso eccoci qui, nell'unico posto dove avremo potuto cercarti.》Disse il biondo sorridendo.

《Sto bene, voi ragazzi?》Dissi con mezzo sorriso, mentre il ticchettio dei macchinari faceva da sottofondo alla stanza.

《Harry..》Disse Zayn.

《..Tu non stai bene.》

《Allora perché me lo chiedete?》Dissi nervoso, notando il mio riflesso nello schermo scuro del televisore e constatando che in effetti non avevo una bella cera, ma la cosa non mi importava minimamente.

《Sentite ragazzi, siete molto carini a preoccuparvi per me, ma io ho tutto quello che mi serve qui, fianco a me.》Dissi indicando il candido letto bianco.

Vidi Niall aprire bocca per controbattere, ma fu interrotto dal bussare alla porta alle sue spalle.

《Avanti.》Dissi.

Era il dottore.

《Hary, puoi venire fuori un attimo?》Disse, salutando poi con un cenno gli altri presenti.

Conoscevo ormai bene il Dottor Cuper, aveva assistito Louis durante tutta la malattia fino ad oggi e mi confortava ogni volta che avessi una ricaduta morale.

Io annuii ed uscii dalla stanza.

《Sì?》Dissi, appena ebbi richiuso la porta.

《Harry..》Disse serio.

《Oggi sono due anni esatti che manteniamo Louis in vita grazie alle macchine, lo sai vero?》

Annuii, preoccupato per il fine di quel discorso.

《Ecco.. È venuto il momento di sospendere la cura.》

Il sangue mi si fermò nelle vene e per un attimo vidi tutto nero, ma nonostante barcollai un pochino, riuscii a reggermi in piedi.

《..C-cosa?》Dissi, incapace di accettare cosa avesse appena detto.

《No, no, no.. No..》Dissi con lo sguardo perso nel vuoto.

《Harry, ascoltami..》

《NO!》Dissi con le lacrime agli occhi.

《NON POTETE! NON POTETE FARGLI QUESTO, NON ADESSO.. NO!》Dissi coprendomi il volto con le mani e cercando di trattenere dei singhiozzi.

Mi appoggiai al muro con una mano, mentre il Dottor Cuper mi posò un braccio su una spalla.

《Harry.. Dobbiamo farlo, ormai è tutto inutile. A lui tutto ciò non provoca altro che attesa prima di poter lasciare questo mondo.》

Io non gli risposi e continuai a piangere, più forte che potevo, dando voce al dolore che avevo dentro di me.

Dopo mezz'ora mi calmai e cercai di accettare la cosa, ma mi era impossibile.

Non ce la facevo.

Non potevo.

Poi con un filo di voce, gli occhi arrossati e gonfi, le guance umide e i capissi scompigliati dissi:

《Mi dia un ultimo giorno per salutarlo.》

The messenger || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora