34° Capitolo

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Beatrice e Lehmann rimasero per un'ora intera in attesa che l'uomo vedesse i SUV neri sparire una volta per tutte. Il ragazzo osservava cautamente l'esterno, oltre le inferriate di una minuscola finestrella. Si erano subito nascosti in una specie di garage serrando bene la porta grazie al chiavistello interno, prestando attenzione a non fare il minimo rumore.

«Ho sentito i motori di un aereo spengersi da almeno un quarto d'ora. L'aereo del nonno è arrivato me lo sento!» lo incitò lei. Ma lui non si mosse, con la pistola carica e pronta ad aprire il fuoco qualora fosse stato necessario.

«Ehi.» lo richiamò lei. All'improvviso la maniglia della porta di metallo cominciò a muoversi, sollecitata dall'esterno della stanza. Beatrice scattò in piedi e indietreggiò agitata, mentre la guardia del corpo si appiattì alla parete destra della porta. La maniglia smise di scattare su e giù dando segno che l'intruso si fosse arreso.

Passarono due interminabili minuti in cui entrambi fissarono la serratura.

La tensione lasciò le spalle di Lehmann e la giovane tirò un sospiro di sollievo. Si disse che almeno qualcosa fra le mani doveva averla o sarebbe stata solo una zavorra per il suo accompagnatore, così raccolse da terra un tondino d'acciaio spesso 25 millimetri, pur sempre un arma, se scagliato sulla schiena o fra le costole. Lehmann le lanciò uno sguardo di rimprovero, segno che quella non fosse era una stata una buona trovata. Beatrice scostò lo sguardo sul soffitto, fingendo di non aver capito. Di colpo la maniglia della porta schizzò al centro della stanza, frantumandosi in più pezzi, la polvere che si alzò nascose l'artefice di quello sparo, istintivamente Lehmann si antepose alla ragazza e tese la pistola contro la figura misteriosa. Anche Beatrice strinse la presa sul tondino, pronta a rompere qualche osso.

«Beatrice Barbieri?» la domanda proveniva dallo sconosciuto.

«WER IST? Komm mit erhobenen Händen raus!» Lehmann alzò un tono aggressivo verso la voce ignota.

«Ich bin der Pilot von Mr. Montechi! Nicht schießen!» un uomo magro e in divisa da lavoro si fece avanti, la pistola in una delle braccia ben in vista. Lehmann non abbassò la sua arma e dopo due passi, la puntò alla fronte del malcapitato, esortandolo a fornire più dettagli. Beatrice intuì che non doveva essere uno degli scagnozzi del palazzo e seguì Lehmann restando in silenzio.

Borbottarono qualcosa in tedesco e poi il pilota disse alla giovane: «Sono il pilota di tuo nonno, sono Alfredo Bondi. Sono stato mandato qui per prelevarti, ma non sapevo avessi una guardia del corpo, le direttive erano diverse, non mi avevano parlato di un uomo armato.»

«Lehmann è dalla mia parte, senza di lui e Krüger non avrei potuto contattare il nonno.» Beatrice appoggiò una mano sul ferro del bodyguard, invitandolo ad abbassare l'arma.

«Wo ist das Flugzeug?» domandò con foga Lehmann, mentre si guardava intorno, con i sensi attivi, pronti a reagire a qualsiasi minaccia.

«È parcheggiato proprio qua, ma dobbiamo fare presto, i tizi che hanno accerchiato questo posto avranno sentito lo sparo da un pezzo ormai!» l'omino magro corse verso un jet bianco, blu e nero parcheggiato nell'hangar, il cui muso già puntava verso l'uscita. Gli altri due lo seguirono e aprirono lo sportello, facendo calare le scalette. Appena qualche luce dell'aereo si accese, un manipolo di uomini con la stessa divisa di Lehmann sopraggiunse da uno dei corridoi che davano sull'hangar.

«Sali. VELOCE!» Lehmann aprì lo sportello passeggeri con uno scatto deciso e finalmente le scale scesero, l'autista invece era salito già, entrando dallo sportello per la cabina. Beatrice lasciò cadere il tondino a terra e si arrampicò in un lampo, poi si girò e allungò la mano verso la sua guardia bionda. Mentre Lehmann allungava il braccio, con l'altro rispose al fuoco nemico. Afferrata la stretta della giovane donna, l'uomo salì lungo le scalette, mentre alcuni dei bossoli nemici si conficcarono nella carrozzeria del velivolo a una spanna dalla sua testa. Finalmente lo sportello si richiuse alle loro spalle e Beatrice potè tirare un sospiro sereno.

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