Cap. 44 - Le civiltà del deserto

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LE CIVILTÀ DEL DESERTO

Erano le prime ore del mattino quando Viktor e Amir ripresero il viag­gio attraverso il de­serto. Le temperature avevano ripreso a salire e pre­sto il freddo della notte sarebbe stato solo un ri­cordo.

Verso mezzodì, oltre un'alta duna apparve un pic­colo agglomerato di case ed edifici costruiti in mattoni grezzi ed escoriati dai quali trapelava­no decadenza e miseria.

«Da questa parte la gente non se la passa molto bene», chiarì subito Amir. «Coraggio, andiamo», esortò poi, scivolando sulla discesa di sab­bia.

Varcarono il perimetro della civiltà dopo pochi attimi, since­randosi che la Mufàs in cui si trovavano non fosse un mero frutto di un'illusion­e data dal sole cocente.

Un gruppo di persone, intente a parlare tra di loro e avvolte in tunic­he bianche e marrone chiaro, smise di chiacchierare per vol­tarsi ver­so gli stranieri appena arrivati.

«Chi siete?», domandò uno di loro.

«Hanno tutt'altro che toni bonari, eh?», bofonchiò Viktor.

«Per loro è insolito ricevere visite», illuminò la ragazza.

«Parlo con voi, laggiù. Chi siete?», ripeté un uomo.

«Siamo avventurieri, non siamo nemici», urlò Amir.

«Armati fino ai denti?», chiese con sempre più scettici­smo uno del manipolo di uomini.

«Abbiamo attraversato terre selvagge per giungere fin qui e il deser­to non è uno dei luoghi più ospitali di Mirthya

«Troppi viandanti a ficcare il naso in zone morte, ultima­mente. Il deserto non può offrire molto, tornate indietro.»

«Troppi avventurieri?», ripeté Amir.

«Un gruppo di persone è passato di qui giorni fa dicendo di esse­re in missione esplorativa con esploratori, ma era una bugia. Hanno ferito degli abitanti del villaggio facendo domande su un certo ragazzo dai ca­pelli scuri... aspetta!», s'interruppe l'uomo sgranando gli occhi.

Viktor trasalì.

«Sei tu il ragazzo che cercavano, non è vero? I nostri abitanti sono stati attaccati per uno sciocco giovincello?», domandò a gran voce, gli occhi paonazzi e l'animo pieno di collera.

«Non so chi siano queste persone, non ho nulla a che fare con que­sta storia!», esclamò Viktor.

«Il mio compagno di viaggio è un apprendista, l'ho portato in terre pericolose per permettergli di raggiungere risultati soddisfa­centi in breve termine: imparerà in fretta, in questo modo», spiegò Amir, im­provvisando.

Senza rispondere, l'uomo corse verso Viktor estraendo una lun­ga scimitarra che teneva fissata dietro la tunica.

Senza scomporsi, l'eletto rimase impassibile mentre l'altro cari­cava contro di lui.

Prima che questi potesse arrivare a colpirlo, Viktor scattò rapida­mente. La punta metallica di Siride pizzicò poco sotto la nuca dell'uo­mo tanto inerme quanto spaesato. Guardò la sciabola ferma sopra di lui, levata per colpire dove prima c'era lui.

L'uomo la lasciò cadere disarmandosi. «Un avventuriero, eh?», chie­se indispettito.

Viktor era fermo dietro di lui, il braccio destro teso e la spada ferma sul bersaglio.

Amir si avvicinò all'uomo e si tolse il cappuccio della tunica cremisi.

«Non volevo destare troppa curiosità, ma a questo punto non ho scelta che dichiararmi come colei che conoscete. Avete memo­ria di me, Sam?»

Viktor (Il Ciclo della Rinascita, Vol. 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora