14º capitolo

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Passarono minuti infiniti e Francesca non si era ancora ripresentata al tavolo. Bea era lì che l'aspettava come una cretina, con il proprio piatto davanti e una fame demoniaca.

Dov'era finita?!
Ci era cascata dentro forse?!

Beatrice mangiò metà pizza che ancora di Francesca non se ne vedeva nemmeno l'ombra.

La sua fame, placatasi, lasciò posto a un umore malinconico...
Possibile che non volesse uscire con lei quella sera? Che si fosse chiusa in bagno per evitare di passare troppo tempo assieme?
Bea sapeva benissimo che quelle erano solo paure frutto della sua debolezza... Ma non riusciva a pensare ad altro.

Ragionò un po' su tutto, dall'inizio di quell'avventura, sul loro rapporto, sui loro rispettivi ruoli.

Poi giunse a una conclusione:
per quanto si amassero, non si fidavano l'una dell'altra.

Il loro rapporto aveva tutto: passione, felicità, stabilità, divertimento, lealtà, devozione, talvolta malizia o rabbia, quando le situazioni erano ballerine.

Ma mancava di fiducia.

"E nessun castello si costruisce su fondamenta di carta, così come nessuna relazione si costruisce su una base che non sia la fiducia„ si ricordò una lezione che le impartì la sorella maggiore.

Le gote fiammanti e l'improvviso avvampare comportarono una strana palpitazione.
Il cuore le batteva forte, fortissimo.
La pancia in subbuglio e un sudore freddo presero il controllo sull'apparente calma che provava qualche secondo prima.

Se fin'ora aveva agito con velocità e istinto adesso aveva finalmente aperto gli occhi e iniziato a far girare le rotelle.

Forse non aveva mai veramente capito Francesca, perché se l'avesse amata davvero, allora non l'avrebbe baciata, non l'avrebbe toccata. Perché lei era una professoressa e malgrado si amassero come poche persone in questo mondo orrendo, quello che stavano facendo non le faceva stare apparentemente male. O così pareva.
Dentro Beatrice percepiva i polmoni richiedere più ossigeno del normale, in un attimo di immobilità estrema che in teoria non avrebbe dovuto affatto procurarle una reazione simile... Una reazione decisamente anormale che le fece realizzare quanto infinitamente egoista fosse stata per non accorgersi dell'indomabile dolore a cui stava sottoponendo Francesca e al quale stava piano piano avvicinandosi anche lei.
A ogni suo pensiero spensierato, un ago affilato trafiggeva l'altra in un continuo ciclo di tormenti; lei che pensava sempre agli altri e mai a sé stessa, probabilmente aveva preferito tacere e tenersi dentro quella devastante sensazione, mentre Beatrice se la rideva contenta.

Ora stava capendo,
stava capendo quanto superficiale era stata con la persona che più di tutte nella sua vita meritava di essere trattata con riguardo e amore.

Stava distruggendo l'unica donna che avesse mai amato davvero, giorno dopo giorno e peggio, senza neanche rendersene conto.

Le labbra le tramavano, le lacrime spingevano per sgorgare all'esterno in un pianto liberatorio, le guance bruciavano per la frustrazione.
Rabbia, rimorso, odiò sé stessa per ciò che aveva inconsciamente fatto.

Dovevano finirla o questa situazione avrebbe finito per consumarle  entrambe, Beatrice per un verso, Francesca per un altro.

Si alzò per entrare in quei bagni schifosi, per porre fine a quel misero rapporto che si era costruito sui suoi capricci e sul silenzioso dolore di quella donna.

Basta. Finiamola qua.

Prima di bussare sull'unica porta chiusa nel bagno delle signore, il suo cuore si strinse in una contrazione nuova.

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