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Le parole di Giselle rimbalzarono nella mia testa per diversi giorni.

La rabbia, improvvisamente, si era tramutata in delusione, e il senso di colpa causato dalle parole che avevo utilizzato per ferire Daniel, cominciava lentamente a divorarmi.

Nei giorni successivi al "Ballo d'Autunno", tra di noi, si innalzò un muro invalicabile di silenzi.

Mi lasciavo andare a pochi convenevoli, quando, sotto gli occhi di tutti, ero costretto a mantenere un atteggiamento più neutrale possibile nei suoi confronti. "Buongiorno" "A dopo" "Ci vediamo" erano le cose che mi limitavo a pronunciare. Non una parola di più.

La sua vita sembrava essere tornata alla stessa normalità di quando avevo messo piede in quella casa per la prima volta. Nel giro di poche settimane era ritornato ad essere il Daniel scontroso e perenne assenteista alle cene familiari. Le liti con il padre si erano fatte sempre più frequenti e in poco tempo aveva sostituito Sarah con una nuova ragazza di nome Joe.

Vigliacco!

Per l'occasione del quarantacinquesimo compleanno di Caren, Robert aveva deciso di organizzare una cena con diversi invitati, che avrebbe avuto luogo nella contea di Oxfordshire, in una nobile proprietà rurale che apparteneva alla famiglia Fox da generazioni.

Il ricevimento si sarebbe svolto nell'ampio salone centrale, un tempo adibito a feste e banchetti di corte. Lo stile della magione era quello tipico delle nobili proprietà medievali. I tavoli imbanditi erano stati disposti a ferro di cavallo e le pesanti tovaglie color avorio mettevano in risalto i colori delle numerose composizioni floreali che affiancavano le lunghe candele e i calici di cristallo.

Alla festa mi era stato permesso di portare qualunque persona avessi avuto voglia di salutare prima della mia partenza, che sarebbe avvenuta il giorno seguente. Così avevo invitato Charlie che, complice la nostra amicizia e la passione per il cibo, si rivelò essere molto entusiasta all'idea.

Al nostro arrivo, una giovane donna all'ingresso della magione, si occupò della nostra accoglienza portandoci al tavolo a cui eravamo stati assegnati. Nello stesso, si trovavano già i signori Fox, in compagnia di un uomo che Robert ci presentò come un suo caro amico di vecchia data, e Daniel che aveva portato con sé la sua nuova ragazza.

Prendemmo posto di fronte a loro, e durante l'arrivo delle varie portate io e Daniel ci scambiammo più di un'occhiataccia.

Le sue eccessive carinerie nei confronti di Joe, mi davano la sensazione di essere una sottintesa vendetta alle cattiverie che gli avevo urlato contro durante il nostro litigio.

Se la sua intenzione era quella di infastidirmi, allora, con tutta certezza, la sua impresa stava avendo successo.

«Ti sei trovato bene in Inghilterra?» Dave, il vecchio amico di Robert, si rivolse a me.

«Si, signore.» Risposi, e gli occhi degli altri commensali mi puntarono. Compresi quelli verdi di Daniel. «Penso sia un paese fantastico, in repentina evoluzione.» Lo guardai per un nano secondo. Poi distolsi lo sguardo e lo rivolsi nuovamente a Dave.

«Diplomatico! Mi piaci!» Esclamò sorridendo «E quali sono i tuoi programmi per il futuro?»

«Quello che ho in mente è un corso di laurea e specializzazione in lingue e letterature europee.»

«Ambizioso! E c'è per caso una ragazza che ti aspetta in Italia?» A quella domanda, trasalii.

Sentii Daniel trattenere una risata e immediatamente il mio viso cominciò a chiazzarsi di rosso.

«Non ancora.» Risposi. Ero imbarazzato, ma anche furioso con lui per quello che mi aveva fatto e per il suo pessimo atteggiamento. Direzionai il mio sguardo sui suoi occhi verdi. Sarei potuto stare zitto e affondare nella vergogna, ma scelsi la rabbia. «Credo che l'amore sia qualcosa di serio. Aspetterò la persona giusta senza fare soffrire nessuno. Spesso gli adolescenti tendono ad essere molto superficiali al riguardo, e a causa della loro infinita immaturità, alla fine tendono a ritrovarsi tra le mani un pugno di mosche.» Conclusi mentre le labbra di Daniel si inclinarono formando un ghigno.

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