Capitolo 49: la caduta dei Kuromori (1)

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Akio era a pezzi.

Le ferite che suo cugino le aveva inflitto in precedenza si era aggravate, dopo i recenti eventi.

Sul suo fragile collo, c'era un livido violaceo nel luogo dove suo zio le aveva stretto la gola, per minacciare Emi.

Ma il dolore fisico che provava non era alla pari di quello emotivo.

Il cuore della povera Loli era a pezzi.

Per colpa sua, la sua migliore amica era stata sconfitta e catturata dai suoi famigliari.

Se non si fosse fatta prendere in ostaggio come una debole ragazzina, forse Emi avrebbe potuto sconfiggere Rokuro, e insieme sarebbero scappate via, lontane da questo incubo.

Invece non fu così. Ora le due erano in mano hai Kuromori, con il loro destino ancora incerto.

"(E-emi-chan................)"

La povera [mezzosangue] non era stata ferita gravemente dal calcio che Rokuro le aveva inferto, nonostante ciò aveva perso i sensi subito dopo essersi schiantata sul terreno.

L'unica ragione per cui la 17enne non fu ferita ulteriormente dal cugino di Akio fu, per via, delle parole di Garo.

"Fermati stupido! Portiamola alla magione del clan, prima che arrivì qualche squadra del [Primo Ordine]!"

Il padre del 20 pazzo riuscì in qualche modo a fermare, a malapena, la sete di violenza di suo figlio, ricordandogli che avrebbe fatto soffrire Emi quanto voleva, una volta arrivati in un luogo lontano da occhi indiscreti.

Akio quasi vomito al pensiero di ciò che Rokuro avrebbe fatto alla sua migliore amica. Guardandolo sorridere follemente mentre si leccava le labbra come una bestia, la Loli poté facilmente capire che presto, Emi sarebbe entrata dentro un incubo.

Dal quel momento in poi, Akio non riuscii a smettere di piangere. Per tutto il viaggio, di ritorno, in macchina, verso "casa", non smise di versare lacrime, nonostante le parole feroci che suo zio le aveva riferito se non avesse smesso.

"Silenzio cazzo! Il tuo squittire come un cagna mi sta irritando!"

Le parole di intimidazione che gli erano state rivolte però, non potevamo spaventarla, non dopo che lo stesso uomo che la stava minacciando l'aveva quasi uccisa.

La figlia del capo clan non lo sapeva, ma Garo era davvero preoccupato. Nel calore del momento aveva quasi ucciso sua nipote. Di per sé, questa azione non era qualcosa che la sua testa considera malvagia, cattiva, o in qualsia altro modo negativo, ma ogni volta che guardava il livido che la 17enne aveva sulla gola, un solo pensiero entrava dentro la testa dell'uomo.

"(Cazzo! Cazzo! Cazzo! Cazzo! Che casino! Itsuki sarà furioso dopo questo bordello! E se vedrà quel segno sarà anche peggio! Quello stupido di mio figlio ha pure buttato la posizione destinata a questa piccola puttana, andando contro gli ordini che aveva ricevuto!? Che diavolo gli è saltato in mente!? Anzi, in primo luogo perché diavolo la spedita di forza in un ospedale dopo che ho fermato il loro "allenamento"!? Quel cazzone sa che le regole imponevano che Akio venisse curata in casa!?)"

Il fratello di Itsuki poi mise un occhi sul viso addormentato di Emi, che era seduta in macchina accanto alla persona che doveva salvare. La 17enne era stata legata, con delle catene a prova di [Rango A], per facilitare il suo trasferimento fino alla casa di famiglia.

"(Anche questa ragazza sarà un problema! No, forse no! Ha rapito un membro del clan e quasi ucciso un altro! Siamo nel giusto! Possiamo uscire da questo casino! Devo solo tenere a guinzaglio quel pazzoide!)"

Rokuro era in una altra macchina, sotto ordine del suo stesso padre, chi lo stava accompagnando aveva l'ordine di usare la forza se avesse fatto qualcosa.

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