...Sorpresa?
Stamattina mi sono resa conto che domani non avrei avuto tempo di aggiornare e non mi andava di far slittare il capitolo a giovedì o venerdì, quindi... beh, eccolo qui ahahah
È un capitolo abbastanza lungo (quasi 9000 parole) ma è anche stato forse quello che ho scritto più velocemente di tutti, poiché una grossa parte l'ho buttata giù in un solo giorno. In più, la parte finale è una scena che avevo in mente dall'inizio della storia ed è forse una delle mie preferite che io abbia mai scritto, il che mi ha sorpresa alle tre di notte di qualche settimana fa mentre la terminavo e mi ha sorpresa ancora di più oggi mentre correggevo il capitolo. È infatti raro che io sia totalmente soddisfatta di una scena che è nella mia mente da tempo, ma immagino che questo possa realmente succedere di tanto in tanto ahahah
Bando alle ciance, spero che il capitolo vi piacerà! Come vedrete subito è dal POV di Harry, perché mi sembrava giusto che ci trovassimo nella sua mente nell'affrontare questo particolare momento della storia :)
Un bacio e buona lettura! x
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HARRY'S POV:
Fin dal momento in cui avevo aperto gli occhi in quella stanza della terapia intensiva, ancora imbottito di sedativi ed antidolorifici che mi facevano sentire stordito come se qualcuno mi fosse passato addosso con un tir, avevo fatto tutto ciò che era in mio potere per andar via da quel posto il prima possibile.
Questo includeva il fatto che fossi già sulle mie gambe dal giorno in cui ero stato trasferito in un reparto di degenza ordinaria, mentre da quello seguente mi ero fatto consegnare delle stampelle così da poter camminare via via di più lungo il corridoio del reparto per cominciare a riacquistare la forza che il riposo forzato mi aveva tolto. Il risultato era stato che, dopo appena una settimana, riuscivo già a camminare abbastanza bene e a percorrere brevi distanze senza stancarmi troppo.
Tuttavia, i medici che mi avevano in cura non si erano lasciati convincere così facilmente: le mie analisi erano ormai tornate quasi normali, il fisioterapista che incontravo ogni giorno ripeteva sempre di non aver mai visto qualcuno recuperare così velocemente dopo quello che avevo subito e, in generale, le ferite erano in via di guarigione ed io stavo pian piano recuperando le forze, ma i medici continuavano comunque a ricordarmi il fatto che fossi stato tenuto in coma farmacologico per diversi giorni e a ripetermi che volessero quindi accertarsi per bene che tutto fosse a posto prima di dimettermi. Più volte avevo quasi finito per firmare per andar via contro il parere medico, ma ogni singola volta mi ero bloccato nel ricevere l'occhiata omicida di una persona in particolare.
Prim era stata accanto a me tutti i giorni, dal mattino fino al termine dell'orario di visita nel tardo pomeriggio. Mi aveva aiutato a ritrovare dimestichezza con tutte quelle attività di routine che per i primi giorni non erano state per me tanto scontate quanto avrebbero dovuto essere ed era stata al mio fianco nelle mille passeggiate avanti e indietro per quel corridoio che ormai entrambi conoscevamo a memoria, la sua mano poggiata costantemente sulla mia schiena come se, nel caso le mie gambe avessero ceduto, fosse realmente stata in grado di sorreggermi; era tuttavia un gesto che sapevo le desse conforto e per questo, da quando lo avevo notato la prima volta, non avevo mai sottolineato il fatto che fossi più alto di lei e pesassi quasi il doppio e che quindi, se i miei muscoli ancora deboli avessero sul serio ceduto, avrei solo finito per trascinarla a terra insieme a me.
Il fatto che lei fosse lì era probabilmente stata l'unica cosa che mi aveva reso quella permanenza in ospedale più tollerabile: non erano di certo l'ambiente e la situazione ideali nei quali avrei voluto trascorrere del tempo insieme a lei, ma, dopo tutto quello che avevamo passato anche solo nelle ultime settimane, la relativa tranquillità che c'era tra quelle mura sembrava essere un lusso che non ci veniva concesso da tempo. Tuttavia, la consapevolezza che al di fuori di quell'edificio ci fossero ancora dei problemi irrisolti era il motivo principale per cui non riuscivo a godermi appieno quei momenti, perché sapevo che una volta fuori mi sarebbero stati strappati dalle mani con violenza senza che potessi realmente oppormi in alcun modo.
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Under Pressure
FanfictionSEQUEL DI UNDERCOVER Il mondo di Primrose Atwood è già stato messo totalmente a soqquadro una volta, quando si è improvvisamente trovata a fare i conti con segreti più grandi di lei, verità rimaste sepolte per decenni e certezze di una vita crollate...