Erano le sei e quarantacinque. Sabato 22 agosto.
Il vento soffiava caldo lungo l'intera costa. Tutto era immobile, statico in quello spazio come sulle lancette di un orologio. Qualcuno aveva premuto il tasto di pausa senza nemmeno avvisarla e adesso era costretta dentro quella bolla dalla natura immutabile.
Gradino per gradino, guardò la punta stondata delle sue ballerine scolorite, scendere la scalinata dell'entrata di villa Montechi. Al suo seguito, Il trolley saltava, battendo rumorosamente i gradini, con quelle sue ruotine di plastica sgraziate.
Terminò l'ultimo gradino e si guardò indietro. Ripensò all'estetica obbrobriosa che l'aveva disgustata dal primo istante in cui aveva varcato le soglie di quella reggia e a come, inaspettatamente, non si accostasse affatto all'eleganza dell'esterno, con quei suoi infiniti giardini profumati e quel panorama mozzafiato, che il litorale gentilmente offriva. Il sole era ancora alto e il suo calore penetrava la sua maglia, scaldandole la pelle. Francesca respirò l'aria di quel luogo un'ultima volta. Quello fu il suo addio.
Il dolce sorriso del signore della villa, ancora affacciato alla sua amata finestra, fu l'unico saluto che ricevette. Tuttavia non ricambiò. Chinò per l'ennesima volta la testa e riprese a camminare. Come se nonostante tutte le cattiverie e le pene che aveva subito, non si meritasse una piccola gentilezza. Nel profondo si sentiva ancora una peccatrice imperdonabile, una donna deviata che si era innamorata della giovane nipote di quel buonuomo. Con l'amaro in bocca proseguì, strizzando le palpebre con foga. Difronte a lei, un cinico autista l'attendeva annoiato, così lo raggiunse velocemente e insieme salirono a bordo della vettura che l'avrebbe riaccompagnata fino a Bologna. Prima che l'auto potesse immettersi sulla strada sterrata uscendo così definitivamente dalla proprietà Montechi, il conducente si arrestò sotto il comando di Barbara. La donna si avvicinò al finestrino della giovane e bussò su questi, così Francesca abbassò il vetro. Barbara le porse una risma di buste postali ancora chiuse e lei la guardò sospettosa.
«Hai intenzione di farmi rimanere con il braccio a mezz'aria fino a domani?» sibilò seccata.
Francesca non smise di scrutarla con diffidenza, ma allungò comunque la mano per afferrarle.
«Cosa sono?»
«Lettere.»
«E da parte di chi?» si accigliò lei.
«Erano nella cassetta del tuo vecchio appartamento.» Barbara indietreggiò per consentire al mezzo di ripartire in sicurezza. Francesca controllò rapidamente l'indirizzo sul retro delle buste, confusa. Alzò gli occhi su quella che da ora in avanti sarebbe stata nient'altro che il suo ex-capo, chiedendole spiegazioni con lo sguardo.
«Buona lettura.» le augurò la donna, unendo le mani all'altezza dall'inguine. Nella voce, un tono che l'insegnante non aveva mai sentito. La macchina partì.
Francesca ne aprì una con foga e ricercò il mittente lungo l'intera pagina. Poi vide il nome.
Sgranò gli occhi e spalancò la bocca, gettò lo sguardo oltre il finestrino mentre la macchina accelerava aumentando sempre più lo spazio fra lei e Barbara. Quando non fu più all'interno dalla sua visuale, si affacciò con l'intero busto fuori dal finestrino, appoggiandosi alla portiera con entrambe le mani e lasciando cadere le altre buste sul sedile accanto.
Ma la sorpresa nei suoi occhi aumentò ancor di più, quando vide l'espressione di una donna che non aveva mai conosciuto.
Barbara si rimpiccioliva a ogni mezzo metro che la macchina percorreva e non si era spostata di un centimetro.
Se ne stava là, a guardarla andare via.
Le spalle ricurve in avanti e le mani giunte con le dita intrecciate, strette, sul ventre. Francesca scorse un minuscolo tremolio. La testa leggermente china da un lato.
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Finally US
Romance‼️ATTENZIONE, ALL'INTERNO DELLA STORIA SONO PRESENTI: -Relazioni amorose tra persone del medesimo sesso; 🏳️🌈 -Linguaggio volgare e/o esplicito; 🏴☠️ -Eventi o situazioni inadatti a un pubblico di minori. 🔞 SI PREGA QUINDI, i gentili lettori co...