Capitolo 16

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Buonasera!

Nel capitolo c'è, come sempre, un po' di tutto, compresi sia un POV di Prim che di Harry (che so che a voi non dispiace mai ahahah). So di aver tardato un po' nella pubblicazione MA il capitolo è abbastanza lungo. Ed il prossimo sarà particolarmente interessante ;)

Un bacio e buona lettura! :) x

***

Harry non era esattamente di buon umore, quel giorno, ma non potevo onestamente biasimarlo.

Dopo aver acconsentito con un semplice cenno del capo quando avevo proposto di ordinare della spesa tramite il PC così che non dovessimo andare in giro alla ricerca di un luogo in cui pranzare, si era cambiato in abiti sportivi ed aveva usufruito della palestra in casa che avevamo scoperto al secondo piano - nella quale erano presenti solo un tapis roulant ed una panca per gli addominali, ma sempre meglio di nulla - dalla quale era riemerso solo dopo due ore per andare dritto in bagno a fare una doccia. A pranzo aveva risposto a monosillabi ogni volta che gli avevo posto qualche domanda stupida con il solo intento di spingerlo a parlare e poi, dopo avermi aiutata a ripulire, era sprofondato sul divano in salotto ed aveva acceso la TV; per un po' ero rimasta seduta accanto a lui, ma quando avevo capito che non avesse intenzione di mollare quel trattamento del silenzio che mi stava riservando decisi di lasciarlo un po' da solo e di tenermi occupata facendo altro. Questo altro, risultò essere una torta da portare alla grigliata di quella sera così che non dovessimo presentarci a mani vuote.

La mia poca praticità con i fornelli era un qualcosa di universalmente riconosciuto e che io stessa non potevo negare, incapacità che, ovviamente, si estendeva anche ai dolci. C'era da dire che la pasticceria - così come la cucina in generale - non era mai stata una mia passione, motivo per cui l'unica vera e propria torta che avevo mai fatto risaliva al sedicesimo compleanno di Madison, mia amica di Oceanside: da quel che ricordavo di quell'esperimento, non uscì un vero e proprio disastro, ma essendo passati anni non ero sicura di riuscire ora ad ottenere un risultato abbastanza decente da poter essere presentato ad una cena. Non mi persi tuttavia d'animo e, armata di libro da cucina trovato su uno degli scaffali, cercai la torta più semplice possibile, mi legai i capelli in una coda di cavallo e cominciai, certa che, se avessi seguito la ricetta passo passo, non avrei potuto sbagliare poi così tanto. In effetti, almeno inizialmente le cose andarono piuttosto bene; il primo problema arrivò quando persi buoni cinque minuti ad allenare i muscoli del braccio destro mentre provavo a montare a neve gli albumi senza reale successo, cosa che mi frustrò abbastanza da spingermi a chiedere aiuto.

«Sai per caso perché gli albumi non mi si montano?» domandai ad Harry, il quale, ancora seduto sul divano con le spalle verso di me nella stessa posizione in cui lo avevo lasciato, si prese un paio di secondi prima di rispondere.

«Aggiungi una goccia di succo di limone,» suggerì infine.

Mi fermai e mi guardai intorno come se il succo di limone potesse saltare fuori come per magia, ma quando mi resi conto del fatto che questo non sarebbe successo poggiai la ciotola sul bancone e lo cercai per l'intera cucina; visto però che la casa era disabitata da mesi e che la nostra spesa non aveva di certo compreso il succo di limone, non mi sorpresi poi così tanto di non trovarlo da nessuna parte.

«Non ce n'è,» decretai frustrata, «qualche altro consiglio?»

Richiusi tutti i mobili ed i cassetti che avevo aperto prima di tornare alla mia ciotola, ma a quel punto vidi Harry sollevare il telecomando per spegnere la TV prima di alzarsi in piedi e raggiungermi nell'angolo cucina. Fui talmente felice di vederlo fare quel - seppur piccolo - passo per ristabilire la serenità che non m'importò neanche quando mi tolse la ciotola dalle mani per buttarne il contenuto e sottolineò il macello che avevo combinato sul bancone.

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