Capitolo 27 - Un ginseng e un massaggio

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CAPITOLO 27
Un ginseng e un massaggio

Dopo aver pranzato Kim si smaterializza, farfuglia qualcosa come "la gatta è dal veterinario, mio padre è deficiente, le ha dato della cioccolata" è scompare in fretta e furia, pagando il suo conto, urtando un cameriere e facendogli cadere a terra un piatto, ma questo non la ferma. Si butta in marciapiede, alza una mano e scansa un tizio che voleva rubarle il suo taxi urlandogli contro "Sono femminista, ma questo taxi è mio, tira fuori le palle e trovatene un altro!" per poi buttare la borsa nella macchina, salire e scomparire nel traffico.
In tutto questo io assieme a Logan siamo fermi e muti a guardare la scena.

«È stato... intenso» commento, gli occhi ridotti in due fessure fissando ormai il marciapiede senza Kim.
«Sì» mormora Logan sovrappensiero. «Molto» aggiunge. Mi giro a guardarlo ed entrambi fissiamo l'espressione spaesata dell'altro, poi d'un tratto il suo volto cambia. «Come sarà la nostra prima notte d'amore» fa ammiccante e io ovviamente scoppio a ridere spingendolo con una mano.

«Disgustoso.» Dico. «Ho appena finito di mangiare!» faccio in tono lamentoso e sbuffo ma non riesco a non ridere per quanto sia cretino. Davvero, come fa a continuare con queste battutine squallide?
Metto i gomiti sul tavolo e poggio il viso tra le mani guardando le macchine che sfrecciano non tanto lontano da noi.
«Ora che si fa?» mi chiede Logan. Mi volto quanto basta, poggiando la guancia nel palmo e lasciando l'altra mano sul tavolo.

«Devo tornare al campus, ho da terminare una presentazione» rispondo annoiata al solo pensiero, ma devo farcela altrimenti di sto passo non mi laureo nemmeno fra cent'anni.
«Di che si tratta?»
«Storia dell'arte» rispondo. Lui mi sorride e io lo guardo male.
«Non farmi quella faccia» gli ordino. Logan solleva le spalle.
«Che faccia?»
Sollevo la mano destra e gliela copro ridendo flebile, lui invece me la afferra e le dà un morso facendomi sussultare. Lo sguardo incredula e poi caccio un piccolo urletto. «Ahia!» esclamo per essere credibile, ma lui sbatte le ciglia senza rimanere impressionato.
«Questo urlo è stato più falso delle espressioni facciali enfatizzate di Bella Swan» replica a tono. Non riuscendo a contenermi, rido tenendomi la mano con l'altra e schiacciando la faccia contro la sua spalla, contagiandolo.
«Ora però stai offendendo troppo quella povera ragazza» ribatto cercando di fare la seria ma mi esce molto difficile.
«Questa è la pelle di un assassino, Bella» cita una frase di Edward Cullen con una tale teatralità da farmi scoppiare nuovamente a ridere. Lui invece sorride, alza le sopracciglia e mi guarda. «Dovresti ispirarti a me e migliorare le tue doti recitative, piccola Ronnie» dice annuendo da solo convinto.

«Comunque di che faccia parlavi? Che faccia faccio?» chiede tornando al discorso di prima.
«Quella che fai quando vuoi combinare qualcosa di pericoloso e indecente.»

La sua risata roca e bassa mi pervade la carne regalandomi una estasi imparagonabile.
«Stai iniziando a capire troppo cose di me, non va bene» ribatte lui provando inutilmente a fare il serio, ma gli viene molto male.
«Lo hai detto anche la prima volta che mi hai portato a fare un giro di notte per la città. E parlavo di gelato e le tue preferenze luxury» ridacchio prendendolo in giro.
«Il gelato non è luxury» mi scimmiotta. «Quello era il gelato dell'azienda di mia sorella. Tutto artigianale e bio al cento per cento.» Sorride con soddisfazione.
Per un secondo rimango a contemplarlo come un dio greco sceso in terra chiedendomi se è serio o meno.
Il mio cervello improvvisamente si illumina. Alzo un indice.
«Oh, ecco. Ora si spiega il fattorino che me l'ha consegnato fino a casa» sorrido imbarazzata e lascio cadere la fronte contro il tavolo in uno stato di disagio mortale. E io che pensavo avesse speso tanti soldi per me... cosa che ovviamente non voglio però mi sembrava un gran bel gesto, da Logan Price ma pur sempre carino.
Sento una sua mano sulla schiena.
«Ma se vuoi il gelato luxury te lo vado a prendere. Quanti fogli d'oro ci vuoi sopra? Preferisci pistacchio di Bronte o tartufo bianco?»
Lo so che si sta prendendo gioco si me. Cretino.
«Dai, me ne devo andare. Devo mettermi davanti al PC e completare tutto entro domani pomeriggio così domenica sarò libera e potrò poltrire e fondermi col materasso» mi lamento e mi alzo, caccio fuori venti dollari, li poggio sul tavolo, sotto il mio bicchiere, e mi tiro su il cappuccio della felpa. Logan, ancora seduto, mi guarda dal basso.

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