8 | Spettri dal passato

233 18 33
                                    

CAPITOLO 8
Spettri dal passato

Quando mi guardo allo specchio, fortunatamente vedo me stessa, ancora riconoscibile.

Osservo la gonna nera sopra il ginocchio stretta in vita da una cintura, la maglietta dei Guns N Roses infilata dentro, un paio di calze nere e le scarpe da ginnastica bianche, e poi osservo il mio viso. Solo un filo di mascara, un po' di blush e i capelli liberi. La frangia divisa in due e abbastanza lunga da darmi uno stile da wolf cut, le punte blu, invece, mi donano la solita aria anticonformista che papà, da sbirro vecchio stampo, ha sempre cercato di farmi capire che solo le delinquenti si tingono i capelli in questo modo e quindi ha prova a dissuadermi e tornare al mio colore naturale senza però riuscirci. Le avevo tinte da sola in casa dopo averle visto addosso a Billie Eilish, le sue seppur verdi mi erano piaciute ma io ho cercato un colore che mi stesse meglio e il blu era il preferito di mamma.

Mio padre...

Chissà cosa starà facendo a quest'ora. Probabilmente è in ufficio a stilare rapporti e compilare e smistare scartoffie. Forse di sotto al reparto all'archivi, seduto a una scrivania e con accanto a sé una tazza di caffè. Sempre che non l'abbia versata su un qualche documento, per poi imprecare perché obbligato a ristamparlo con il file digitalizzato e lui, di computer e stampanti, non è che ne capisca poi così tanto. L'ultima volta che ero stata da lui in visita alla stazione di polizia l'avevo beccato a mollare pugni alla stampante, lamentandosi che nulla in quel ufficio scrauso funzionasse e che i fondi per la ristrutturazione non fossero mai abbastanza per comprare nuovi aggeggi di ultima generazione: il cavo era staccato e senza corrente la stampante ovviamente non funzionava. Lo presi in giro per una intera settimana.

«Trasmetti un erotismo innocente» Nathalie abbandona finalmente il mio letto e appare improvvisamente alle mie spalle, facendomi sobbalzare il cuore nel petto.

«Oh, Gesù!» esclama Kim esasperata. «Mi domando ancora quando l'FBI sfonderà una porta per arrestarti» commenta. Mi giro provando a non ridere.

«Ma che ho detto di male?» sbotta la mora esasperata. E mi indica: «Se non posso averla, quantomeno posso farle dei complimenti. Da quando in poi i complimenti sono illegali?» si difende.

«Da quando a farli sei tu» replica Kim.

Scuoto la testa, mordendomi un labbro per contenere le risate.

«Avanti, andiamo ora. Altrimenti facciamo in ritardo e tu - punta un dito contro Nathalie - non provare a infilarle la mano sotto la gonna altrimenti te la spezzo.» Aggrotto d'istinto la fronte.

«Aspettate. Cosa?» domando rapidamente ma Nathalie mi spinge verso l'uscita. Kim va e afferra il mio telefono dal caricabatterie e me lo porge, poi apre la porta e insieme usciamo.

«Finalmente! Era anche ora!» esclama quello che ricordo faccia di nome Travis. Un metro e ottanta, faccia scocciata, occhi marroni e una giacca in pelle che ricorda vagamente quella di Logan. Charlotte, invece, non la vedo da nessuna parte.

Sposto gli occhi sui vari presenti e in fondo vedo Logan uscire dalla cucina e appena mi vede si incammina in mia direzione.

«Uno spettacolo...» commenta una volta davanti a me squadrandomi dalla testa ai piedi, impegnato a farmi diverse lastre a raggi x. Non posso far a meno di fissare la sua giacca in pelle, quella da motociclista. Per alcuni fratti mi domando dove tenga la moto, non ce l'ho mai visto insieme. Sin da sempre ho avuto un debole per quelle trappole mortali, come le chiama papà. Ma questo è meglio che Logan non lo venga mai a sapere, altrimenti ho il presentimento che io possa trovarmelo anche in stanza da letto, in sella alla sua moto pronto per invitarmi a fare un giro.

Cuori In Tempesta 1 | ❗In editingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora