SOPRA IL MONDO
Il sentiero che costeggiava le montagne era sdrucciolevole e con una pendenza che in più punti aumentava vertiginosamente, indebolendo ancor più i due viaggiatori, silenziosi e persi nei loro pensieri.
Di tanto in tanto la via aggirava con dei larghi tornanti la montagna; altre volte, invece, quando i ragazzi iniziavano a pensare di essere ormai prossimi alla meta, il sentiero si faceva in discesa per poi risalire, quasi a schernire le illusioni dei viaggiatori.
Le piante dei piedi sembravano inveire a ogni passo di più.
Di tanto in tanto stormi di grandi uccelli tagliavano il sole per qualche istante, altre volte il silenzio veniva infranto dalla breccia che si staccava dalla parete rocciosa che costeggiava il sentiero, rotolando a terra.
I ragazzi potevano perdersi nella bellezza del paesaggio sotto di loro che, in base al versante della montagna sul quale si trovavano, variava da verdi distese a vette rocciose che sembravano continuare all'orizzonte, senza una fine.
Quando la temperatura iniziò a scendere e alcune zone mostravano i primi segni di congelamento, decisero di fare una sosta.
Quando si sedettero sul sentiero, Selene espirò profondamente poggiando la bisaccia sul suolo pietroso e umido.
«Non credo che manchi molto, inizia a fare freddo», disse a Gabriel.
«Lo penso anch'io...», rispose il ragazzo osservando alcuni sprazzi d'orizzonte occupati dal mare. Erano arrivati tanto in alto da vederlo, lontano e immobile come una lastra. Ed era bellissimo.
I due restarono a contemplare per un po' il panorama sotto di loro.
«Non avevo mai visto il mare, prima d'ora», sincerò la ragazza.
«Nemmeno io... e per quanto poco se ne possa vedere resta comunque qualcosa di fantastico. Credi anche tu alle storie su ciò che c'è oltre il mare?», chiese Gabriel.
«Non avendo modo di dimostrare il contrario, non nego alcuna ipotesi.»
Un fredda folata di vento scompigliò i capelli biondi della ragazza, persa a scrutare la linea in cui mare e cielo parevano fondersi.
Gabriel poggiò i gomiti sulle ginocchia tirate al petto, mantenendo le braccia conserte.
«Durante il viaggio per Beleth, Viktor mi disse che sognava di una storia che ha letto a casa mia poco prima della partenza, ma che prima d'allora ignorava: non riusciva a spiegarsi come fosse possibile sognare qualcosa di cui si è inconsapevoli», spiegò Selene.
«Beh, alquanto insolito. Perché stai pensando questo?»
Selene si lasciò cullare per un po' tra le braccia delle proprie riflessioni e dai raggi del sole che la riscaldavano.
«Non lo so, mi è passato semplicemente per la testa... ho la netta sensazione che quel suo sogno significhi qualcosa, forse ci aiuterà a capire la situazione.»
Il ragazzo sorrise massaggiandosi il polpaccio sinistro.
«Ho paura che, non avendo altro a cui pensare, tu ti stia facendo abbindolare da tutto ciò che ti passa per la testa.»
Selene si nascose dietro una smorfia, annuendo. «Forse hai ragione... Beh, non ci resta che raggiungere la vetta!», esclamò mentre si alzava.
«Sarà meglio andare: giurerei di aver sentito un fiocco di neve cadermi sull'orecchio», rispose Gabriel, anche lui tirandosi su e caricandosi la bisaccia a tracolla.
Quando i due arrivarono nei pressi della cima, nuvole bianche si erano addensate sopra di loro e la neve iniziò a cadere leggera.
A quella quota il sole era completamente oscurato dalle nubi che restavano sospese a non molto da terra. L'inusuale scenario di neve era una buona distrazione dalla distanza che ancora li separava dal monastero.
In cima alla montagna lo stretto sentiero terminava per aprirsi alle praterie rocciose, che dominavano il punto più alto delle catene montuose.
Crescevano rare chiazze d'erba e quelle presenti erano parzialmente coperte dalla neve che aveva anche reso scivoloso il terreno spoglio da vegetazione.
Nonostante i due viaggiatori si aspettassero di giungere a destinazione all'imbrunire, non riuscivano a vedere il monastero a causa della scarsa visibilità; più di una volta furono costretti a tenersi per mano per non perdersi.
Durante il tragitto, erano spesso obbligati a far forza sulle proprie gambe per evitare di essere trascinati via dalle forti correnti d'aria; così, quando il vento parve aumentare d'intensità, scelsero di sostare ancora un po' con l'auspicio che questo si calmasse.
Si avvolsero nel lenzuolo che avevano utilizzato la sera prima, nella speranza di scaldarsi un po'.
«Restiamo qui, non possiamo continuare con questa bufera!», urlò Gabriel, cercando di sovrastare gli ululati del vento.
«Quanto tempo dovremo perdere?», domandò Selene, contrariata.
«Almeno fin quando il vento non si placherà. Continuare in queste condizioni ci disorienterà, dammi retta.»
Il cielo oscurato non permetteva di percepire il trascorrere del giorno.
Gabriel e Selene credettero di essere fermi da qualche ora quando decisero di mangiare qualcosa.
Consumarono un pasto freddo a base di ortaggi, formaggio e pane: non era uno dei pasti migliori, ma bastò a chiudere il buco nello stomaco.
«Non penso che smetterà presto», constatò Selene con rassegnazione.
«Neanch'io credo, ma dovrà pur diminuire», rispose Gabriel.
«Questa cosa la sai di tuo o la dici per convincere te stesso che tutto andrà per il meglio?»
«Beh, diciamo che mi sono convinto di saperla.»
Selene inarcò le sopracciglia e storse la bocca in una smorfia mentre Gabriel accennava a un sorriso.
«Sono contenta che tu abbia ancora la forza di sorridere!», esclamò Selene.
«È una delle poche cose che continuerò a fare: affrontare la vita con un sorriso aiuta non poco.»
«E cosa rientra esattamente tra le cose che non continuerai a fare?» Gabriel la osservò per un attimo prima di risponderle: «Altri viaggi con te», ridacchiò lui.
«Non mi sono lamentata di nulla per l'intero cammino!»
«Allora devo essermi immaginato le voci che trasmettevano tanto pessimismo sulla situazione!»
«Speravo soltanto che la bufera si calmasse!», ribatté lei con fervore.
«Stavo solo scherzando, non riscaldarti così!», la calmò lui.
Gabriel era soddisfatto di quel breve scambio di battute che avevano aiutato entrambi a rompere l'atmosfera di disagio e stanchezza che era calata su di loro.
Il tempo passava, ma la bufera non si decideva a placarsi; i ragazzi si strinsero nel lenzuolo e cercarono di avvicinarsi per contenere il calore dei loro corpi.
«A ogni modo, non mi pare che il mio pessimismo fosse infondato», disse Selene.
Gabrielsorrise ancora.
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Viktor (Il Ciclo della Rinascita, Vol. 1)
FantasyRegno di Mirthya, Ciclo dell'Oblio. Le otto divinità, detentrici del potere degli elementi, crearono il mondo e le razze per condividere con loro la vita. Il tradimento di una di queste peró, scatena una guerra che coinvolge ogni essere vivente. È u...