5 | Mi devi una cena

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CAPITOLO 5
Mi devi una cena

Non lo credevo possibile. Insomma, quante probabilità c'erano che capitasse?

Eppure non posso far a meno di scrutare, immobile e senza accennare nemmeno un battito di ciglia, Patrick Grey. Forse c'è una spiegazione a tutto. Forse ciò che sto vedendo è solo una allucinazione oppure sono morta e mi ritrovo di punto in bianco in Paradiso.

«Ehi...» dice stupito. Quindi non sono l'unica a pensarlo. Fa alcuni passi e io vorrei tanto farne altri altrettanto, ma all'indietro per scappare e darmi a gambe levate. Ma non riesco a muovermi.
«Ciao» riesco a rispondere e misteriosamente senza balbettare. Nonostante non lo veda da mesi, l'effetto che mi scaturisce è sempre quello. Mi manda il cervello in tilt e la lingua mi muore in bocca. Non so esattamente che altro formulare perché mi sento travolgere dall'ansia.

«Sei la prima faccia familiare che incontro da quando sono qui» sorride, fermandosi a un paio di passi.

D'istinto aggrotto la fronte.

«Al... al c-campus?»

Dannazione.

Lui sembra non essersi reso conto di niente e annuisce.

«Sono arrivato un paio di giorni fa, i miei hanno insistito di venire prima per ambientarmi e conoscere un po' il posto. Tu? Dove alloggi?» chiede e resto muta davanti alla domanda. Patrick Grey mi sta davvero parlando e chiedendo dove io viva?

Quando mi rendo conto che sono passati diversi secondi di attesa, apro bocca e mi passo nervosa una mano tra i capelli, portandomi una ciocca dietro l'orecchio.

«Oh! Beh, io...» mi guardo in giro. «Io... non vivo nel campus universitario» rispondo finalmente. Lui sembra sorpreso.

«Ah...» fa. «Ma abiti da queste parti, vero?»

Scuoto la testa. «Sì, sì!»

Diamine. Mi è uscito troppo acuto.

«A solo un quarto d'ora, all'incirca» spiego e nel mentre lo squillo del mio telefono mi distrae. Punto gli occhi in basso e lo tiro fuori dalla tasca dei pantaloni. Mio padre. Di certo vorrà parlarmi per sapere a che punto sia con i moduli, è molto pignolo su queste cose burocratiche.
Sollevo gli occhi di scatto, dando un'occhiata a Patrick Grey il quale solleva una mano in aria.

«Tranquilla, rispondi pure» dice e io lo ringrazio mentalmente.

«Scusami, io... faccio subito» gli rivolgo uno sguardo mortificato. Dal suo canto mi manda un sorriso.

«Non preoccuparti.»

Quindi mi giro di novanta gradi e mi allontano di qualche passo per un po' di privacy.

«Papà!» esclamo con gli occhi fissi sul cancello in fondo al tratto del sentiero in pietra battuta.

«Tesoro!» fa lui. «Come sta la mia piccola studentessa universitaria?» chiede e so che sta sorridendo.

«Sono al campus. Ho finito di compilare ogni foglio necessario per l'ammissione. Proprio prima che mi chiamassi stavo andando a casa.»

Riferisco e mi sento sollevata. I documenti mi fanno venire l'ansia, soprattutto se a compilarli sono solo io. Ancora non posso credere di essere grande e dover compilare dei fogli senza mio padre accanto.

«Molto bene» dice e fa una pausa. «Tesoro?»

«Sì?»

«Sono molto fiera di te. Lo sai, vero?»

Istintivamente un piccolo sorriso si piazza sulle mie labbra. «Sì, papà. Lo so.»

«Anche tua madre lo sarebbe» dice e le sue parole per un istante mi tolgono il fiato. Stringo forte i denti e prendo un profondo respiro. Data la pausa di silenzio che si insedia fra di noi, è lui quello a rompere il ghiaccio.

Cuori In Tempesta 1 | ❗In editingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora