34. Amore

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Stettero abbracciati per almeno cinque minuti, immobili al centro della pista.

"Moccioso dobbiamo toglierci da qui."
Il castano si staccò leggermente e puntò le iridi lucide nei pozzi grigi che lo avevano stregato ormai da mesi.

"Non mi importa se non mi dirai mai quelle parole. Io posso benissimo vivere senza e lo stesso farò io con te."

"Ti sembra il luogo adat-"

"Hange mi ha detto di Isabel e Farlan, le loro ultime parole. Se lo avessi saputo sarei stato con la bocca chiusa, non volevo farti star male, è l'ultima cosa che avrei voluto farti Levi."
Il corvino non aprì bocca e stette ad ascoltare il più giovane.

"Se non puoi sopportare il fatto che io provi quei sentimenti lo accetto, va bene, mi farò da parte com'è giusto che sia... ma se anche tu ci tieni.. per favore non chiudermi la porta in faccia."
Il tutto fu espresso con tono fermo e deciso, tanto che Eren non credette che fosse stato lui a pronunciare quelle parole.
Avrebbe voluto farlo meglio, ma rivederlo gli aveva fatto dimenticare ogni cosa, ogni parola, ogni pensiero.

"Andiamo dentro." Nel piegarsi per riprendere il borsone caduto a terra si sforzò e mugolò dal dolore, attirando per la prima volta l'attenzione di Eren sul suo braccio.

"Ti sei fatto male?"

"Mi hanno buttato giù da un tetto durante una colluttazione, secondo te mi sono fatto male?" borbottò col suo solito tono acido.
Occhi verdi sgranò gli occhi e prese il borsone al suo posto, imprecando per quanto fosse peso.

"Dovevi dirmelo subito! Ti sono praticamente saltato addosso! E non contento ti ho anche strinto perché avevo paura mi dessi un pugno per allontanarmi. Perché non mi-"

"Moccioso se non chiudi la bocca giuro che te le suono, e ridammi il borsone."
I due entrarono dentro l'aeroporto per ricongiungersi con i rispettivi amici.

"Capitano Levi, sono la madre di Jin. La ringrazio per averlo protetto, sta bene grazie a lei."
Gli disse la donna che prima aveva intrattenuto una conversazione col grafico.

"E' un mio sottoposto, ho fatto solo il mio dovere."

"Sa, il suo ragazzo è fortunato ad averla, su di lei si può sempre contare. Era così preoccupato per lei, le deve voler molto bene! Buona giornata."

"Levi sono contenta che tu stia bene!"
Gridò la donna abbracciandolo, stando attenta a non fargli male.

"Perché fai sempre di testa tua? Perché cazzo Eren è qui."

"Lo sai benissimo il perché, non fare il cretino, raccogli le palle e vattelo a scopare per farti perdonare. Ho fatto anche la rima, sono una poetessa nata."

"Tch, pensa ad Erwin, che al moccioso ci penso io."
Cercò il castano con lo sguardo ma non lo trovò, così si diresse verso l'uscita, trovandolo che parlava col suo amico e la sorella.

"Ma voi tre siete sempre insieme? E' disgustoso. Forza, andiamo."
Con la coda dell'occhio vide Eren camminare a testa bassa e quella visione gli strinse il cuore, abituato com'era a vederlo sempre col sorriso e la battuta pronta.
Tese una mano indietro continuando a camminare, in una tacita richiesta, e pochi secondi più tardi venne afferrata debolmente.
Sentire la mano di Eren stringere la propria dopo così tanto tempo gli scaldò il petto e si sentì i, con pace con se stesso, come se l'aria fosse nuovamente rientrata nei polmoni dopo decine di secondi di apnea.

"Moccioso?"
Lo richiamò senza voltarsi, uscendo definitivamente dall'aeroporto, venendo salutato dai colleghi, alcuni di loro meravigliati nel vedere una persona burbera e scontrosa mano nella mano con un ragazzo apparentemente normale.

Mostrami Davvero Chi SeiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora