Capitolo VI - Battitori liberi

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Anno II - Parte II

Eleanor era ancora quella dell'anno prima, e per la barba di Merlino, era ancora la sua compagna di banco. Eleanor le aveva parlato della sua favolosa estate in Europa e Andromeda l'aveva ascoltata incuriosita, sebbene non avesse potuto raccontare molto della sua estate. Niente di nuovo era successo nel vecchio maniero Nott. Niente, eccetto gli scherzi fatti a Brutus di tanto in tanto, a cui Eleanor rise di gusto. Andromeda non poteva usare la magia, ma era diventata bravissima a nascondere le cose.

Le lezioni erano cominciate già da qualche settimana. Tutto trascorreva nella più assoluta normalità. Bill Weasley entrò nell'aula con fare baldanzoso. Era ormai il suo secondo anno da insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure e si sentiva fortunato. Prima di iniziare la lezione si avvicinò al banco di Scorpius e gli disse: "Senti ancora il sapore del sangue tra i denti?". Scorpius annuì sorridendo, e il professore disse che la cicatrice gli donava. Il suo viso era fin troppo perfetto, e quella piccola imperfezione gli si addiceva, pensava Andromeda. Il professor Weasley poggiò sulla cattedra un gabbia coperta da un telo. Tutti si sporsero in avanti per guardare meglio. Tolse il telo. "Fate?" - disse Rose Weasley. "Pixie della Cornovaglia - rispose Eleanor - "Avevano infestato casa di mia nonna, ci sono volute due settimane per esiliarli".

"Corretto, signorina Beans. Dieci punti a Tassorosso" - disse il professor Weasley. Eleanor sorrise nascondendo il volto nella piuma, attirandosi gli sguardi invidiosi di Rose.

"Spesso vi capiterà di incontrare creature magiche ed è bene sapere come affrontarle. I Pixie sono innocui, dispettosi certo, ma innocui. I loro cugini, i Doxy, però non lo sono per niente. Ora, bacchette pronte" - disse mettendo la mano sull'apertura della gabbia.

"Non vorrà lasciarli liberi?" - disse Liam preoccupato.

"È esattamente quello che farò, signor Spinnet! Chi mi sa dire come si possono bloccare?" - chiese guardando la classe.

"Incantesimo congelante - disse Albus - oppure Peskipiksi Pesternomi, ma è un incantesimo troppo difficile per noi del secondo anno".

"Giusto, signor Potter. Dieci punti a Serpeverde" - disse il Professore - "Ma vedete ragazzi, non per tutte le situazioni esiste l'incantesimo giusto. A volte... - disse girando la chiave - a volte bisogna lasciar agire l'istinto e usare la testa". E aprì la gabbia. Una trentina di folletti blu elettrico si librarono in volo. Era come sentire un cicaleccio di un nugolo di pappagalli. Fu il caos: alcuni lanciavano oggetti, altri tiravano le vesti di alcuni studenti, altri schizzano in tutte le direzioni distruggendo la classe. Un folletto spruzzò inchiostro sul volto di Iola Dornis prima che riuscisse a pronunciare un incantesimo.

"Immobil...Ehi!" - ma uno di loro rubò la bacchetta a Rose e la mise tra i denti dello scheletro appeso. "Avanti ragazzi! Sono solo folletti!" - disse il Professore. Andromeda era divertita da tutto ciò, sarebbe stato bello poter fare come loro. Un Pixie le tirò i capelli. Si nascose sotto il banco. Prese un cordino dai suoi libri e legò stretta la bacchetta alla sua uniforme. Cosa fare? Vide Scorpius indicarle il manico di una vecchia scopa in disuso ai bordi dell'aula. Scorpius aveva un piano, e Andromeda aveva intuito cosa volesse fare. Gli fece un cenno di assenso. Uscirono, Andromeda salì sul banco. Scorpius fece altrettanto, ma allungò la mano verso la gabbia per afferrarla. "ORA!" - gridò Scorpius ad Andromeda, che brandiva il manico della scopa. Un Pixie stava volando dritto verso di lei. Prese la mira...e con un colpo scaraventò il Pixie dritto nella gabbia stordendolo. Scorpius subito chiuse la gabbia. Vide un folletto andare verso di lui. "Scorpius!" - disse Andromeda, lanciandogli il manico. Andromeda aprì il vano di legno del banco. Lui lo afferrò al volo, colpì e cacciò il folletto dritto dentro al banco. "Geniale Nott!" - rise divertito Bill Weasley.

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