25. Incidente

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Alle 5 di mattina del giorno seguente Levi venne svegliato dal vibrare del suo telefono.
Imprecò tra i denti e si decise a mandare a quel paese il mittente, ma quando lesse il nome di Erwin decise di rispondere.

"Dammi un secondo."
Poggiò il telefono sul comodino e si districò dalle braccia di Eren avvolte attorno al suo busto, in modo tale da uscire dalla stanza senza svegliarlo.

"Spero per te che sia una questione di vita o di morte" Affermò chiudendo la porta della camera, solo con i pantaloni della tuta addosso.

"Il capitano che doveva sostenere l'esercitazione con i fucili d'assalto è stato richiamato per una missione stanotte e siamo scoperti"

"E non c'era nessun altro disponibile?"

"So che sei nel tuo nido d'amore con Eren ma sai benissimo che se avessi avuto la possibilità non ti avrei disturbato"

Levi si resse il ponte del naso con due dita e sbuffò infastidito.

Già aveva la madre del ragazzo tra i piedi e non poteva passare il tempo col suo ragazzo come preferiva, poi ci si metteva anche la caserma a mettergli i bastoni tra le ruote.

"Sarò li tra quaranta minuti al massimo, fammeli trovare pronti o rimpiangeranno di essersi arruolati".
Chiuse la chiamata e imprecò nuovamente, accorgendosi solo in quell'istante della presenza della donna alle sue spalle.

"Qualche problema?" Chiese quella con una lunga vestaglia da notte e i capelli legati in una treccia laterale.
Sarà stata anche stronza con i pregiudizi nei suoi confronti, ma era comunque una bella donna dall'aspetto piuttosto giovanile.

"Torni pure a letto, è l'alba. Io devo andare in caserma, tornerò prima di pranzo se non ci sono intoppi."
Levi sapeva che la donna aveva ascoltato la conversazione, quindi non c'erano grandi spiegazioni da dare.

"Vatti pure a preparare, ti preparo la colazione"

"Non faccio mai-"
Carla gli fece un gesto con la mano e lo zittì, andando ai fornelli per preparargli qualcosa.
Si era svegliata sentendo imprecare e si era alzata per vedere se andasse tutto bene.
Era rimasta vicino al bagno per non origliare troppo, osservando per la prima volta il busto del soldato privo di maglietta.
Aveva osservato ogni minima cicatrice, dalla più marcata alla più pallida, imperfezioni che al figlio sembravano non importare.
Non era una persona che si soffermava sull'apparenza, era sempre stato interessato alla personalità della gente, qualità che aveva ereditato da lei, anche se con Levi si era comportata diversamente dal solito.
Pochi minuti dopo sistemò sul tavolo una ciotola di riso e tonno accompagnata da una tazzina di caffè caldo.

"Non doveva disturbarsi."

"Fa male saltare la colazione."
Esclamò mentre si puliva le mani ad uno straccio.

"Ah? Ho già mia madre ed Eren, mi risparmi la predica."


"Kumera mira più in basso e tu Hayes vedi di abbassarti di più o rischierai di essere colpito!"
Quelle reclute erano davvero dure come pietre, quanto avrebbe dovuto ripetere le stesse cose?
Si stavano esercitando da un paio d'ore e solo pochi soldati avevano capito come completare l'incarico al meglio.

"Mirate solo al petto, i proiettili fanno male anche se avete il giubbotto, vedete di non sbagliare, Hayes cos'ho appena detto, cazzo!".
Il corvino si abbassò per bere dalla sua bottiglietta e subito dopo una serie di colpi scoppiarono attorno a lui.
Non se ne preoccupò più di tanto, era abituato al rumore assordante dei proiettili che venivano sparati.

"Capitano! Capitano è successo un casino!"
Il diretto interessato si voltò immediatamente verso l'entrata del campo e spalancò gli occhi quando vide una figura a terra, e due persone chine su questa.

Mostrami Davvero Chi SeiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora