cap. 22

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Fuori diluviava.
La pioggia batteva forte e aggressiva contro il corpo di una ragazza che correva, forte, veloce, agile, come se non avesse altro tempo da perdere.
Creando schizzi infangati ad ogni passo superato
Era bagnata fradicia, ma continuava a correre dritta davanti a sé, come se non se ne accorgesse di tutta quell'acqua che le aveva inzuppato i vestiti, del vento gelido che le stava scompigliando i capelli.
Gelido come si sentiva Giulia, gelido come il suo cuore, come il suo corpo.
Nella sua testa continuavano a rimbombare quelle parole, che l'avevano terrorizzata...
' i tuoi genitori hanno avuto un incidente"
Non sentiva niente, se non quelle parole che continuavano a pizzicarle fastidiosamente il cervello, amplificandosi, come a volerle fare ancora più male.
Nemmeno si accorse delle luci rosse e blu che si presentarono davanti i suoi occhi, di tutte quelle macchine della polizia, dei vigili del fuoco, dell'ambulanza.
Non si accorse di essersi scontrata con più persone, cercando la sua meta....quella meta che le sembrava allontanarsi ad ogni passo che faceva.
Non si accorse di aver superato la striscia bianca e rossa che le impediva il suo passaggio.
Non si accorse della gente accanto a lei che le gridava contro, di non potere passare, di stare attenta.
Non si accorse di avere strattonato uno dei tanti uomini che impedivano a tutti di passare.
Non si accorse di Deddy e Sangio che l'avevano seguita, correndo dietro di lei in silenzio, preoccupati nel vederla così.

Era persa.

E si sentì ancora più persa quando riconoscendo la macchina dei suoi genitori, la vide intatta.
Scanzò chiunque le si opponeva contro,con una forza anche per lei sconosciuta.
" Mamma e papà", gridò, correndo verso quella vettura che fin da bambina l'aveva ospitata.

" Vai da lei tu...io cerco di capire cosa sia successo.... stanno arrivando anche gli altri" disse Deddy scambiandosi una veloce occhiata con Sangio che annuì raggiungendo il prima possibile Giulia, che nel frattempo era arrivata davanti la macchina dei suoi genitori.
E Sangio avrebbe tanto voluto che nessuno, soprattutto Giulia, vedesse un orrore del genere.
La macchina, bianca era ricoperta da schizzi di sangue.
Nei posti davanti, alla guida il padre e la madre di Giulia....ormai privi di vita.
Gli avevano torturati con colpi di pistola o di fucile.
Ed era difficile riconoscerli.
Sangio era sicuro che fossero i signori Stabile per la collana che indossava Susi, quella collana che le aveva regalato Giulia per la festa della mamma.
Dal sangue che colava dalle loro mani, Sangio riuscì a intravedere l'anello indossato nella mano destra di Carlito.
Lo stesso anello che aveva Giulia.
L'anello padre-figlia, che la ragazza non si toglieva mai.
E fu ciò che fece stringere ancora di più il cuore di Sangio...così come vedere le mani dei due coniugi unite con dita intrecciate,anche nella morte.

Giulia sentì il suo cuore sgretolarsi in mille pezzi, il suo respiro fermarsi, tutta l'energia che aveva accumulato in corpo scivolare via.
Non si accorse nemmeno che quell'urlo che aveva sentito, proveniva da lei.
Lo stesso urlo che aveva squarciato il cuore di tutti i presenti, quel silenzio fin troppo assordante.
Non si accorse di essere scivolata per terra, la pioggia che non pensava minimamente a fermarsi, che anzi avanzò ancora più rude, confondendosi con le lacrime copiose che avevano iniziato a trovare il loro rifugio nei suoi occhi.
Non si accorse di tutta la gente attorno a lei, pronto a soccorrerla.
Guardò per un'ultima volta i suoi genitori e poi non sentì più nulla, solo il buio.
Non sentì che due braccia grandi e calde la avvolsero, adagiandola in uno dei lettini messi a disposizione dalle tante ambulanze ferme davanti a quella scena orribile.

" Spostatevi tutti, forza...ha bisogno di aria " uno dei tanti dottori accorsi sul posto si avvicinò a Giulia visitandola velocemente.
Attorno a lei, allontanati un po', Deddy, Chiara, Abe e Lidia e Pier in lacrime,che si erano precipitati sul posto dopo essere venuti a conoscenza della notizia.
Sangio, continuava a tenerle la mano, stretta tra le sue.
Con l'altra le accarezzava la guancia, la fronte.
Aveva fatto finta di non sentire il dottore.
Non aveva nessuna intenzione di allontanarsi da lei, di lasciarla sola e non  avrebbe mai potuto farlo.
E il dottore lo capì, perché non insistette più di tanto, anzi sorrise, vedendo il modo in cui quel ragazzo così giovane guardava la ragazza, così fragile e indifesa, distesa su quel lettino.

°E se mi guardi così °Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora