Capitolo 13

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Buonasera!

Parto dicendo che non sono troppo soddisfatta di questo capitolo e che avevo anche pensato di riscriverlo interamente, però mi dispiaceva farvi aspettare ancora e quindi niente, eccolo qui ahahah

Non ho ancora cominciato a scrivere il prossimo capitolo - che novità, eh? - principalmente perché sono indecisa riguardo il POV, ma credo che torneremo a Prim. Per il momento godetevi ancora un altro POV Harry, che in Under Pressure sono decisamente meno rari che in Undercover!

Chiedo scusa in anticipo per eventuali errori, ho corretto il capitolo velocemente ed è quindi facile che qualcosa mi sia sfuggito. Ci tornerò il prima possibile per ricontrollarlo!

Un bacio e buona lettura :) x

***

HARRY'S POV:

Il fischio del treno fu la causa del mio risveglio quel mattino, in cui il sole era coperto da nubi compatte che rendevano grigio e cupo il paesaggio all'esterno del finestrino.

Prim, il cui sonno pesante sempre avrei invidiato, non sentì naturalmente nulla, allora lasciai che dormisse pacificamente ancora per un po' mentre occupavo il bagno e poi facevo un salto al vagone che ospitava il bar; comprai due caffè e qualcosa da mangiare che non avesse l'aria di essere lì da venti giorni, chiedendo, intanto, al barista quale fosse la prossima fermata e tra quanto l'avremmo raggiunta. Per quando tornai nuovamente alla cabina, la ragazza non solo non si era ancora svegliata, ma aveva ora anche il cuscino stretto tra braccia e gambe ed il lenzuolo che la copriva fin sotto il mento, come se non avesse alcuna intenzione di alzarsi a breve. Dal momento però che se non avesse cominciato a prepararsi presto avremmo perso la prossima fermata, poggiai la busta con il cibo sul tavolino e mi sedetti accanto a lei, spostandole i capelli dal viso e chinandomi per premere un bacio sulla sua tempia.

«Hey,» le accarezzai il braccio da sopra al lenzuolo, lasciando un secondo bacio sul suo zigomo, «sveglia, dormigliona.»

Vedere un cipiglio comparire sulla sua fronte mi fece sorridere, ancora di più il fatto che, dopo aver irrigidito tutti i muscoli, strinse più forte il cuscino tra braccia e gambe.

«Ho dormito un'ora, lasciami in pace,» borbottò.

«Hai dormito più di un'ora.»

«Ma comunque troppo poco.»

«Abbastanza da poter alzare il culo e prepararti.»

Quando capì che non l'avrei lasciata in pace, prese un lungo e profondo respiro e rotolò verso di me; rifiutandosi ancora di aprire gli occhi, cercò semplicemente la mia coscia e sistemò il viso su di essa, abbracciandola esattamente come aveva fatto con il cuscino fino a poco prima.

«Ti odio, in questo momento,» mormorò, afferrando, alla cieca, una mia mano per portarla tra i suoi capelli e suggerirmi di accarezzarli. «Dov'è che siamo?»

«Da qualche parte in Nebraska, ma se non ti sbrighi a prepararti arriveremo in Florida.»

«Meglio, la Florida è calda mentre qui si muore di freddo,» disse con fare decisamente melodrammatico, nonostante il clima fosse realmente più rigido, «in più in Florida ci sono Ricky ed Emma, potremmo fare un salto da loro.»

«Tanto vale mettersi in contatto con la CIA e dir loro di venirci a prendere ora, a questo punto.»

«No, perché così non potrei salutare Ricky ed Emma,» ribatté prontamente, facendomi ridere, «l'ho sempre detto che tra noi due la più furba sono io.»

Emisi uno sbuffo divertito, dandole un pizzico sulla guancia e vedendo il suo viso arricciarsi di conseguenza. Rimasi a guardarla mentre si portava le mani agli occhi per strofinarli e, in seguito, finalmente aprirli, girando la testa verso l'alto per mostrarmi le iridi di un verde più scuro rispetto al mio e che, al momento, erano più lucide del solito a causa delle poche ore di sonno.

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