18 | Gelato al cioccolato

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CAPITOLO 18
Gelato al cioccolato

Ci sono momenti in cui vorrei scappare da tutto e tutti. Non chiedere il permesso, ma semplicemente alzarmi e andare da qualche parte senza una meta precisa. Poiché credo che è il viaggio quello a contare sul serio, non la posta in gioco, non la destinazione. Quelli sono solo futili motivi per cui qualcuno decide sempre di rinviare l'inevitabile, perché troppo terrorizzato da cosa si sta cercando.

Ma quando ci si mette in cammino senza conoscere il dopo, allora le cose cambiano. Perché ogni scoperta può sorprenderti così come deluderti.

Mi guardo allo specchio e per la prima volta dopo tanto mi sento insicura. Sul mio aspetto, sul modo in cui mi stanno i capelli, su quello che vesto. Sospiro e mi passo una mano sul viso cercando di contenere l'ansia insensata che sto provando. Non è nulla.

Si tratta solo di Logan Price. Insomma, potrei anche presentarmi come una alcolizzata e stargli ugualmente bene.
Sono cosciente che non si tratti di un appuntamento, Logan non è nemmeno il mio tipo e di certo tra me e lui voglio tutto tranne che una storia d'amore, so che non funzionerebbe. È logico, lui è fatto a modo suo e io a modo mio. Siamo veramente due poli opposti, non so nemmeno cosa abbiamo in comune.

Di colpo mi pongo questa domanda. Già, cosa ci accomuna? Perché dovrei uscire con lui come semplici amici?
Forse perché, infondo, il suo carattere mi piace. Mi fa sentire... spensierata, qualcosa che non provavo da tanto, troppo tempo.

La festa tra ragazze è finita da un bel po', abbiamo chiacchierato e mangiato pizza e ho raccontato un po' della mia vita nel Texas, niente di troppo personale. E ora sono davanti lo specchio e non davvero che accidenti indossare.
Qualcosa di leggermente più elegante? Forse una gonna? O punto sul casual?

Alla fine sbuffo e rimango così, in pantaloni da tuta neri, felpa grigio scura e scarpe da ginnastica. Mal che vada, Logan capirà che non sono il suo genere di ragazza e lascerà perdere questa strana fissa che ha con me. Già, magari evitare di mettermi troppo in nostra potrebbe fargli abbassare l'interesse.

Raggiungo il letto, afferro il telefono e poi, prima di uscire, do un'ultima sistemata ai capelli lasciati liberi sulle spalle e sul petto.
Faccio un bel respiro e no. Non non raggiungo la porta d'ingresso. Torno rapidamente nella mia stanza da letto, prendo il berretto nero dall'armadio e me lo infilo in testa.

Bene, ora sono pronta.

Avanzo nel soggiorno, diritta spedita verso l'uscita dell'appartamento, ma un'immagine che scorgo con la coda dell'occhio alla mia destra mi distrae e vado inevitabilmente a sbattere contro lo spigolo della poltrona.

«Dannazione...» impreco a bassa voce. Ma che diavolo! Guardo la poltrona con occhi sbarrati la gamba che massaggio e poi, nervosa, mi ci poggia contro di spalle e la spingo via dalla traiettoria dalla mia stanza da letto all'uscita, piantando i talloni nel pavimento. Maledizione.
Torno per un istante con gli occhi a destra e appoggia allo stipite dell'arco della cucina vedo lui. Il mio coinquilino.

Pantaloncini corti, petto nudo e capelli arruffati. Sembra essersi svegliato dopo una lunga dormita secolare.
In mano ha una tazza di latte e mi guarda silenzioso mentre immerge dentro un biscotto, dandogli un morso.
«Vai a rapinare una banca?» chiede con la voce impastata dal sonno e mi indica con metà biscotto. Forse la dormita gli ha dato alla testa perché a quanto pare non mi sembra che realizzi con chi stia parlando.

Cuori In Tempesta 1 | ❗In editingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora