Cap. 4 - Ombre silenti

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OMBRE SILENTI








Viktor inspirò ed espirò a fondo quando uscì da casa di Sele­ne e tornò all'aria aperta: ora si trovava a suo agio. Aveva salutato l'amica pochi minuti prima e ormai si poteva scorgere il sole tin­gere d'arancione e rosso il cielo limpido, facendo da sfondo allo stormo di uccelli che vola­va all'orizzonte.

«Temevo quasi di essermi dimenticato come si fa», pensò, inizian­do a camminare tra gli odori dell'erbetta tagliata.

Era bello tornare a respirare quell'aria fresca e pulita.

Bussò tre volte alla porta del fabbro e attese con impazienza: non ve­deva l'ora di rivederlo per organizzare la partenza. Sebbene avesse rite­nuto la gara non molto proficua a causa del blocco dell'atti­vità, ora era molto più entusiasta all'idea.

La giornata passata a letto, l'aveva motivato a muoversi più possibi­le. Dopo qualche secondo, la porta del fabbro si aprì.

Trust fece entrare il ragazzo, gli sorrise e gli diede una pacca sulla spalla.

«Selene mi ha raccontato del Tufu... sono stato proprio un idiota!», sentenziò il vecchio fabbro, facendo una smorfia e lascian­do accomoda­re il ragazzo.

Viktor sprofondò sulla poltrona consumata che vedeva ogni mattina, mentre l'amico gli faceva domande sulle sue condizioni. «Io sto bene... il mio pensiero era rivolto ad altro», tagliò corto il giovane, mentre Tru­st aggrottava la fronte.

«A cosa stai alludendo?», chiese il fabbro, perplesso.

«Dovremmo partire stanotte per arrivare a Beleth in tempo per la fiera e la gara dei Grandi Talenti. Useremo il carro di mio pa­dre.»

«Ma ti sei appena ripreso, Selene non...»

«Sono riuscito a convincerla, con un po' di fatica. L'idea non le pia­ceva tanto.»

Trust colse una leggera soddisfazione in quelle parole, come se riu­scire a convincere l'amica fosse stato uno dei compiti più ardui che il ragazzo avesse mai sostenuto.

«A dir la verità, avevo messo da parte l'idea di partecipare alla gara nel momento stesso in cui Selene mi ha riferito dell'accaduto. Mi servi­rà un po' per mettere da parte provviste e preparare le bi­sacce da cari­care sul carro», spiegò.

«Beh, dovresti muoverti allora. Io andrò a casa a chiedere il consen­so a mio padre per il carro, non dovrebbe negarcelo.»

Trust rifletté un attimo su quanto detto dal ragazzo.

«Cerca di riposare, stanotte. Ci incontreremo all'alba di doma­ni da­vanti al carro della fattoria», raccomandò poco dopo.

Viktor annuì e uscì, dirigendosi sul lato opposto del cerchio di case che componeva il villaggio. In poco tempo la temperatura si era già ab­bassata di qualche grado e l'umidità era salita. Il ragazzo affrettò l'an­datura, colto da un brivido.

Impiegò meno di un minuto per arrivare a casa, ad at­tenderlo c'era­no il padre First, il fratello Gabriel e il piacevole scoppiettio della legna nel camino. Li abbracciò, rassicurandoli sulla propria salute e raccon­tando loro della mostra dei Grandi Talenti. Quando ottenne il consen­so desiderato, si diresse in camera sua e prese una bisac­cia da sotto al letto riempiendola con dei ricambi.

Quando fu sicuro di non aver dimenticato nulla, cercò di ripo­sare.

Improvvisamente tutto si fece buio e Viktor si trovò a osserva­re il destriero che aveva imparato a conoscere bene nei suoi sogni. Lo vide cavalcare verso i confini di un bosco, al di là del quale c'era un colle dal quale potevano scorgersi delle rovine. Lo stallone rallentò fino a fer­marsi. Il cavaliere che lo montava scese e prese un fagotto rosso, ben legato a una cintura di cuoio stretta al cavallo.

Viktor (Il Ciclo della Rinascita, Vol. 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora