36. Ti Amo

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"Non voglio tornare a casa, le vacanze durano così poco."

"Siamo qui da dieci giorni moccioso, quanto vuoi poltrire ancora."
Eren mise su un piccolo broncio baciando il petto nudo del suo capitano, accoccolandosi poi al suo fianco.
In quel momento si trovavano distesi tra le lenzuola leggere e profumate di quel letto che era stato testimone del loro amore sin dal primo giorno di vacanza.
Avevano scelto una spiaggia sull'isola di Miyako, la Yonaha Maehama, conosciuta per la sabbia bianca e l'acqua trasparente color smeraldo, che davano la vita a paesaggi paradisiaci.
Da quella volta al cimitero era passato poco più di un anno, un anno ricco di emozioni e cambiamenti.
Eren aveva ricevuto un'offerta di lavoro in uno studio grafico rinomato a Tokyo e si era dovuto trasferire abbastanza in fretta, con il dispiacere da parte dei genitori.
Per qualche tempo aveva alloggiato dalla sorella, incontrando molto più spesso il fidanzato, distante solo un quarto d'ora di treno da lui, fin quando un giorno Levi non lo portò a visitare un appartamento stupendo in una zona residenziale della capitale, dal cui balcone si poteva ammirare direttamente la baia di Tokyo.

E' nostro se ti piace, da qui potrai ammirare il mare ogni volta che lo vorrai.

E così iniziarono a convivere.
Convivenza tutt'altro che semplice, dato che Eren, pur impegnandosi seriamente, non riusciva a soddisfare l'ordine che Levi pretendeva.
I genitori del castano, contrariamente a ciò che il giovane si sarebbe aspettato, non si erano minimamente opposti a quella scelta, felici che il loro unico figlio maschio avesse trovato la serenità.
In effetti, il rapporto con il genero era migliorato, non troppo, ma sicuramente non si fulminavano più come i primi tempi.

"Lee, posso farti una domanda?"

"L'hai già fatta." Il grafico si mise a cavalcioni sul moro incrociando le braccia al petto, guardandolo torvo.
Questo alzò gli occhi al cielo e gli fece cenno di continuare a parlare.

"Ci ho sempre pensato ma non ho mai chiesto spiegazioni. L'anno scorso, il giorno della mia premiazione, tu e mio padre avete parlato ma non mi hai mai riferito che cosa vi siete detti."
Occhi grigi lo guardò intensamente, ricordando perfettamente la conversazione a cui il ragazzo si stava riferendo.

"Voglio essere chiaro con te e parlare da uomo a uomo, dato che questa storia sembra durare. Quello è mio figlio e non permetterò che tu gli spezzi il cuore come hanno fatto gli altri ragazzetti che ha frequentato. Sei rimasto nonostante tu sia a conoscenza della mia non completa accett-"

"Può benissimo piantarla con questa storia del non accettare. Se fosse davvero così, non saremmo qui a parlarne. Non è un problema se non le vado a genio, con tutta franchezza me ne sbatto, ma vorrei che credesse in suo figlio" I due adulti si guardarono negli occhi, sfidandosi con lo sguardo, non essendo in grado di essere gentili l'uno nei confronti dell'altro.

"Credo in mio figlio più di quanti pensi. Carla ha deciso di darvi una chance e così farò anche io. Un passo falso nei suoi confronti e non ti farò più avvicinare a lui."

"Ho la bellezza di trentadue anni, se pensa che possa essere minimamente toccato dalle sua minaccia mal velata ha sbagliato persona. Fino ad ora ha incontrato solo mocciosi con la coda tra le gambe. Non ho bisogno di raccomandazioni."

"Mi ha solo detto di non fare cazzate."

"Si e poi mi hai mollato, bella mossa. Mia mamma ha dovuto trattenere papà dal venirti a picchiare. Anche se anche lei ti ha odiato profondamente, aveva già la padella pronta."
Levi volse lo sguardo altrove e prese ad accarezzare la schiena nuda del compagno, immerso tra i suoi pensieri.
Ricordare quel giorno gli metteva il malumore.
Anche se era stato lui a troncare la loro relazione, aveva sofferto moltissimo e si era ripromesso di non commettere più un'errore simile.

Mostrami Davvero Chi SeiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora