VII. LA MAGA

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Gli anni della mia infanzia furono tutti piuttosto uguali. Non mi fu concesso di andare a scuola, gioia e dolore di molte altre ragazze che venivano rinchiuse nei collegi di lusso. Mia sorella Beth fu mandata in un collegio in Inghilterra, così per qualche tempo la vidi solo durante i periodi di vacanza quando arrivava tutta felice di mostrare quanto fosse bella e brava. In realtà non frequentò quel collegio per molti anni. Non ho mai saputo il motivo per cui fu espulsa, anche se ho sempre avuto la mia teoria al riguardo. Sospettavo che fosse uscita varie volte per incontrare dei ragazzi.  Non ebbi mai conferma di questo, ma sono abbastanza certa di avere ragione.

Io fui istruita casa, in parte da mia madre, in parte da un precettore. Posso però dire che la maggior parte delle cose le appresi da sola, dai libri.

L'anno era scandito sempre dai soliti eventi: compleanni, anniversari, feste. Il Natale in particolare rivestiva un ruolo importante. Era l'unica data in cui infatti c'eravamo sempre tutti. La neve spesso sommergeva la nostra piccola isola, così io guardavo, dalla mia finestra, quel mondo ovattato di bianco. Mi affascinavano i fiocchi che cadeva nel mare, spesso in tempesta. Avrei voluto poter correre fino alla spiaggia. Nulla è più bello del mare in inverno, nulla è più dolorosamente malinconico.

In quei momenti mi pareva quasi di sentire la mancanza di qualcosa. Un pezzo di me che mi era stato strappato dal cuore. Era già la mancanza di lui? Colui che avrebbe avuto un impatto travolgente sulla mia vita? Non lo so, non potrò mai saperlo.

Non saprei dire quando iniziai ad avere le mie visioni, anche quando non ero malata. All'inizio non credevo neppure di vedere qualcosa che non c'era nella realtà. Ero molto piccola. La prima volta che compresi che ero diversa fu quando notai la ragazza con gli abiti stracciati che se ne stava seduta nel mezzo del salone, incurante del fatto che fosse scalza e spettinata. La fissai sorpresa, certa di aver già visto quel viso da qualche parte. Solo tempo dopo compresi che il suo viso era dipinto in un vecchio quadro.

-Chi è quella?- chiesi a mia sorella.

-Chi?- domandò.

-Quella ragazza- insistei.

-Non c'è nessuna ragazza-

Ero certa che mi stesse prendendo in giro, visto che spesso si divertiva a farmi degli scherzi. Non potevo sapere che Beth semplicemente non la vedeva.

E poi continuarono i sogni. La cosa che sognavo principalmente era il mare. Le onde che mi colpivano con forza e che mi trascinavano fin giù. Ho temuto per moltissimo tempo di essere una di quelle famose spose del mare. Attesi fino al mio quindicesimo compleanno di essere condotta al mare, ma non successe mai.

-Le cerimonie non sono più vere- mi spiegò Chris.

Ogni anno andavamo alla rappresentazione delle spose del mare. Veniva sempre scelta una bella ragazza del paese, le si faceva indossare un ricco abito e la si portava in giro per l'isola.

Una volta partecipammo anche alla fiera del paese che si teneva per l'occasione. Ricordo le bancarelle colorate. C'era una tenda nella piazza centrale. Si sentivano i passanti che sussurravano piano.

-La maga, la maga- questa era la frase che veniva ripetuta.

-Cos'è una maga?- chiesi a mia sorella, che mi teneva per mano.

-Una persona che può vedere il futuro- Beth si guardò in giro, poi avanzò, trascinandomi con sé.

-Dove andiamo?- le chiesi.

-A vedere cosa ci riserva il futuro-

L'impulsiva Beth non poté fare altro che seguire il suo istinto. Mi condusse quindi fino alla tenda della maga. Mia sorella spostò il lembo che copriva l'ingresso e mise dentro la testa.

La sposa del mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora