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Daniel era sceso dal letto di soppiatto, senza fare rumore, ed era uscito di casa poco prima dell'alba.

Poi aveva fatto ritorno, dopo qualche chilometro di rigorosa corsa mattutina, aveva aperto la porta della stanza da letto ed era rimasto immobile a fissarmi con le braccia incrociate sul petto e una spalla poggiata sullo stipite della porta.

«On ne voit bien qu'avec le coeur. L'essentiel est invisible pour les yeux.»

Lo pronunciò con un perfetto accento francese, distogliendomi dalla mia lettura. Mi ero quasi dimenticato delle sue origini, e ne fui così sorpreso da rivolgergli immediatamente lo sguardo.

Aveva addosso soltanto un paio di pantaloncini e ai piedi delle scarpe da corsa. La t-shirt arrotolata su se stessa, poggiata sulla spalla e il sudore che gli faceva sfavillare i muscoli. Il viso candido, arrossato sulle guance per lo sforzo e nonostante la distanza che c'era tra di noi riuscivo a percepire il calore che emanava il suo corpo.

«Daniel, mi sorprendi! Allora lo hai letto qualche libro in vita tua! E perfino in lingua originale! Chapeau!» Richiusi "Il Piccolo Principe" e gli rivolsi lo sguardo più sfacciato che ero capace di fare.

«A me i libri non dispiacciono. Un'altra cosa è esserne completamente ossessionato! E poi, non stavi leggendo Proust?»

«Mi piace dedicarmi a più di una opera nello stesso periodo. In realtà conosco molto bene "Il Piccolo Principe". Ho sentito dire però che si dovrebbe leggere più volte, in diverse fasi della vita, per afferrarne il vero e profondo significato.»

«Davvero? Io credo di averlo afferrato leggendolo una volta sola a undici anni.»

«Oh, questo perché sei un fottuto genio Daniel e nessuno potrebbe mai competere con la tua perspicacia e intelligenza!» Lo stavo provocando di nuovo. «Stai anche gocciolando per terra, perché non vai a darti una rinfrescata al lago?»

Daniel si divertiva quanto me nel nostro scherzoso botta e risposta, ed io adoravo la sua ostinazione nel non lasciar morire quel gioco di cui entrambi volevamo esserne vincitori.

«Mattia, lo vedi tutto questo sudore? Ti consiglio di cominciare a correre perché mi è venuta una pazza voglia di abbracciarti!» Si precipitò spedito verso di me mentre io, con un rapido scatto, riuscii a schivarlo balzando fuori dalle lenzuola.

Uscii fuori dalla camera da letto e cominciai a correre a gambe levate per il corridoio. Era già alle mie costole prima che riuscissi ad entrare in cucina, e con una presa salda e stretta le sue braccia mi afferrarono da dietro.

Avevo addosso soltanto le mutande e al suo abbraccio, la sua pelle sudata si appiccicò alla mia come fa la ceralacca rovente a contatto con la carta.

«Daniel!» Il suo corpo infuocato e grondante di sudore premeva sulla mia schiena nuda. Le mie urla soffocavano dentro a piene risate mentre non smettevo più di contorcermi nel vano tentativo di liberarmi dalla sua presa.

«Adesso potremmo andare insieme a rinfrescarci al lago, mon petit prince!» Me lo sussurrò all'orecchio, con una voce che se avesse avuto un sapore sarebbe stato di cioccolato, o di ciliegia.

Ti prego, fa' di me ciò che vuoi, ma non smettere di chiamarmi così. Dillo un'altra volta, sospiralo, gridalo, sussurralo. Ripetilo finché non finirai la voce, finché la tua bocca non si asciugherà, ed io non mi stancherò di ascoltare quelle parole di miele venir fuori dalle tue labbra.

Mi tranquillizzai all'istante, smisi di dimenarmi e ridere e glielo chiesi: «Com'è che mi hai chiamato?»

Le sue braccia ancora ferme intorno alla mia vita ed il suo viso attaccato al mio. «Mon petit prince.» Lo ripetè, con la dolcezza tra i denti.

I miei neuroni andarono in cortocircuito, erano bastate tre parole ed io mi ero sciolto sotto i suoi occhi come burro sul fuoco, come un cubetto di ghiaccio esposto al sole.

Poco più tardi ci incamminammo verso il lago. Avevamo portato con noi soltanto degli asciugamani che lasciammo sulla riva, sotto il sole cocente, e poi entrammo direttamente in acqua.

In soli pochi giorni, grazie al suo aiuto, nuotare per me era diventato qualcosa di semplice e di straordinariamente ordinario.

«Da questa parte!» Il suo braccio sbucò fuori dall'acqua, facendomi cenno di seguirlo.

Daniel, non molto lontano da me, aveva alle sue spalle un arcata di rocce non molto alta, dove la luce sembrava completamente esserne assorbita all'interno come un buco nero.

Una volta entrati a nuoto attraverso la volta, restammo meravigliati da come l'acqua del lago si fosse trasformata in uno specchio azzurro splendente, il colore più bello che abbia mai visto in tutta la mia vita.

In un istante ci eravamo tramutati in ombre scure, danzanti dentro la superficie scintillante di cobalto.

All'interno dell'antro celeste, il livello del lago cominciava man mano ad abbassarsi, sempre di più, fino a riuscire a farci toccare il fondo e poter stare sulla terra ferma, dove lo spazio roccioso permetteva di ammirare l'apertura della grotta far entrare la luce dell'esterno proprio davanti a noi.

Una volta uscito dall'acqua, mi misi seduto sulla fredda superficie in pietra.

«È fantastico.» Sussurrai, e la mia voce parve triplicarsi e rimbalzare per tutte le pareti della grotta.

Daniel si distese vicino a me. La sua pelle bagnata brillava e rifletteva il blu intenso dell'acqua. A me piaceva guardarlo mentre si scrollava le goccioline di dosso scuotendo la testa e si passava la lingua sulle labbra, assaporandone la dolcezza.

I nostri piedi erano allineati, quasi si toccavano. Poi la sua mano si posò sul mio ginocchio ed il suo viso si avvicinò al mio baciandomi un angolo della bocca.

Sentii le sue dita fredde farsi strada per l'interno della mia coscia fino ad arrivare all'inguine, e poi i suoi denti stringere delicatamente il mio labbro inferiore.

Il mio viso si era completamente infuocato quando avvertii la sua mano andare dappertutto, tra le mie ginocchia nude e aperte, e toccarmi la più intima e profonda voglia di piacere.

Stavo per impazzire, e lui non la smetteva di torturarmi con la sua bocca sulla mia e le sue dita indagatrici che vagavano all'interno del mio corpo. I miei affanni risuonavano tra le pareti rocciose facendo tremare perfino l'acqua.

Poi la sua voce, sussurrare al mio orecchio «Qui è fantastico, ma tu lo sei di più, mon petit...» E al pronunciar delle sue parole, la mia anima si incendiò all'istante. Non gli diedi neanche il tempo di terminare la frase, che mi ero già arreso sullo stomaco con un imbarazzante precocità.

«...prince.» Concluse, azzardando una risatina. «Soltanto quindici secondi. Te l'avevo detto che me l'avresti pagata, mon petit prince.»

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