8º capitolo

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I giorni passavano inesorabili e il tempo che aveva a disposizione dopo la mattinata scolastica era drasticamente diminuito a causa delle ripetizioni date gratis dalla fenomenale Chiara e le ore passate a ripassare schemi, pagine e appunti, per provare a risanare tutte quelle materie in cui non aveva esattamente brillato durante il resto dell'anno. Purtroppo l'impegno l'aveva aiutata a tirare fuori il naso dell'acqua, ma se l'aspettava di rimanere incagliata in due o tre corsi dove il voto massimo poteva essere il cinque e mezzo stretto stretto. Quindi Beatrice si era già preparata psicologicamente a dover affrontare qualche credito o esame durante l'estate, però si era detta "beh, sempre meglio il credito che la bocciatura" e come darle torto.

Fortunatamente una di quelle medie da recuperare durante i corsi estivi era scienze, proprio quella della professoressina per cui aveva preso una sbandata.

Spesso infatti le sue amiche la spingevano, letteralmente, a parlarle; magari davanti alla fotocopiatrice o alla macchinetta del caffè. Stava di fatto che qualora la docente si trovava da sola a svolgere qualche mansione giornaliera Viola, Chiara, Alessia e, meno di frequente, Katia le trovavano sempre le scuse perfette per attaccare bottone. Talvolta finendo per fare errori che lasciavano spazio a imbarazzanti silenzi, dei quali le amiche si divertivano sempre.

Spesso le tattiche erano estremamente studiate; appena il target si avvicinava una delle cinque dava l'allarme, improvvisando una scusa valida che Bea potesse sfoderare per iniziare una conversazione con la professoressa.

Non passavano mai una pausa tranquilla ed erano sempre prese da questo nuovo passatempo, anche se per Bea quel passatempo fomentava quello strano innamoramento e purtroppo quei sentimenti stavano ispessendosi sempre di più, lasciandola impotente davanti all'accelerazione cardiaca che la vicinanza con quel soggetto le suscitava.

La fissava continuamente, di soppiatto. La legava con le iridi castane e la divorava con il pensiero.

Il più delle volte era una vera sfida cercare di avvicinare la cotta della ragazza, tanto che non sempre ci riuscivano. Il vero problema era non farsi scoprire, ma cercare di non lasciar trapelare quelle intenzioni poco caste di Beatrice e la sua truppa.
Con tanti occhi e tutto quel movimento, il luogo scolastico non era certo un posto facile per conciliare due persone in modo discreto.
Dovevano stare allerta, prestare attenzione agli spostamenti vicini e non permettere a nessuno di disturbare quei due minuti in cui parlavano delle cartucce della stampante o del tempo o di quanto facesse schifo il caffè delle macchinette, anche se ti crea dipendenza non si sa come.
Perciò appena arrivava un professore nei paraggi, escogitavano piani di fuga strambi e quasi sempre palesemente imbranati dove, alla fine, Bea veniva trascinata via dalle altre quattro.

Adesso sedevano tranquille su una panca nel giardino sul retro dell'edificio, intente a usare il telefono, raccontarsi le ultime news e a mangiarsi insipide brioche confezionate.

«Bea ma perché non ci parli seriamente?» fu Viola a porre la domanda suscitando poi l'attenzione del gruppo di ragazze, sbloccando il torpore creatosi durante la pausa dopo le prime due lezioni.

«Effettivamente non puoi continuare così, se ti piace davvero smettila di stalkerarla e parlaci per bene.» aggiunse Chiara.

«Ma io sono una stalker!» Bea sfoggiò un sorriso a trentadue denti e Chiara roteò gli occhi verdi in segno di sconfitta, le altre invece risero divertite.

«Senti, capisco che due settimane fa l'hai brutalmente limonata in un ascensore squallido, ma è l'ora che tu ti dia una mossa! Prova a chiederle se è fidanzata, no?!» propose Alessia, asciugandosi le lacrime di gioia.

Bea posò lo sguardo a terra e ammutolì.

«Che c'è il gatto ti ha mangiato la lingua? A no aspetta, forse è stata la Malferrari!» tentò una battuta Katia, non suscitando però nessuna nota divertita nell'amica, decidendo allora di continuare: «Alessia ha ragione, devi darti una svegliata, bella mia!Altrimenti sarà qualcun altro a farsela prima di te e scommetto che l'idea che qualcuno se la sbatta al posto tuo, non ti vada a genio. O sbaglio?» A quel punto Katia la smosse con franchezza e incrociò le braccia.

Finally USDove le storie prendono vita. Scoprilo ora