16º capitolo

757 47 12
                                    

«Mi prendi per il culo, vero?» Beatrice era immobile, bloccata come un sasso, un'espressione di scandalo dipinta sul viso:
«Non puoi portarmi con te, te lo puoi scordare!»

«Sei una ragazzina e si da il caso tu sia mia figlia; il titolo di tuo genitore mi conferisce, dunque, il potere di portarti con me dove, quando e come voglio. La corte del tribunale mi ha dettato legge tutelare su di te, questo significa che se io me ne vado in America, in Burundi o in Scozia tu vieni con me: che ti piaccia o no.» il padre si era avviato con calma verso la porta d'ingresso, accompagnato dalla sua usuale espressione menefreghista ed egocentrica, che in certi casi aveva trasmesso anche a Beatrice stessa.

«Tu... Chi diavolo ti credi di essere per sparire e tornare quando cazzo vuoi?! Sparisci, cambi numero, casa, ufficio e persino moglie e ADESSO pretendi che io ti segua come un fottutissimo cagnolino!? Io qua sto benissimo e non me ne andrò solo perché quello stronzo di mio padre mi ordina di cambiare vita! Chi cazzo ti credi di essere èh? Il tuo "futuro luminoso" te lo puoi ficcare su per il culo! Io non verrò con te e quella zoccola proprio da nessuna parte!
SONO.
STATA.
ABBASTANZA.
CHIARA?!»
Beatrice si era messa a picchiare violentemente la scrivania in soggiorno, sottosopra anche quella, riducendola a delle tavole spezzate e schegge, i cassetti in basso erano quelli più presi a calci e ovviamente uno di questi si ruppe, facendo così schizzare in aria define di pezzetti di legno. Suo padre doveva ringraziare quei tre anni di Krav-Maga e yoga che erano riusciti a insegnarle il minimo livello di non violenza e la pazienza, altrimenti a quest'ora quello con qualcosa di rotto sarebbe stato lui e non quel povero cassetto.

Trascorse un istante animato solo dagli affanni della ragazza.

«"Beatrice". Il tuo nome non mi è mai piaciuto... Ah, ah... In fondo lo ha scelto proprio lei.
Mph...
Tu credi davvero che tua madre ti ami così tanto? Se pensi che lei sia più gentile di me allora va' da lei, dalla donna invisibile che è... Dimmi lei è forse venuta in tuo soccorso quando ti eri rotta il braccio due anni fa? Oppure quando il preside ci aveva contattato per la tua pessima condotta e per i voti merdosi che ricevevi? Mai. Hai ragione a dire che sono il padre meno presente del mondo, ma almeno io le cose te le dico in faccia e non scappo dalla realtà come fa tua madre, chiamandoti ipocritamente per mascherare il disinteresse che ha da sempre verso tutto e tutti, tu e tua sorella incluse.» il suo tono di voce era gelido, meschino e incredibilmente schietto, tipica caratterista della loro genia.

Sua figlia aveva smesso di tirare calci alla scrivania sfasciata a metà, il dolore che ora sentiva alle gambe era così forte che le permetteva di non concentrarsi sulle strazianti verità che gli aveva appena sbattuto in faccia suo padre e che lei non aveva mai avuto il coraggio di fronteggiare.

«Hai ragione. Non so chi dei due faccia più schifo, tra te e la mamma. So di essere sola come un cane e che nessuno, tantomeno la mia famiglia, mi vuole o mi accetta. Persino mia sorella sé ne è andata dopo un anno di convivenza con me, tanto schifo le faceva il mio carattere dimmerda...»
il volto in lacrime di Francesca le lampò davanti agli occhi
«E non è l'unica a non avermi amato veramente...
Allora quello che mi chiedo è:
io che cazzo vivo a fare

Quelle parole turbarono l'animo del genitore come una campanella farebbe nel pieno buio.

Pericolosa.

Quella frase che in Bea era appena affiorata tra la corrente burrascosa dei suoi pensieri era maledettamente pericolosa.

Massimo si accorse di quanto temerarie e irragionevoli fossero quelle affrettate conclusioni. Mordendosi furiosamente la lingua per non aver pesato bene le parole dette.

«Quanti anni hai, Beatrice?» fu la sua domanda.

«Quasi diciotto.» la sua voce era spenta, rauca.

Finally USDove le storie prendono vita. Scoprilo ora