Capitolo XXX - Oestara

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Anno VII - Parte VII 

Improvvisamente il mondo era precipitato nell'oscurità e tra la gente serpeggiava il terrore. Nei Babbani la paura scatenò l'odio: la paura del diverso, del "nuovo", dell'ignoto; la paura del cambiamento, la paura di essere abbandonati o, peggio, annientati. Qualsiasi evento esterno inaspettato può spaventarci e, una prima reazione spontanea alla paura può essere, benché sia evidentemente la più sbagliata, l'odio. Ormai sulle testate di Londra e del Regno Unito capeggiavano titoli inquietanti che inneggiavano all'odio per le streghe ed i maghi inglesi. Su tutti, il volto soddisfatto ed austero di Lord Hutton, che era diventato ormai una personalità importante. Tutti facevano riferimento a lui per farsi spiegare il Mondo Magico. E lui lo raccontava e lo raccontava, e i Babbani ascoltavano curiosi e sospettosi, anche un po' irritati del fatto che non se ne fossero mai accorti. Così era partita una vera e propria caccia alle streghe moderna. I vicini si guardavano sospettosi tra loro e la gente usciva raramente di casa per il timore di essere trasformato in un rospo. Quando veniva trovata una strega o una famiglia veniva portata da Lord Hutton, e poi, si perdevano le loro tracce, senza che nessuno facesse domande. Una cosa era certa: il siero di Lord Hutton funzionava e la sua produzione non si stava esaurendo, anzi stava aumentando. Tra i volantini che giravano nelle città, uno in particolare aveva la foto di Andromeda, e la scritta "RICERCATA A TUTTI I COSTI", "VIVA O MORTA". I maghi e le streghe rimasti si nascosero, molti lasciarono le grandi città recandosi in posti sperduti. Alcuni, si dice, che avessero seppellito addirittura le proprie bacchette. Altri, denunciavano altre famiglie di maghi all'autorità, nella speranza di essere lasciati in pace. Ma, ovviamente, non era così.

La paura aveva preso il sopravvento sulla razionalità un'altra volta.

48 ORE A OESTARA

Andromeda si era quasi abituata a quella situazione di incertezza e attesa. Si era abituata anche a stare a Malfoy Manor. Le giornate passavano tranquille e serene, nonostante gli avvisi della Gazzetta e delle Radio ribelli che contavano quanti maghi e streghe al giorno stavano perdendo la Magia. Ogni giorno che passava si sentiva più forte, e subito dopo più debole. La presenza della Magia nelle sue vene vacillava. A volte di notte tremava. Sapeva di essere stata creata con un rito oscuro, di essere stata la figlia di uno stupro, e di aver bevuto inconsapevolmente sangue di Maledictus. Era l'unico motivo per cui aveva più anni di ciò che dimostrava. Con il passare dei giorni, la paura cominciò a farsi strada dentro di lei. Si avvicinava il momento in cui avrebbe incontrato suo padre.

Draco passava molto tempo nel suo osservatorio, sapeva che i pianeti si sarebbero dovuti allineare per il rito e, a giudicare dalla posizione, il tempo del rito si avvicinava sempre più. E poi lo vide: Giove era poco distante dagli altri pianeti. Quando qualcuno si smaterializzò nella sua proprietà capì chi fosse e perché.

Scese dalla grande scalinata ed entrò nella sala da pranzo dove Priscilla Dohlov si era appena tolta il mantello e la sua maschera. Il suo sguardo era vibrante di speranza, gli occhi spalancati. Andromeda e Scorpius li raggiunsero poco dopo.

"Devo farvi vedere una cosa" - disse esaltata Priscilla. Prese un sacchetto e lo vuotò sul tavolo. Sei sassolini, le sei rune, che con gli anni si erano manifestate ad Andromeda, cominciarono a tremare. Eppure la casa e le pareti erano immobili. Il simbolo su di esse si accese di una strana luce blu.

"Cosa vuol dire?" - chiese Andromeda.

"Che il tempo è finalmente giunto. È arrivata l'ora di mettere le cose in ordine, di liberarci dal caos e dalla paura. È giunto il tempo della Dea" - disse guardando Andromeda - "Lei camminerà tra noi e il Signore Oscuro con lei. È giunto il tempo di Oestara". La ragazza fece un passo indietro e istintivamente si strinse le braccia come se avesse freddo.

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