Capitolo 3

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Buonasera!

Allora, eccoci qui al terzo capitolo di Under Pressure (come vedrete subito, con un bel POV di Harry che piace molto sia a voi che a me ahahah). È forse ancora un po' presto per dirlo con precisione, ma cosa ne pensate, per il momento, di questo sequel? Vi sta piacendo? Che idee vi siete fatti? Cosa vi aspettate succederà? Oggi sono curiosa, quindi mi farebbe piacere sapere i vostri pareri e le prime impressioni!

Nel frattempo vi lascio al capitolo nella speranza, come sempre, che sia di vostro gradimento :)

Un bacio e buona lettura! x

***

HARRY'S POV:

Non avevo esagerato poi così tanto quando, alla domanda di Prim riguardo il quando fosse stata l'ultima volta che avevo dormito in un letto e per più di cinque ore, avevo risposto con un enfatico anni fa.

Anche quando ancora alloggiavo alla UCSB, infatti, dormire non era proprio una delle mie priorità, non quando Prim se ne andava in giro per locali e si dedicava all'ampliamento della sua vita sociale, né, successivamente, quando membri di associazioni terroristiche avrebbero potuto avvicinarla da un momento all'altro magari anche nel suo dormitorio, se non fossi stato attento. Nell'ultimo anno, poi, avevo sviluppato la capacità di addormentarmi a comando ogni volta che avevo un po' di tempo per farlo, non importava se mi trovassi su un aereo, in un'auto durante un appostamento oppure in un hotel scadente in qualche cittadina sperduta del Wisconsin. Dormivo praticamente solo perché si trattava di un bisogno fisiologico e per ricaricare le energie, ma era raro che cadessi in un sonno profondo o che riuscissi a dormire per un'intera notte senza svegliarmi ripetutamente per accertarmi che tutto fosse esattamente come lo avevo lasciato.

Mi sentii quindi giustificato per il fatto che, appena aprii gli occhi quel mattino, mi ci volle qualche secondo più del solito per orientarmi e svegliarmi completamente. Mi passai le mani sul viso e le dita tra i capelli per spingerli all'indietro prima di sollevarmi sui gomiti, sbattendo più volte le palpebre e facendo fatica ad adattare gli occhi alla soffusa luce proveniente da dietro le tende chiare: la stanza era ancora piuttosto scura, segno che dovesse essere poco più tardi dell'alba, ma mi sorpresi del fatto che, in ogni caso, avessi dormito più di quanto fossi ormai abituato a fare, senza svegliarmi e, per di più, in un letto.

La prima cosa che feci non appena gli occhi si furono abituati alla luce, fu voltarmi istintivamente verso il lato del letto che non ero io ad occupare: la ragazza distesa al mio fianco, coperta dal lenzuolo fino al bacino e con il cuscino stretto tra le braccia, dormiva ancora profondamente ed indisturbata. Osservai le sue labbra piene premute l'una contro l'altra in un leggero broncio ed i lunghi capelli castani sparsi sul materasso alle sue spalle, il suo corpo rannicchiato e la pelle scoperta del suo fianco a causa della maglia scura che si era leggermente rialzata durante la notte, e mi ritrovai a sorridere tra me e me di fronte a quell'immagine così semplice ma che, al tempo stesso, mi era mancato così tanto poter vedere come prima cosa al mio risveglio.

Mi sembrava ancora così assurdo pensare che fino ad un paio di giorni prima non avessi avuto idea di quando l'avrei rivista, ed ora eravamo distesi l'uno accanto all'altra nello stesso letto come tante volte in precedenza era già successo. Per mesi e mesi avevo lavorato notte e giorno con due soli obiettivi in mente: venire a capo di quella missione che mi teneva impegnato ormai da anni e, soprattutto, concludere quella storia al più presto per poter finalmente tornare da lei. Le cose non erano esattamente andate come avrebbero dovuto, ma rivederla dopo tanto tempo, sebbene in una situazione decisamente lontana dall'essere ideale, era stato come prendere una grossa boccata d'aria dopo essere rimasto in apnea.

Contando sul fatto che la bottiglia di vino tirata fuori la sera precedente a cena - e finita praticamente solo da lei e Louis - l'avrebbe fatta dormire ancora per un po', mi alzai dal letto e, dopo una veloce tappa in bagno, raggiunsi la mia borsa, tirandone fuori dei pantaloncini sportivi ed una canotta per indossarli velocemente insieme a delle scarpe da ginnastica; pochi minuti dopo ero già fuori la porta di casa che scendevo velocemente le scale fino al pian terreno, dove il portone era come sempre rimasto socchiuso a causa della serratura rotta da anni ed anni.

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