"Luna Piena" • Capitolo 18

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D'improvviso sento qualcuno chiedere aiuto: «Qualcuno può aiutarmi?» ripete disperatamente.

Seguo il suono fin quando non trovo un ragazzo accasciato a terra, che continua a lagnarsi acutamente tenendosi stretto al suo ginocchio.

«Posso aiutarti?» chiedo accovacciandomi verso di lui.

«Si, ti imploro. Aiutami» singhiozza trascinandomi verso di lui.

Sprofondo nei suoi occhi non appena incrocio il suo sguardo indifeso. Pareva così dolce in quel momento, i suoi occhi erano lucidi e colmi di lacrime, e lo erano ancor di più per via della luce della luna, le sue mani tremavano, forse per la paura, forse per il freddo e l'umidità, forse per il bruciore alla ferita che aveva perché sì, il ragazzino aveva una sbucciatura sul ginocchio parecchio vistosa.

«Sei Minho vero? Il ragazzino della squadra avversaria?» chiedo.

«S-si ma ti prego, aiutami lo stesso, so che siamo avversari, ma aiutami» balbetta sbattendo i denti.

«Tranquillo, davvero. Ti aiuterò io, vieni qui» incito prendendolo in braccio e portandolo con me.

«Dove mi stai portando?» dice scombussolato.

«Nel posto in cui vado quando sono giù e ho bisogno di un momento per me... Sai, ci siamo incontrati perché stavo parecchio male, e quindi stavo passeggiando alla cieca aspettando di arrivare a destinazione, non credevo di sentire qualcuno chiedere aiuto» racconto sorpreso.

«Perché stavi male?» chiede mentre lo poggio a terra.

«Eccoci arrivati» presento ignorando la sua domanda.

«Nulla di tanto particolare, però a me questo posto piace. Un semplice spiazzale di prato verde, circondato da alberi alti che lasciando privacy, e sulla testa nient'altro oltre che un cielo blu scuro e migliaia di stelle. È bello perché quando ci vengo verso l'alba le civette cantano tutto il tempo, e anche se le stelle non ci sono più in quell'ora, vedere l'alba è davvero bello».

«Wow! Grazie mille... Ma, come mai sei spesso qui? Stai male molto frequentemente?» domanda nuovamente mentre ci accovacciamo sul prato e comincio a curare la sua ferita.

«Ti sei fatto molto male sai? Rischi quasi un infezione. Come sei caduto?» domando off-topic.

«Avevo un po' di nausea e mi ero allontanato dagli altri per non farmi vedere, ma poi ho cominciato ad avere capogiri, debolezza nelle gambe, e d'improvviso mi sono visto a terra con una sbucciatura. Ma adesso, tralasciando le mie condizioni, perché non rispondi alla mia domanda?» ripropone.

«Credimi Minho... Trattengo così tante cose che ne avrei troppe da dirtene» ammetto.

«Davvero pensi che continuando a trattenerne la situazione migliori? Fa nulla se non ti liberi di tutti e 100 i problemi che hai in testa, ma almeno evita di accumularne ancora altri, altrimenti scoppierai» convince.

Tiro un sospiro e procedo: «Sono una persona con troppi rimpianti. Costantemente penso a date vecchie con eventi stupendi che tutti vivevano, e poi ripenso alle cazzate che io facevo nel mentre. Rimpiango tutto ciò che rifiuto di fare e tutto ciò che accetto di fare. Non c'è una cosa di cui io sia soddisfatto. La mia vita è un punto e da capo, provo sempre a ricominciare cercando di evitare di pensare al passato, ma di punto in bianco torna sempre a tormentarmi. La mia vita è uno zero tondo, non ho fatto niente, non ho provato alcuna esperienza. Mai andato in discoteca, mai andato a un concerto, mai bevuto alcolici, mai guidato una macchina, mai baciato qualcuno... Minho, sembrerà una cazzata detta così, ma ti giuro che mi sono venute a mente le più malsane idee purché io potessi recuperare il mio tempo perso, tutti i problemi che turbano la mia mente derivano da questi fattori: il mio passato, il tempo perso, i rimpianti. Perciò non passo avanti a niente. Non sono l'amico buono di squadra che tutti credono di avere, non sono quello ottimista sempre allegro, voglio trasmettere positività non perché ne avverto nella mia vita, ma perché voglio trasmetterla agli altri, voglio che non soffrano quanto me...» confesso appannando gli occhi.

«Hai capito tante cose della vita, ma non ti è chiaro il fatto che non c'è un'età precisa per vivere qualcosa. Se quei momenti non ti si sono ancora presentati è perché la vita ha in serbo per te giorni ancora migliori, con persone ancora migliori, in luoghi ancora migliori per farle accadere. Se vai di fretta avrai i famosi rimpianti dei quali me ne hai tanto parlato, e per quanto riguarda il tuo passato, proprio perché è tale, perché piangerci sopra? È successo, basta. Ora passa avanti. A furia di rimpiangere ciò che sei stato, stai cominciando a rimpiangere ciò che sei ora. Non avrai mai una prima volta se ti fasci la testa pensando a cosa facevi nel 30 a.C» la prende sul ridere.

Ridacchiamo assieme per un po' e resto a fissare il suo sguardo tenero, più pallido di prima, grazie al chiarore della notte.

«Hai ragione Minho, ne sono tanto consapevole, ma non trovo mai il coraggio di mettere in pratica queste cose» sbuffo.

Mi alzo per una frazione di secondo, strappo una parte della maglia del mio pigiama, e uso quella striscia di stoffa per bendare il ginocchio del ragazzo.

«S-scusa non ho ancora chiesto il tuo nome» balbetta imbarazzato improvvisamente mentre fascio la sua ferita.

«Jisung, Han Jisung» sorrido.

«Bene...» continua:
«Jisung, avevi detto che non avevi mai dato il primo bacio giusto?!».

«Corretto» rispondo arrossendo.

«Posso baciarti?» domanda.

Cursed Reality | taegyuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora