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17 | Noi due non finiremo mai a letto

CAPITOLO 17
Noi due non finiremo mai a letto

La prima cosa che faccio appena nel campus dell'università è provare ad evitare in qualunque modo possibile la comitiva di Adrien e anche Patrick stesso. Non ho voglia di parlare con nessuno e sorprendentemente riesco nell'intento.

O forse più semplicemente nessuno vuole più avere a che fare con me. Non ne faccio una colpa. Se mi avessi vista dall'esterno probabilmente avrei voluto tenere anche io le distanze. Ho rovinato la loro escursione e ed è imperdonabile. Se ci tenevo tanto a litigare con Adrien avrei dovuto aspettare lunedì oppure trascinarlo lontano dal gruppo e sbraitargli in faccia tutte le cose che non mi stavano bene.
Come sono finita con l'abbassarmi a tanto? Deridere una persona davanti ai suoi amici?

Se mio padre lo sapesse, si vergognerebbe e non gli do torto. Perché io mi vergogno a sufficienza di quello che ho fatto.

Passo la settimana isolandomi dal resto del mondo, tranne che dallo studio. Mi concentro solo sulle le lezioni, le spiegazioni dei docenti e appena scorgo anche solo l'ombra di qualcuno che conosco cambio in automatico rotta e scompaio dal suo campo visivo. A casa la situazione non è poi tanto diversa. Adrien è perennemente fuori e io da sola. Forse trascorre le sue giornate dalla sua ragazza, chissà. Logan, invece, sembra di punto in bianco essersi disintegrato nel nulla più cosmico. Non l'ho visto cercarmi, magari si è pentito di tutte le cose che mi ha detto al Yosemite National Park, sotto le stelle, e avrà pensato bene di allontanarmi.

E la cosa non mi disturba per niente. Ho imparato ad accettare e incassare i rifiuti, ormai sono un'esperta in queste cose.

Fatto sta che tutto procede secondo i miei piani di fuga fino all'arrivo del fine settimana. Quando meno me lo aspetto, prima di abbandonare l'università e con essa l'ultimo giorno di lezioni, Patrick mi raggiunge senza riuscire ad evitarlo.
«Ehi!» mi saluta, ma non mi fermo, quindi lui affretta il passo e cerca di starmi di fianco.
«Ciao» rispondo in modo alquanto robotico e frettoloso, cercando di nascondermi il viso con i capelli. Non appena raggiungo il cancello, la sua mano che mi afferra per un braccio mi ferma. Mi volto e lo guardo.
Ha le sopracciglia aggrottate e sembra pensare più del dovuto a quello che vuole dirmi.
«Ti va un caffè insieme?» la sua proposta mi lascia stupita.

Quindi non l'ho lasciato poi così tanto basito con il mio atteggiamento...

Resto a fissarlo non sapendo che rispondere. Lui sorride.
«C'è un bar qui nei dintorni. Lasciamo un po' il campus, per questa settimana ne ho abbastanza» dice e mi indica a destra del marciapiede. Annuisco ed entrambi prendiamo a incamminarci, l'uno accanto all'altra. Lui con la sua tracolla in pelle e io con la mia.
Attraversiamo la strada e poi dall'altra parte della stessa ci addentriamo dentro una piccola caffetteria dall'aspetto molto accomodante. Patrick mi indica un tavolo e insieme prendiamo posto, mentre un cameriere si avvicina e ordiniamo due caffè.

Quando se ne va via con i nostri ordini, Patrick punta le sue pupille nelle mie.
«Allora...» prende a parlare e aggrotta la fronte. «Cos'è questa storia che scappi di continuo da tutti e tutto per l'intera settimana?» chiede liberandosi in una debole risatina. Resto un po' in silenzio, guardandomi in giro a disagio.

«Ho fatto un casino» rispondo semplicemente e sospiro, abbassando gli occhi sul tavolo.
«Oh, già... direi che è stato piuttosto» dice con aria pensierosa e si ferma, provando a trovare il termine adatto, «esplosivo» confessa.
«Ma non inaspettato e improbabile che potesse accadere» aggiunge subito dopo e d'istinto gli rivolgo uno sguardo confuso. Lui solleva le sopracciglia e si lascia andare di spalle allo schienale della sedia.

«Penso che tutti si siano resi conto della tensione che c'era tra voi due. Io l'ho capito e vi ho visto per poco tempo insieme, quindi non immagino gli altri» ride per sdrammatizzare il tutto.
«Prima o poi qualcuno avrebbe ceduto. Era solo questione di tempo» solleva le spalle.