Under Pressure

Capitolo 21

Buon pomeriggio!

Dal finale dell'ultimo capitolo mi è sembrato di capire che l'ultima arrivata già non piaccia alla maggior parte di voi, come tra l'altro immaginavo sarebbe successo ahahah in questo capitolo la conosceremo però un po' meglio ed avrete la possibilità di verificare voi stessi se il vostro parere iniziale su di lei sarà confermato oppure smentito!

Un bacio e buona lettura :) x

***

HARRY'S POV:

«È un piacere rivederti, Coco. Quasi non ti riconoscevo da vestito, sai?»

In un momento in cui tutto intorno a me sembrò fermarsi per qualche secondo, lo sguardo penetrante di Prim che, dopo la sorpresa iniziale, si spostò dalla ragazza ferma di fronte a noi a me mi fu impossibile da ignorare. Non sapevo se quell'occhiata fosse dovuta al fatto che qualcuno a lei sconosciuto avesse rapito la persona che stavamo cercando, al nomignolo che la ragazza aveva utilizzato o alla sua ultima affermazione abbastanza esplicita, ma qualcosa mi suggerì che, almeno per il momento, non volessi saperlo.

«Cosa ci fai qui?» fu la prima domanda che le posi, raddrizzando la schiena come per farle credere che non mi avesse totalmente preso alla sprovvista come invece aveva fatto. «Il caso non è passato nelle mani del DGSE?»

«Hanno richiesto qualcuno del DGSI che potesse dare una mano ed io ero la persona più informata che avevano,» spiegò, l'accento francese particolarmente marcato nonostante, quando voleva, fosse in grado di nasconderlo alla perfezione.

«Qual è il tuo nome operativo?»

«Karina Yegorova, moglie russa di un critico d'arte francese,» rispose, passando, come se niente fosse, dall'accento francese a quello russo e tornando, infine, a quello francese, «è da un po' che non ti vedevo in giro, Coco. Stavo cominciando a preoccuparmi.»

«Sono stato impegnato.»

«Con la stessa questione urgente per cui mi hai lasciata da sola all'aeroporto di New York qualche mese fa?» mi stuzzicò, io serrai la mascella quando capii esattamente cos'è che stava facendo. Karina, così come voleva che la chiamassi, era uno degli agenti più arguti con cui avessi mai lavorato e, in aggiunta, le era sempre piaciuto particolarmente mettermi in difficoltà: non le aveva rivolto la parola né l'aveva guardata per più di un secondo, ma ero certo che avesse subito capito che tra me e Prim ci fosse qualcosa e, per questo, non si sarebbe di certo fatta sfuggire la possibilità di mettermi in una posizione scomoda.

«Cos'è che sai su Mark Cowen?» domandai allora, preferendo cambiare totalmente argomento. Una scintilla brillante nei suoi occhi grigi mi suggerì che avesse capito perfettamente cosa stavo facendo, ma mi assecondò in ogni caso.

«Ancora nulla. Ho provato a farlo parlare con le buone, ma non ho avuto successo.»

Sapevo che quel con le buone significava che aveva provato a sedurlo. Farlo, normalmente, le riusciva incredibilmente bene, ma evidentemente stavolta neanche il vestito nero lungo quasi fino al pavimento, con uno spacco vertiginoso ed una scollatura che si protraeva fino al centro del petto, l'aveva aiutata a raggiungere il suo scopo.

«Quand'è che lo interrogate?»

«Qualche minuto e vado, sto aspettando che alcuni colleghi gli rendano ben chiara la situazione.» Piegò la testa di lato con fare curioso, sorridendomi ancora. «Quante domande, Coco. Credevo che la CIA si fosse fatta momentaneamente da parte.»

«Sono qui per il tuo stesso motivo,» mentii velocemente, indicando poi la ragazza al mio fianco, «lei è dell'FBI.»

Tirare in ballo Prim in quel momento era l'ultima cosa che avrei voluto fare, ma avevo comunque bisogno di una scusa che spiegasse la presenza di entrambi lì. Questo sembrò essere chiaro anche alla stessa Prim, poiché, quando Karina spostò gli occhi curiosi su di lei per osservarla per la prima vera volta, altro non fece che mettere su un sorriso audace e porgerle la mano.