11. The dinner

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16 Dicembre 11.00 p.m.

Harry

La serata era quasi conclusa.

Alla fine io, Niall e Tina avevamo optato per vedere un film comico.

Il biondino al mio fianco teneva in mano una grande ciotola di popcorn, ormai vuota; si, perché pur avendo due costole rotte, un braccio ingessato, il busto viola di lividi e un occhio nero, l'appetito non gli mancava mai.

Tina era accovacciata a lui, mentre io me ne stavo in un angolo del divano con i resti della mia pizza e un bicchiere di Pepsi.

Ad un certo punto lo schermo del mio telefono si illuminò sul bianco bracciolo.

Avevo una chiamata.

Da Louis.

Risposi entusiasta:

《Hey Lou! Come va lì da tua madre?》

Mi cadde il mondo addosso quando lo sentii singhiozzare dall'altro capo del telefono.

《MI ODIA, HARRY! MI ODIA, LA MIA FAMIGLIA MI ODIA!》Disse con voce distrutta.

Mi alzai di scatto del divano, ottenendo gli sguardi di Tina e Niall su di me.

《Louis, cos'è successo?》

16 Dicembre 11.00 p.m.

Louis

Flashback

"Suonai il campanello e dopo pochi secondi di attesa la porta si aprì e ne uscì fuori mia madre, entusiasta di vedermi.

Mi stritolò letteralmente con un abbraccio e poco dopo aver varcato la soglia di casa, altre 8 braccia si attaccarono al mio collo e alla mia vita.

Ricambiai l'abbraccio delle mie sorelle e baciai sulla fronte i gemellini.

Mia madre si schiarì la voce e mi voltai: al suo fianco c'era un uomo alto e robusto, dai capelli rossicci.

Quello doveva essere..

《Louis, ti presento William.》

Ecco appunto.

.. Il tuo nuovo patrigno.》Disse lei passando un braccio intorno alla vita di lui.

William mi sorrise.

C'era qualcosa che non mi convinceva di quel sorriso, sembrava quasi malvagio.

Forse "falso" era la parola più adatta.

Lasciai credere a me stesso che si trattasse di mia pura fantasia e così ci andammo a sedere nel "tavolo grande" del salotto.

Spesso noi usavamo il tavolo grande (appellativo da me usato da quando avevo cinque anni) per i pranzi di Natale e Pasqua, quando venivano anche i nonni a mangiare da noi.

A metà cena William, non so per quale assurdo motivo, si mise a parlare dei suoi amici di infanzia, soffermandosi su uno in particolare.

《Sì chiamava Tom ed era il mio amico più fidato, prima che sapessi del suo cambiamento.》Disse lui.

《Perché, cos'ha fatto Willy?》Disse Phoebe.

《È diventato omosessuale, ecco.》

Per poco non mi strozzai quando sentii quelle parole.

《Già, non sono altro che degli scherzi della natura quelle sottospecie di persone.》Disse mia madre.

《Secondo me dovrebbe essere identificata come una patologia! Insomma, dai, amare una persona dello stesso sesso. Scherziamo?》Disse Lottie, con aria decisa.

Avrei potuto collassare in quel preciso momento.

No, non poteva essere vero. Non la mia famiglia. NON LORO, CAZZO! Perché proprio loro dovevano essere omofobi, perché?!

Un nodo si formò nella mia gola; il mio stomaco si strinse, i miei occhi cominciarono a bruciare e le mie gambe a tremare.

《Scusate, i-io devo andare un attimo in bagno.》Dissi.

Feci uno sforzo enorme per mostrarmi disinvolto e sorridere ai presenti, che ai miei occhi sembravano essere diventati dei mostri. La scena era degna di un film horror.

Quando arrivai a metà corridoio però le lacrime rigavano già il mio viso e quando entrai in bagno mi lascia scivolare sulla porta, chiusa alle mie spalle.

Mi presi la testa fra le mani e cominciai a piangere silenziosamente.

Ero veramente distrutto, perché quella non era una mia illusione o una mia preoccupazione, era solo la fottutissima realtà! E sinceramente non avrebbe potuto essere peggiore di così.

Rimasi in bagno per molto tempo, forse per troppo, perché ad un certo punto sentii mia madre bussare:

《Tesoro, tutto bene?》

《S-si, ho fatto, il tempo di lavarmi le mani e arrivo.》

Mi lavai le mani e la faccia e uscii dalla stanza per tornare a quell'inferno di situazione, mostrandomi il più sorridente possibile.

Non stavo bene, non stavo bene affatto.

Ero appena stato distrutto da quella palla demolitrice, che erano state le parole della mia famiglia.

A fine serata uscii in terrazzo, con la scusa di fumare una sigaretta, mentre William e mia madre riordinavano.

Guardai il cielo. Quella sera c'erano molte stelle. Il ricordo della cena però riaffiorò nella mia mente, facendomi singhiozzare per la seconda volta nell'arco di due ore. Presi il telefono e scorsi il dito sulla rubrica, fino a trovare il numero dell'unica persona che avrebbe potuto salvarmi da me stesso:

Harry."

Fine flashback

Feci un respiro profondo, cercando di calmarmi.

Harry sembrava essere ammutolito dal mio racconto.

《Sto arrivando.》

Inizialmente mi era sembrata una follia dire al riccio dove abitava mia madre, ma a quanto pare si era rivelato utile.

Chiusi la chiamata e sorrisi al solo pensiero che un ragazzo alto, riccio e dagli occhi smeraldo stesse venendo a prendermi.

Continuai a guardare le stelle, udendo il rombo di alcune macchine passare nella strada sottostante.

Le mie orecchie però non erano le uniche presenti in quel terrazzo..

The messenger || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora