XII. RIFLESSIONI

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La domanda non è come abbiamo fatto a incontrarci, ma come le nostre vite non si siano intrecciate prima. Io e Joseph avevamo tantissime cose in comune.

Amavamo infatti la notte, le stelle, i romanzi, le storie che non avrebbero mai potuto avere un lieto fine. Noi stessi, lo compresi subito, eravamo una storia senza lieto fine.

Pensai a Joseph quasi tutto il giorno seguente al nostro primo incontro, anche se non lo avrei mai ammesso. Quel ragazzo dagli occhi color del mare mi era entrato nel cuore. Katlyn fu l'unica a notare che c'era qualcosa di strano in me.

-Sei distratta- commentò, mentre cucivamo in salone.

-Sono sempre distratta quando cucio- ribattei, desiderosa di cambiare argomento. Non ero ancora pronta a parlarle di Joseph, temevo infatti che lui non fosse reale, ma solo il frutto di una mia allucinazione. Oppure che non lo avrei mai più visto. Forse lui non aveva sentito lo stesso sentimento che avevo sentito io. Forse per lui ero solo una ragazza qualsiasi. Una delle tante. Questo pensiero quasi mi uccise.

-Oggi sei molto più distratta del solito- si fermò con l'ago in mano –su, dimmelo, siamo amiche-

-Va bene- mi arresi –ma dovrai mantenere il segreto-

Lei finse di cucirsi le labbra, l'ago pericolosamente vicino alla bocca. –Sarò silenziosissima come sempre- mi garantì –ma voglio sapere tutto-

E così le raccontai del mio incontro con Joseph. Lei non parve molto sorpresa.

-Lo conosci?- le chiesi.

-Oh, certo, lo conoscono tutti giù al villaggio- sussurrò lei, una strana espressione sul viso. Il sorriso le era morto.

-Lui è fidanzato?- chiesi, mentre iniziavo già a sentirmi sciocca per aver creduto a quella storia che in effetti non era mai nata.

-No, non è questo... solo che dicono che sia molto strano, spesso vaga nel bosco da solo tutta la notte- si strinse nelle spalle –penso che nessuno lo vorrebbe come fidanzato per le proprie figlie-

-Mi è sembrato un bravo ragazzo- ribattei, desiderosa di difenderlo.

-Non lo so, è un tipo così strano... dicono che abbia delle cicatrici- abbassò la voce e si spinse in avanti –la sua infanzia è stata orribile, sua madre è morta di parto e suo padre... lo accusava di questo-

Mi portai le mani alle labbra, inorridita, capendo a cosa si riferisse. Joseph veniva picchiato dal padre. –Ma è orribile!-

-Non ha mai avuto una bella vita- confermò –promettimi che starai attenta-

-Certo che starò attenta- le promisi.

La notte seguente scesi nuovamente. All'epoca non avrei saputo dire il motivo per cui lo facevo. La ragione mi sussurrava che era meglio non frequentare Joseph, che era un giovanotto che avrebbe solo potuto portare guai. Oggi lo so. La verità è che io e Joseph eravamo già indissolubilmente legati. Sarebbe stato impossibile non correre da lui.

Percorsi rapidamente la strada che mi portava al luogo in cui lo avevo incontrato la notte precedente. Sapevo che le possibilità di rivederlo erano minime. Probabilmente quel giovanotto era chissà dove. E invece Joseph era proprio là. Restai immobile, improvvisamente in imbarazzo. Cos'avrei potuto dirgli? Non era certo normale che una ragazza passeggiasse di notte per il bosco. Inspirai a fondo, cercando una scusa che ovviamente non trovai. Alla fine mi feci coraggio e avanzai.

Joseph si voltò e mi sorrise. Ebbi in quel momento la certezza che fosse lì ad aspettarmi e tutte le mie paure scomparvero.

-Stasera sei in ritardo- esclamò, scrutandomi con attenzione.

-In ritardo? Non pensavo che avessimo un appuntamento?- lo presi in giro, avanzando il più elegantemente possibile, nonostante l'abito scomodo.

Si strinse nelle spalle. –Solo che... nulla- scosse la testa e mi sorrise. Il suo sorriso, disinvolto e quasi pigro.

-Cosa? Ora sono curiosissima di sapere cosa mi volevi dire-

-Niente, che ne dici di fare una passeggiata?- mi chiese, l'ombra di un sorriso sulle labbra.

-Certo- esclamai, il cuore che mi batteva fortissimo nel petto.

Joseph iniziò a camminare senza aggiungere altro. Io lo seguii, mentre mi ripetevo nella mente quanto fosse pericoloso andare in giro con un ragazzo che avevo conosciuto da pochissimo. Poteva davvero portare a delle orrende conseguenze. Ricordavo le storie raccontate in casa, sottovoce, quando pensavano che noi bambine non potessimo sentire. Scacciai con forza quei pensieri.

Camminammo in silenzio per non so esattamente quanto tempo senza una vera meta. Dovevamo stare attenti ai sassi, all'erba alta, alle radici che spuntavano dal terreno nei luoghi più improbabili. Ogni tanto ripenso a quei momenti e mi capita di sorridere. Adoro perdermi in quei ricordi. Adoro ripensare a Joseph.

-Ti succede spesso di camminare con un affascinante sconosciuto?- chiese Joseph all'improvviso, rompendo il fragile silenzio della notte.

Un gran numero di emozioni si fece strada in me. Imbarazzo, euforia, rabbia. Sperai che non riuscisse a leggerle sul mio viso, così ringraziai il buio che lo nascondeva. –Tu sei il primo- ammisi –ed è una cosa decisamente scandalosa-

-Io amo essere scandaloso-

Risi. –Nessuno vuole essere scandaloso- protestai.

-Non conosci il mondo se lo pensi, esistono moltissime persone il cui unico compito è quello di essere scandaloso-

Indugiai alcuni istanti, ferma di fronte a lui, prima di fare la domanda che mi premeva il cuore. –Domani ci sarai?- gli chiesi.

Joseph fece una smorfia. –Domani no-

M'immobilizzai. Non mi aspettavo quella risposta. Forse avevo frainteso, forse lui non era realmente interessato a me.

-Non posso- si affrettò ad aggiungere -Ma ci potremo vedere tra una settimana-

-Certo!- urlai. Troppo gioiosa. Lui mi sorrise. E poi continuò a camminare. Io lo seguii, il cuore che mi martellava nel petto. Lo avrei seguito perfino in capo al mondo.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Il rapporto con Joseph prosegue.

A presto!

La sposa del mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora