TRENTASEIESIMO CAPITOLO-VOGLIO TE!!

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《Ma sei impazzito o cosa?》mi lamentai, guardandolo male.

《Scusa, ma morivo dalla voglia di spaventarti!》disse, piegandosi in due per le troppe risate.

Lo fulminai con lo sguardo, facendolo subito ritornare serio ma si capiva benissimo che stava cercando di trattenere le risate.

《E poi cosa ci fai qui? Non stavi tornando a casa insieme a tua sorella?》gli chiesi, guardandolo con un sopracciglio alzato e le braccia conserte.

《Si è fatto tardi e non posso mica lasciarti andare a casa da sola!!
E poi casa mia è la vicino, quindi non c'è problema per Abby .》rispose, ovvio.

Sbuffai.

《Grazie del pensiero, ma so badare a me stessa! 》risposi acida, girandomi per continuare a camminare, cosa che non potei fare visto che non appena mi girai dandogli le spalle, mi blocco per un polso.

《Aspetta.》disse serio, sempre tenendo stretto il mio polso.

《Cosa vuoi?》sbuffai annoiata, girandomi verso di lui.

Non rispose, ma si limitò semplicemente a guardarmi fisso negli occhi.

《Te!》disse sicuro di sé, prima di annullare la distanza tra di noi e baciarmi.

Mi staccai subito violentemente, dandogli un sonoro schiffo nella guancia, prima di girarmi e correre via.

Non sapevo dove stavo andando,ma le mie gambe si muovevano imperterrite da sole.

Ma una cosa era certa.

Che sto andando il più lontano possibile, da lui.

Per fortuna non mi seguì. Meglio.

Al pensiero che jack mi abbia baciata mi sentivo male, e mi saliva la nausea, perché io non provo niente per lui.

E lui niente per me.

Non capisco perché l'abbia fatto, ma giuro che se l'ha fatto solo perché "gli andava" stavolta lo uccido.

Mi sale la rabbia solo al pensiero.

Adesso vorrei solo trovarmi nel mio adorato letto e al calduccio.

Non capivo bene le sensazioni che avevo provato prima... disprezzo...rabbia(?).

Ma una cosa era certa, che questo non dovrà mai più ricapitarsi.

Ma perché l'ha fatto?

Senza rendermene conto mi era appena sfuggita una lacrima. Una netta lacrima amara.

Continuai a camminare fino a ritrovarmi davanti casa mia.

Uscì le chiavi di casa dalla tasca dei jeans, ma mentre le stavo per infilare nella serratura mi scappa un singhiozzo.

《Che succede, perché piangi?》sento dire da qualcuno.

Mi giro e noto Simone poggiato sulla porta di casa sua, con le gambe accavallate e le braccia conserte.

《Non sto piangendo!》mento, cercando di mantenere un tono di voce normale.

《Davvero!》continuo cercando di sembrare credibile, asciugandomi di nascosto di lui un altra lacrima che mi era appena sfuggita.

《È inutile che ci tenti, tanto non mi freghi! Quindi dimmi chi è, che ti ha fatto piangere che gli spacco come minimo il setto nasale.》disse guardando sopra di sé in cielo,le stelle.

《Non è niente, davvero! È solo una sciocchezza, e adesso scusa ma sono stanca e voglio andare a dormire.Notte》mi divincolai, prima di entrare dentro casa, senza neanche dargli il tempo di rispondere.

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