Domenica 30 agosto, Sala Rossa, Comune di Bologna - Ufficio delle Unioni Civili.
«La cerimonia avrebbe dovuto cominciare alle sei del pomeriggio, sono già passati venti minuti, quanto ancora ha intenzione di farmi aspettare?» un giovane di ventitré anni attendeva spazientito la futura consorte, frustrato dal ritardo di quest'ultima.
Il capomaggiordono di Villa Montechi che presenziava il matrimonio in una livrea particolarmente elegante, cercava di rassicurarlo, mentre il segretario comunale gli rammentava quanto fosse comune il ritardo da parte delle spose. Nella sala erano in pochi oltre a loro: c'erano Barbara e Massimo seduti distanti, Sara e il suo ragazzo sulla destra della stanza, Arnaldo e a seguire altre dieci personalità che facevano parte della famiglia dello sposo. Nella stessa stanza assistevano il matrimonio anche alcuni funzionari del comune, il sindaco (il celebrante) e i due fotografi. Nessuno in più, ma una in meno: Beatrice.
Stava facendo attendere lo sfortunato Benjamin da un bel po' ormai e quest'ultimo ne aveva avuto abbastanza. «Qualcuno vada a vedere cosa sta facendo per favore! Non può comportarsi così dopo che alla riunione avevamo organizzato tutto alla perfezione!»
D'improvviso la porta della stanza si spalancò e una segretaria comunale si ricompose dopo una palese corsa in corridoio.
«Arriva la sposa!» immediatamente tutti all'interno tirarono un respiro di sollievo e si alzarono dalle proprie sedute.
Quando la segretaria si spostò, una donna, alta quasi un metro e novanta, entrò nella sala con indosso un completo Armani immacolato di bianco, due splendide décolleté color ghiaccio e un minuscolo bouquet di calle bianche. I capelli erano raccolti in uno chignon spettinato e decorato con forcine e fiorellini bianchi, i quali risaltavano perfettamente il set abbinato di diamanti che portava nei lobi e al collo.
Sua madre pregò in tutte le lingue del mondo, affinché non crollasse a terra a causa dell'altezza forse un po' eccessiva delle due calzature e probabilmente Dio l'ascoltò, perché Beatrice arrivò al tavolo dove vi erano i documenti da firmare fortunatamente indenne.
«Ci eravamo accordati sull'abito numero tre se ben ricordi. Perché hai indossato uno smoking bianco?...»
Beatrice guardò il sindaco che avrebbe dovuto celebrare la loro unione.
«Possiamo iniziare adesso? Mi fanno male i piedi.» il celebrante alquanto sorpreso si mise immediatamente all'opera e si posizionò davanti ai due giovani, cominciando con il suo discorso d'introduzione.
Lei fece un passettino laterale verso di lui e il signorino Lee, tra poco signore, s'irrigidì. Poi cominciò a sussurrargli qualcosa, molto discretamente. Il resto dei presenti non si accorse di nulla.
«Posso darti del tu, vero? Bene... Senti, ho pensato molto a questa cosa del matrimonio e anche se non ti conosco affatto e non provo nulla per te... Be', cercherò comunque di rispettarti. Quindi cerca di fare lo stesso, va bene?» nella sua voce c'era tanta tristezza, tanta rassegnazione.
Lui chinò la testa alla sua sinistra, verso di lei, accennando un sorriso non sentito del tutto.
«Non siamo partiti con il piede giusto e fra noi non c'è nulla, questo è vero. La nostra relazione sarà anche nata da un contratto, ma possiamo comunque cominciare dall'essere amici. Non credi?» la guardò con la coda dell'occhio e con aria d'intesa «Comunque scusa per il commento sul vestito, sono solo un po' nervoso...» sul viso del ragazzo dai capelli corvini trasparì una serena arrendevolezza.
«Giusto perché tu lo sappia, odio le gonne, i vestitini, il kilt o qualsiasi cosa che sia diversa da un paio di pantaloni. La trovo scomodissima. Figuriamoci un abito da sposa...» Beatrice roteò gli occhi e per poco non schioccò la lingua.
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Finally US
Romance‼️ATTENZIONE, ALL'INTERNO DELLA STORIA SONO PRESENTI: -Relazioni amorose tra persone del medesimo sesso; 🏳️🌈 -Linguaggio volgare e/o esplicito; 🏴☠️ -Eventi o situazioni inadatti a un pubblico di minori. 🔞 SI PREGA QUINDI, i gentili lettori co...