Cap. 48 - Rosso e bianco

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ROSSO E BIANCO








L'eletto si lanciò in avanti per afferrare Siride e si affiancò nuovamente ad Amir.

La notte, intanto, cedeva velocemente il posto al sole dell'alba e al calore del giorno.

I seguaci di Remenant indugiarono, poi cominciar­ono a scendere dalle dune e si strinsero attorno ai bersagli.

«Non diamogli tempo d'avvicinarsi, attacchiamo per primi. Ci cre­dono impauriti dal loro numero e non si aspettano la prima mossa.»

Viktor scrutò l'ambiente, valutan­do il suo consiglio. «E sia. Ci affideremo all'elemento sorpresa.»

Amir ammiccò un sorriso.

Non appena i nemici si avvicinarono, Amir ruppe la formazione correndo verso di loro.

«Gaedra, Disendo!», evocò, fermandosi di colpo e dirigendo i palmi delle mani contro il terreno.

Colonne di sabbia irruppero dal suolo staglian­dosi verso l'alto e i nemici, colti alla sprovvista, misero mano alle armi correndogli incontro.

«Ora!», esclamò Amir a Viktor, nell'altra metà del cerchio che le figure avevano costruito.

Senza farselo ripetere, il ragazzo corse verso i bersagli.

Le colonne di sabbia, intanto, erano andate a creare una molti­tudine di ostacoli che fungevano da riparo da frecce d'arco o quadrelli di balestre.

Viktor non aveva colto il senso di quell'incantesimo: l'unica cosa che aveva visto erano quelle colonne di sabbia che continua­vano a crescere.

Sfruttando gli stessi principi utilizzati durante la fuga al fiume nei Colli Grigi, Amir tentava di risparmiare essenza magica per i colpi contro i nemici.

L'eletto dovette rimandare i suoi ragionamenti riguardo al funzionam­ento delle colonne di sabbia quando uno dei nemici sferrò un fendente con una lunga alabarda d'acciaio. Saltò poco prima che il fendente lo colpisse all'altezza delle ginocc­hia, poi scattò in avanti affondando la lama nel collo della vittima, che capitolò al suolo tingendo di rosso la sabbia dorata.

Un manipolo di tre avversari si fece avanti.

Viktor menò alcuni colpi cercando di trovare brecce nelle loro difese e si lanciò di lato eva­dendo dal raggio degli attacchi ostili; evocò la runa della terra per alzare con un'esplosione una coltre di sab­bia che catturò i tre avversari. Immediatamente, si servì del vantaggio che si era concesso per at­taccare gli avversari resi ciechi per qualche momento.

Quando la coltre svanì, solo uno era ancora vivo. Questi osservò impaurito e stravolto i corpi senza vita dei suoi compagni, poi si arrestò. Avvertì una fitta al petto e calò lo sguardo. La spada di Viktor lo aveva colto in pieno e, una volta estratta, l'uomo spirò, raggiungendo i compagni.

L'eletto si voltò in cerca di Amir.

La ragazza sferrava dardi di ghiaccio dalle mani colpendo gli avver­sari che cercavano di metterla con le spalle a una delle co­lonne di sab­bia.

Uno di loro fece per colpirla con una coppia di da­ghe, ma Viktor arrivò di corsa e lo lanciò a terra.

Stordito dalla carica, lo scagnozzo di Remenant quasi non si accorse quando il giovane reclamò la sua vita.

«Grazie», disse Amir.

«Non ringraziarmi. Non ancora», disse l'eletto indicando dietro di lei.

Remenant si avvicinava verso di loro con altri adepti al seguito, ripu­gnato dal modo in cui i due erano riusciti ad avere la meglio. Avanzava sul campo di battaglia e le persone che si portava dietro erano almeno il doppio di quelle che Amir e Viktor avevano già sconfitto.

Viktor (Il Ciclo della Rinascita, Vol. 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora