Cap. 35 - L'ultimo saluto

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L'ULTIMO SALUTO








«Seida!», urlò Vroel quando Devanorth arrivò a un passo dal suolo.

L'aria si fece più pesante e il cor­po dell'amico rallentò fino ad atter­rare dolcemente.

Vroel si lanciò sul compagno, sorreggen­dogli il capo con il braccio.

«Errore stupido...», gli sorrise Devanorth.

«Posso provare a curarla», propose Vroel, poggiando a terra il capo dell'a­mico e imponendo le mani sulla ferita.

«No», lo fermò Devanorth. «La ferita è troppo profonda e nessu­no dei due ha abbastanza mana per curarla.»

Incurante delle parole dell'amico, Vroel tentò lo stesso l'incan­tesimo cominciando a scandire una serie di lunghe parole.

Una forte luce bianca esplose dalle sue mani e si espanse sem­pre di più fino a coprire l'intero busto di Devanorth, ma poco dopo si attenuò e sparì.

Tentò più volte, ancora e ancora, accompagnat­o dalla faccia paonaz­za di Devanorth e gli occhi ricolmi di lacri­me.

«Vroel... Viktor...», disse Devanorth.

«Lui sta bene. Starà bene, Dev», assicurò lui, la voce sommessa e tre­mante.

«Su, coraggio... vedrai che non è la fine. Non ho rimpianti, Vroel. Sono riuscito a svolgere il mio incarico nel migliore dei modi ed en­trambi i ragazzi promettono bene. In fin dei conti ab­biamo vissuto da sempre per adempiere all'addestramento dell'e­letto, no? Ora una parte del lavoro è conclusa e il ragazzo potrà continuare l'apprendistato al­trove.»

In quel momento, Viktor giunse sul posto e si fermò non appe­na vide il corpo del suo mentore a terra.

«Lasciami col ragazzo, per favore.»

Vroel si alzò lentamente, lo sguardo chino sull'amico, e si fece da parte senza aggiungere altro, consapevole che quella sa­rebbe stata l'ul­tima volta che egli gli avrebbe rivolto la parola.

Viktor si calò su di lui, tremante e senza parole.

«Visto? A quanto pare anche i maestri possono perire a causa di una banale distrazione: non basta una vita per imparare...»

Il volto di Devanorth aveva perso il colore roseo quando si voltò a fissare il ragazzo negli occhi, un rivolo di sangue gli scese lungo un an­golo della bocca.

Viktor non parlò ancora, incapace di guardarlo negli occhi vitrei.

«La ragazza... stava aspettando te, eh?»

L'eletto sorrise.

«Era come dicevo, quindi...»

Viktor levò il capo e, alla sua vista, gli risultò dif­ficile trattenere le la­crime.

Sapeva che, se anche avesse provato a curarlo, né lui né Selene sa­rebbero mai riusciti a risanare la ferita.

Per la prima volta il ragazzo sentì un forte senso di impo­tenza al co­spetto dei suoi limiti. Da quel giorno avrebbe fatto il possibile per mi­gliorare, per non trovarsi mai più in una situazione come quella, per non ostacolarsi più da solo.

«Quella ragazza... non lasciarla andare mai: tiene davvero tanto a te.»

«Non la lascerò andare... Sei stato un buon amico, Dev», bal­bettò il giovane portando la testa sul petto del membro della Stel­la, bagnando­lo di lacrime.

Vroel non riuscì a reggere alla scena e distolse lo sguardo chiudendo gli occhi.

Gli applausi della folla in lonta­nanza scemarono lentamente, fin quando giunse un angosciato si­lenzio e, in quel momento, Devanorth spirò.

Viktor si alzò e si voltò verso Vroel, scorgendo tutti gli abitan­ti di Placym disposti in una disordinata massa sulle assi di legno di­strutte.

Il ragazzo notò subito la madre che aveva lasciato la figlioletta mala­ta alle cure di Selene, e che ora stringeva sua figlia tra le braccia, stavol­ta sorridente e ignara di ciò che era accaduto.

Fu sollevato nel vedere la bambina di nuovo in forma e subito cercò Selene tra la gente.

La ragazza si fece avanti e, notato il corpo esanime di Devanorth, si portò le mani alla bocca.

Viktor le si avvicinò per abbracciarla ma lei rimase immobile, senza la forza di ricambiare.

Vroel scrutò all'orizzonte il giorno albeggiare e, avvicinatosi al corpo dell'amico, lo prese in braccio e s'incamminò oltre la schie­ra di perso­ne.

La gente formò un corri­doio e quando arrivò a metà del passaggio creatosi tra la fol­la, questa regalò al sacrificio un altro applauso.

Quando Vroel passò oltre gli abitanti, tutti lo seguirono sulla riva del lago.

Selene e Viktor si portarono rapidi all'inizio della lunga coda, affian­cando Vroel, che permise loro di guardare per un'ultima volta Devanort­h; poi si lasciò tutti alle spalle e, evocata la runa dell'acqua, strinse Devanorth più forte e cominciò a camminare verso il centro del lago.

I raggi rossi e arancioni del sole nascente stendevano un velo sotti­le e luminoso sull'intero letto del lago di Mephis.

Il mezzo vampiro si fermò e volse lo sguardo al poco che restava di Placym, poi s'ingi­nocchiò. «Che le stelle del firmamento brillino anche nella notte più buia, e il sole del mattino irradi il tuo eterno giaciglio af­finché ab­bia la forza di custodirti sino al tramonto dell'essenza», disse con tono solenne. «Che tu possa riposare nell'eternità sul fondo del tuo ultimo campo di battaglia, Devanorth, flagello di Turin. Erendil e gli dei vegliano su di te», ag­giunse, la­sciando scivolare il corpo negli abissi del lago zaffiro.

La luce del giorno si riflesse contro la superficie dell'acqua, che dise­gnò ampie linee curve e indefinite sul volto di Devanorth, mentre sfu­mature blu risaltavano diverse zone del corpo e il lago si increspava al tocco della brezza mattutina.

Vroel si alzò in piedi e osservò il compagno fin quando scomparve per sempre e i suoi occhi, tornati uma­ni, non riuscirono più a vederlo.

******

Passarono due giorni prima che Viktor e Selene si preparassero per la­sciare Placym.

I villici sopravvissuti avevano ripristinato il corpo di guardia a prote­zione del centro abitato e le botteghe fon­damentali alla gestione dei vi­veri.

Parti di tetto distrutte escluse, la locanda poteva ancora ospitare co­loro che erano rimasti senza casa. La padrona del locale aveva permes­so a tutti i disagiati di fermarsi a soggiornare lì fin quando non avreb­bero riscattato dal destino le pro­prie vite di sempre.

Con un pizzico di rammarico, l'eletto strinse a sé Selene.

Prima di uscire dal villaggio, la coppia si fermò per sa­lutare i signori che avevano dato a Viktor l'opportunità di la­vorare nella loro pescheria, che non sem­brava aver riportato grandissimi danni.

Vroel, ancora scosso, a stento aveva salutato i due ragazzi quando lo raggiunsero al margine del villag­gio.

Viktore Selene, comprendendo il suo stato d'animo, accondi­scesero al suo silenziovoltandosi per riservare un ultimo saluto al malinconico vil­laggio sul lago.

Viktor (Il Ciclo della Rinascita, Vol. 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora