Capitolo XVIII - La registrazione

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Anno V - Parte II

Sangue. C'era sangue che colava lentamente da una sedia sospesa al contrario per aria. Harry Potter odiava l'odore del sangue, troppo acre, gli faceva prudere il naso. Ma era una cosa necessaria. Arricciò il naso. Una goccia cadde sul suo viso. Chiuse gli occhi ma non abbassò la sua bacchetta puntata verso l'alto. "Te lo ripeterò solo un'altra volta, Amycus" - disse a denti stretti l'Auror - "Dimmi chi è il vostro capo". Seduto sulla sedia capovolta a mezz'aria e legato ad essa da fili invisibili con un incantesimo Brachiabindo, c'era un uomo, un detenuto di Azkaban. Non rispose. Si limitò ad incrinare la bocca per il dolore. Il suo corpo, coperto solo da una tunica grigia usurata, era ricoperto di tagli freschi da cui colava il sangue. La stanza era spoglia, cupa e senza finestre. Harry Potter per un momento sembrò abbassare la bacchetta. Scosse la testa e chiuse gli occhi. Poco dopo la sua bacchetta si alzò di nuovo: "Sectumsempra!". L'uomo gridò. Altro sangue cadde a terra, bagnando il pavimento lastricato di mattonelle di pietra grezza. "Non mi costringere..." - sussurrò Harry Potter, prendendo tra le mani i capelli lunghi dell'uomo a testa in giù. Tirò verso il basso, per fissarlo meglio negli occhi. "M-mi chiedo cosa penserebbe Severus, ora che stai utilizzando il suo incantesimo su uno dei suoi..." - rispose l'uomo non nascondendo un certo sorriso. Poi gridò di nuovo. Dalla bacchetta dell'Auror uscì di nuovo un fascio di luce che provocò altri tagli sul corpo dell'uomo, facendogli perdere altro sangue. "Non pronunciare il suo nome! Non era uno di voi luridi..." - ma la voce di Harry si perse nella sua gola al ricordo del sacrificio di Severus Piton. Sentiva rabbia, molta rabbia. Tanto gli era stato tolto negli anni dell'infanzia e dell'adolescenza. E più passavano i giorni più la cicatrice gli bruciava di più.

"Avanti! Parla! So della vostra setta, Carrow" - gridò l'Auror.

"Non ti dirò niente. Puoi torturarmi quanto vuoi. O puoi provarci...se ne hai le palle". L'ex Mangiamorte scoppiò in un risata isterica. Harry Potter si fece ancora più vicino e minaccioso: "Non sono come voi" - disse.

"No?"

"No."

"Non ho paura di morire. Noi siamo tanti e sta per arrivare una tempesta" - sussurrò con gli occhi da pazzo. Harry Potter lo prese nuovamente per i capelli e tirò forte. Doveva assolutamente scoprire chi si celava dietro gli attacchi e perché la sua cicatrice aveva ripreso a pulsare se Voldemort era morto.

"CHI? CHI é il vostro leader?" - urlò nuovamente. La sua voce rimbombò nella piccola stanza scura. Voldemort era il suo cruccio e lo era ancora, mettendo in pericolo tutte le persone cha amava. Il detenuto piegò la testa di lato per guardarlo meglio negli occhi e disse: "Pensavi di averlo sconfitto? No, lui vi ha battuti tutti quanti. Tu, Severus, Silente—". Ma non fece in tempo a finire. Dalla bacchetta dell'Auror uscì una luce verde: "Crucio!". L'uomo gridò forte e si contrasse tutto, come se ogni nervo che aveva in corpo fosse in preda alle fiamme. Le urla riempierono le orecchie di Harry. Non era la prima volta che lo faceva, ma era spinto dalla paura. Aveva molta paura, e doveva usare tutte le armi in suo possesso per proteggere quelli che amava. Prima era solo un ragazzo, ora era un padre e, chissà, sarebbe diventato nonno in futuro. "Chi...Voldemort è morto" - ripeté sottovoce. L'uomo non rispose, aveva ancora gli occhi chiusi dal dolore. "Imperio" - disse con un fil di voce Potter puntando la bacchetta alla tempia del detenuto. Lui aprì gli occhi e disse dolorante: "Avrai paura, Harry Potter".

"Voldemort è morto" - disse l'Auror.

"Ohhh...Non è Lui"

"Chi allora?"

"Lei" - rispose l'uomo non potendo resistere alla Maledizione Senza Perdono.

"Lei chi? La figlia dei Nott? Per tutti i Troll non mi far perdere la pazienza, Carrow!" - gridò di nuovo Potter. "Aspettiamo solo la luna giusta. Saprà chi è e il suo potere. Non avrete alcuna speranza, nessuna..." - e scoppiò a ridere in maniera isterica. Il dolore era decisamente troppo. Le risate echeggiarono nella stanza. Harry Potter strinse i pugni. Quell'uomo era il male in persona, anni prima se l'era presa con gli studenti di Hogwarts, i suoi amici, i suoi compagni. Persone indifese. Harry Potter sapeva di aver superato il limite in quel momento, ma era un Auror e agiva al di sopra della legge, sopratutto in casi di emergenza. Era l'unico modo per avere quelle informazioni, anche se le aveva ottenute in maniera non ortodossa. Meno male che in quella stanza erano da soli. Puntò la bacchetta verso il detenuto che rideva sguaiatamente.

Bloodline - A Harry Potter storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora