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Sentii il rumore dei suoi passi farsi sempre più vicino, finché non scorsi la sua sagoma sbucare da dietro la parete di piastrelle.

I miei impulsi erano irrefrenabili e per istinto, mi portai una mano davanti, per coprirmi.

«Ti nascondi?» Sussurrò al mio orecchio quando me lo ritrovai a meno di un centimetro di distanza.

Il getto d'acqua bagnò i suoi capelli non appena allungò una mano verso di me, chiudendo la manovella che si trovava alle mie spalle.
Nell'istante in cui ritirò il braccio, sentii le sue dita sfiorare le mie natiche.

Poi mi afferrò il polso con il quale cercavo di coprirmi, e cominciò a posarci sopra le sue labbra.

Una, due, tre, quattro e più volte.

Lentamente, cominciò a baciare il dorso della mia mano e ad ogni bacio, la sua bocca avanzava senza fretta di qualche centimetro.

«Ti amo.» Pensavo di non averglielo ancora detto e se non in quel momento, quando? Così pronunciai quelle parole tutte d'un fiato, non appena la sua bocca aveva raggiunto già metà del mio avambraccio.

Daniel proseguì la sua lenta maratona di baci senza battere ciglio e il flebile suono dello schioccare delle sue labbra contro la mia pelle, riecheggiò per tutta la stanza.
Subito dopo rivolse lo sguardo verso di me, guardandomi con aria divertita.

«Bene. E cos'è che ami di me...» Lasciò la frase sospesa, invitandomi a continuare.

«Amo, i tu-tuoi occhi.» Sentivo il viso andare in fiamme.

«Ami i miei occhi! Ottimo. E poi?» Il suo sguardo magnetico mi teneva in pugno.

«Il modo in cui sorridi.»

«Oh! Ma davvero?» Assunse un espressione sorpresa «Come sto facendo in questo momento?» Chiese subito dopo, sfoderando il più bello dei suoi sorrisi.

Annuii con fatica.

«Continua, ti prego...» La sua voce limpida, il tono implorante e la sua bocca che aveva raggiunto già metà del mio bicipite.

«I tuoi capelli. Li trovo perfetti.»

«Va avanti...»

Avrei potuto dire tante altre cose, continuare a riempirlo di lusinghe, dare sazio al suo ego e godermi le sue labbra lasciare dolci baci sulla mia pelle. Sapevo cosa lui volesse sentirmi dire e io non riuscii più a trattenermi.

«Vorrei che...»

«Vorresti...Cosa esattamente?» Mi interruppe non appena esitai per un istante. Le sue labbra erano arrivate già sulla mia spalla e si erano fatte così vicine che cominciavo a percepirne persino il sapore di miele.

«Vorrei che tu...»

Non ebbi il tempo di completare la frase che la sua bocca si avvicinò alla mia. Delicatamente afferrò il mio labbro inferiore tra i denti, stringendolo con forza.

Poi le nostre bocche si slegarono, e sentii la sua lingua scivolare sulla pelle del mio torace per poi andare giù, sempre più giù, finché non avvertii una sensazione di estasi.

Sentivo mancarmi il respiro.

Subito dopo Daniel si alzò. Lo vidi mordersi il labbro quando con lei sue mani mi strinse i fianchi e facendo pressione mi indusse a girarmi di spalle.

Il mio petto premeva contro le fredde piastrelle della parete mentre dentro sentivo divampare il desiderio che avevo di lui.

Non dovrei, non dovrei, non dovrei.

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