8. The park

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16 Dicembre 1.30 p.m.

Louis

《Louis.》

《Mh.. si?》Dissi alzando gli occhi dal cellulare.

《Quando sei nato?》

《Il 24 Dicembre.》Dissi, continuando a guardare Harry, sempre più incuriosito.

《Alla vigilia! E.. Tra poco!》Disse sobbalzando allegramente.

Sorrisi mostrando i denti.

《Tu invece quando sei nato?》

《1 Febbraio.》Disse.

《Mmh.. Dovrò farti una sorpresa, io sono più avvantaggiato: ho un mese e mezzo di tempo!》Dissi sghignazzando.

《Non è giusto Lou!》Disse incrociando le braccia e fingendo un broncio.

Sorrisi nuovamente; adoravo quando faceva "l'arrabbiato".

Mi avvicinai a lui scivolando sulla panchina in ferro del parco dove ci trovavamo.

《Su, non piangere bambino, in ogni caso avrei vinto io, sono imbattibile con i regali.》Dissi accavallando le gambe e allargando le braccia sullo schienale della panchina.

Harry sorrise guardando avanti a sé.

《Hai molti compiti per il week-end, scolaretto?》Dissi senza distogliere lo sguardo da un gruppo di ragazzini che stavano giocando a calcio.

《Se per pochi intendi due versioni di latino, una di greco e 15 esercizi di matematica, allora si, ho pochi compiti.》Disse avvicinando lo zaino alla panchina.

《Wow! Ti caricano, eh?》Dissi sghignazzando e voltandomi verso di lui.

《Abbastanza. E comunque questo è niente rispetto alla settimana che mi aspetta.. Se non sbaglio hai detto che devi andare da tua madre stasera?》

Un buco si formò nel mio stomaco.

《Ehm, si..》Dissi, cercando di non far notare la mia agitazione, ma le mie mani, che cominciarono a rigirarsi fra loro, mi tradirono.

Guardai la punta delle mie Vans sciupate dal tempo.

Harry mi poggiò una mano sulla gamba.

《Tutto bene?》Disse abbassando la testa e guardandomi negli occhi.

《Sì, più o meno.. Non mi va di rivedere mia madre e conoscere il suo nuovo comoagno, troppi ricordi..》Dissi cominciando a muovere nervosamente la gamba.

《Ti va di parlarne?》Disse premuroso, guardandomi con quei grandi occhioni verdi.

《Beh.. Diciamo che, beh.. Mia madre non.. Non sa che sono gay.》Dissi infine tutto d'un fiato.

《Non ho mai affrontato l'argomento, ho paura della sua reazione, del suo giudizio e di quello del resto della famiglia. Non voglio che mi consideri un errore, anche se in realtà lo sono, non ho fatto altro che combinare guai da quando sono venuto al mondo e adesso mi trovo a Londra a vivere, non so ancora come, nella casa degli ospiti di Zayn, facendo lavoretti per lo più settimanali. Sono solo e sempre stato una delusione, non voglio peggiorare le cose più di quanto non lo siano già.》

Gli occhi cominciarono a pizzicarmi, ma avrei lottato con tutte le mie forze pur di non piangere.

《Louis, guardami.》Disse Harry, alzando mi il mento con un dito.

《Tu non sei un errore, sei la cosa migliore che mi sia capitata finora è credo che la stessa cosa valga anche per tua madre. Lei accetterà tutto Louis, perché sei suo figlio e perché non c'è niente di sbagliato in quello che sei, sei perfetto. Forse un po' idiota, ma sei il mio idiota e finché le cose rimarranno così nessuno potrà dire niente sul tuo conto, perché dovranno prima passare sopra il corpo di una giraffa se vorranno solo sfiorarti.》Disse riferendosi a sé stesso.

Lo guardai e sorrisi.

Un sorriso sincero, ma amaro, uno di quelli che si fanno per sdrammatizzare un brutto momento.

《Andrà tutto bene, Lou.》Disse appoggiando le sue candide labbra sulle mie dolcemente.

《Grazie.》Dissi fra le nostra labbra.

Il suo sapore, le sue parole e il suo viso sorridente e sincero mi avevano fatto tornare il buon umore.

Lui era la mia medicina.

The messenger || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora