Cap. 34 - Turin

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TURIN









Come in un quadro di sontuosi giardini elfici, la rigogliosa natura ave­va abbellito ancor di più il lieto villaggio di Lezhen e i campi coltivati con le sue vie, così piene di nuova vita come non mai.

Nella radura dietro la fattoria, alcuni fantocci realizzati con assi di legno e paglia arrancavano per mantenersi immobili.

La primavera, ormai uscita allo scoperto, ascoltava la corda dell'arco mentre si tendeva.

Il dardo percorse un'ampia distanza, andando a conficcarsi sul collo di un manichino.

«Gabriel, sei qui!», chiamò una voce familiare dietro di lui.

Il buon vecchio Trust si faceva spazio tra alcune piante per raggiun­gere il giovane nella radura.

«Ti eserciti con qualche tiro?»

«Un buon modo per scaricare la tensione e rilassarsi al contem­po dopo il lavoro mattutino.»

«Pensavo preferissi riposarti! Tuo padre è a casa?»

«Sì... è forse suc­cesso qualcosa?», domandò scoccando un'altra frec­cia.

«Ho tre belle bistecche di carne di cavallo di primo taglio, le ho pre­se oggi dal macellaio. Credi che tuo padre ne vorrà una?»

Gabriel ripose il nuovo strale nella faretra e calò l'arco, poi si voltò verso il fabbro.

«Eccome se vorrà. Sei dei nostri a pranzo? Stare in compagnia è un buon modo per ingannare il pensiero di mio padre.»

«Avverte ancora la mancanza di Viktor?»

«Beh, si... come non potrebbe? Sembra star meglio, però. Forse se ne sta facendo una ragione, e io gli sono vicino.»

«Come è giusto che sia... chissà come se la starà passando tuo fratel­lo...»

«Preferisco non pensarci...» Calò il silenzio. «Coraggio, torniamo al villaggio: devo darmi una sciacquata prima di pranzo!»

Trust annuì e i due s'incamminarono verso il piccolo cerchio di case tagliato dal fiume.

«Se Viktor e Selene fossero con noi, restare a Lezhen tutti insieme, durante la stagione primaverile sarebbe fantastico. La natura ha davve­ro tanta fanta­sia in questo perio­do dell'anno», osservò con un sorriso velato da nostalgia.

«Idilliaco...», sottolineò Trust, lasciando vagare la mente.

******

Vroel e Devanorth sedevano a un tavolo isolato della locanda.

«I risvolti che può prendere questa storia non sono positivi. Il ragaz­zo impara rapidamente, è vero, ma l'equili­brio di Mir­thya comincia a vacillare e il domani s'incupisce sem­pre più. Ci resta poco tempo, con un po' di fortuna forse un paio d'anni. Se non ci avvaliamo di precau­zioni, il mondo scivolerà nuovamente verso il caos, scatenando una se­conda Guerra del­l'Oblio

Devanorth annuì stringendo più forte il suo boccale di birra.

«Viktor sarà pronto per quando scadrà il tempo. Impensabile para­gonarlo ai livelli di Xemnath, ma potrà bastare per ricacciare il male nella sua tana.»

«Quanto più valido è chi brandisce Arald, tanto più duraturo sarà il tempo di bonaccia. Xemnath confinò Zergh per ottocento anni; per quanto credi che possa riuscirci Viktor? Non dubito di lui, ma a ogni suo ritorno Zergh è sempre più potente e non so quanto riusciremo a reg­gere un confronto. Ottocento anni di re­clusione sono abbastanza per motivarlo a vincere la prossi­ma battaglia.»

Viktor (Il Ciclo della Rinascita, Vol. 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora