Prologo

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Buonasera e ben ritrovati!

Sono super emozionata mentre scrivo questa nota dell'autore perché ho pensato a questa storia per tanto tempo, soprattutto mentre scrivevo ancora Undercover. Come vi ho già anticipato, il primo vero capitolo non arriverà prima di luglio perché sono indietro con la scrittura e chi di voi già mi conosce sa che questa è una cosa che mi mette ansia, perché vorrei sempre far passare meno tempo possibile tra un aggiornamento e l'altro ma, allo stesso tempo, sono lenta a scrivere perché sono una perfezionista e ci tengo a curare ogni minimo dettaglio delle storie che pubblico. Farò però del mio meglio per non farvi aspettare troppo per gli aggiornamenti futuri, lo prometto!

Passando ora a questo prologo, esso è ambientato, dal punto di vista temporale, nello stesso giorno dell'epilogo di Undercover, quindi è un po' come se la storia continuasse da lì. Come vedrete, poi, cominceremo con un POV di Prim che vi farà capire subito com'è cambiata la vita della ragazza nell'ultimo anno... e come sta per cambiare di nuovo ;)

Vi lascio ora alla lettura nella speranza che Under Pressure vi piacerà tanto quanto (o magari anche più) di Undercover! Aspetto, come sempre, i vostri pareri e le prime impressioni :)

Un bacio, buona lettura! x

***

Fin dal mio primo giorno lì dentro, avevo sempre sinceramente e profondamente odiato quella macchina del caffè.

Ero certa che non si potesse incorrere in chissà quanti errori mettendo l'acqua nel serbatoio, il macinato nell'apposito contenitore e premendo il pulsante di accensione, eppure, in ormai tre mesi che lavoravo in quell'ufficio, poche erano state le volte in cui ero riuscita a prepararmi un semplice caffè in meno di mezz'ora e senza dover chiamare i rinforzi. Quella mattina non rientrava chiaramente in una di quelle fortunate occasioni.

«Maddie?» chiamai, non senza un lamento, la giovane donna sulla trentina la cui scrivania era posizionata appena fuori la sala pausa. Mi aveva vista in difficoltà con quella macchina demoniaca mesi prima ed era subito accorsa in mio soccorso, grave sbaglio per cui ancora stava pagando.

«Cosa c'è, Prim?»

«Questa macchina mi odia.»

La sentii ridacchiare da oltre la soglia, poi il rumore della sedia girevole che strusciava sul pavimento in marmo mentre la spostava all'indietro mi anticipò il suo arrivo. La vidi infatti comparire nella stanza subito dopo, con i capelli rossi perfettamente curvati in morbide onde che cadevano appena oltre le sue spalle e gli occhiali dalla sottile montatura scura poggiati sulle guance ricoperte di lentiggini.

«Hai controllato il filtro?»

«Sì, è a posto.»

«L'acqua?»

«L'ho messa, così come ho messo anche il caffè. Per chi mi hai preso?»

Maddie sorrise mentre cominciava ad armeggiare con la macchina, una scena a cui mi sembrava di aver assistito già mille volte prima di allora. La donna era famosa, in quell'ufficio, per avere la pazienza che a molti di noi mancava, ma ero comunque certa che, non appena il mio tirocinio sarebbe terminato a fine mese, non avrebbe esitato a stappare una bottiglia di champagne per festeggiare.

Mi portai una mano alla bocca per contenere uno sbadiglio e sbattei velocemente le palpebre per mandar via le piccole lacrime dagli occhi brucianti, vedendola intanto lanciarmi una fugace occhiata.

«Hai proprio bisogno di questo caffè, non è vero?» scherzò, alludendo ovviamente all'aria sfatta che dovevo avere.

«Se potessi lo inietterei direttamente in vena.»

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