Cap. 17 - Il monastero degli Anziani

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IL MONASTERO DEGLI ANZIANI








Il cielo era molto scuro, nonostante fos­sero solo le prime ore del po­meriggio.

Il muro di nubi grigie tentava di celare la luce del sole, e il vento continua­va a imperversare, sebbene con minore impeto.

«Dovremmo proseguire adesso che il vento ci permette di re­spirare», osservò Gabriel.

«Sì», rispose Selene mentre si alzava e si toglieva il lenzuo­lo di dos­so. I denti le battevano dal freddo.

Gabriel le offrì il suo aiuto du­rante la traversata nel vento, ma lei gli assicurò di potercela fare da sola.

Quando la via si fece meno ostica capirono di essere finalmente prossimi a uscire dalla bufera.

Proseguivano ormai inerti, estenuati dal viaggio così duro che sembrava non finire, e scorgere una grossa chiazza scura nella coltre di nebbia davanti a loro fu come bere un infuso curativo.

Continuarono verso la grande sagoma, oltre il velo bianco, fino alla zona di montagna non più martoriata dalle correnti d'aria.

Selene fece subito notare al compagno di viaggio quanto tem­po do­vevano aver viaggiato, indicando il cielo. Mostrava le sfumature del tra­monto.

«Abbiamo camminato per almeno due ore... credevo meno», realizzò Gabriel.

«Se vuoi puoi sempre rientrare nella bufera e farti un altro giro», iro­nizzò Selene.

Di fronte a loro, notarono il terreno culminare in un pendio che sporgeva sull'oceano. Lì, si ergeva un grande castello.

Ripresero a camminare, respirando l'aria che mai, prima d'ora, ave­vano avuto modo di inspirare così pura.

L'edificio constava di mura di cinta che sorvegliavano un'alta torre, e formavano un quadrilatero ai cui vertici erano presenti quattro torrette di vedetta più basse.

Quando furono più vicini, poterono pren­dere nota delle grosse pie­tre nere e lisce, non perfettamente rego­lari, che erano state sistemate con maestria una sull'altra.

Un grande portone di ferro scuro, incastonato nelle mura di cinta, trasmetteva un forte senso di maestosità.

Una fila di arcieri sbucò dal retro dei merli, puntando le frecce con­tro gli stranieri.

«Veniamo in pace!», urlò Gabriel. «Siamo qui per chiedere udienza agli Anziani

Selene si fece più vicina al ragazzo, le parole strozzate in gola per lo spavento.

«Cosa vi ha spinto a raggiungere questa vetta e attraver­sare la bufera?», chiese una voce autoritaria e rauca.

«Cerchiamo un mio amico... nient'altro che il fratello del mio com­pagno di viaggio», rispose Selene quando ebbe ripreso il con­trollo.

Le sagome nere in cima alle mura rimasero immobili per un po', pri­ma di distogliere la mira dai ragazzi e sparire.

Il forte stridio del ferro riecheggiò tra le montagne quando l'ingresso venne spalancato.

Una figura avvolta in un mantello verde si fece avanti, la sua sagoma che si ingrandiva a ogni passo.

Selene riconobbe subito i tratti insoliti.

La faccia era poco più stretta e lunga di una persona qualunque, la sua pelle era liscia e non presentava alcun segno di barba in viso; le orecchie, perfettamente simmetriche, culminavano a punta. Era un elfo.

Viktor (Il Ciclo della Rinascita, Vol. 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora