XXIX. ATTESA

136 13 6
                                    

Quel pomeriggio di Natale attesi Joseph seduta sul muretto di casa. Avevo indossato degli abiti pesanti, ma il vento era comunque tagliente. Mi strinsi le braccia al petto, mentre con lo sguardo cercavo di vederlo arrivare. Battevo le punte degli stivaletti, un regalo di mio padre preso a Londra, contro la morbida neve, lasciando delle leggere impronte. Il cielo plumbeo prometteva altri fiocchi entro la sera. Ero turbata e avevo bisogno di lui, volevo rivelargli tutto ciò che era sorto in me. Volevo dirgli cos'avevo compreso. Perché non arrivava? Mi ero sbagliata a pensare che l'amore supera tutto? Che non c'è nulla meglio dell'amore?

-Lo stai aspettando, sorellina-

Sobbalzai, presa alla sprovvista. Quando mi voltai vidi mio fratello fermo come un solitario principe in mezzo alla neve. Mi ritrovai a pensare che aveva proprio il fascino di mio padre. -Non dovevi provare la tua nuova pistola di Kevin?- gli chiesi, sperando di distrarlo.

-Lo sai che mi annoio presto, no?- balzò in avanti, affondando nella vene come un bambino -Lo stai aspettando?- ripeté, guardando verso il bosco.

Annuii. -Mi ha detto che sarebbe venuto-

-Non verrà- disse, sicuro di sé.

-Come fai a esserne così certo?-

-Lo so... gli uomini così non sono interessati a impegnarsi veramente- avanzò ancora e mi si parò davanti -Pania, per cortesia, rientra in casa, fa molto freddo- si piegò in avanti e mi prese le mani, avvolte nei guanti -ti ammalerai, sai quanto sei delicata, quanto sei fragile- disse, gli occhi cupi per la preoccupazione.

-Io non sono fragile- in quel momento avrei voluto gridargli che Joseph non mi aveva mai considerata fragile, che lui era diverso, che mi amava, che non mi avrebbe lasciata sola. Una voce nella mia testa però mi urlava che era una bugia. Joseph non sarebbe venuto. Mi aveva ingannato, non era meglio di Chris o di mio padre. Forse erano davvero tutti così.

-Allora mettiamola così, chiunque si ammalerebbe a stare qua- si sforzò di sorridermi -per piacere... e sai che io non chiedo mai per piacere-

Mi sforzai di sorridere. Chris credeva di fare il mio bene in quel modo, pensava che Joseph mi avrebbe spezzato il cuore. Ormai è passato moltissimo tempo da quella giornata e posso dire che Chris probabilmente aveva ragione. Joseph mi avrebbe spezzato il cuore, era inevitabile, ma era anche l'unico in grado di aggiustarlo.

-Resto qua ancora per un po'- mormorai.

-Va bene... ti aspettiamo-

Attesi ancora per molto, fino a quando il cielo non iniziò a diventare scuro e la neve ricominciò a scendere. Possibile che Chris avesse ragione? Forse Joseph non era speciale, forse... semplicemente non mi amava. Il pensiero mi fece male. Lame che mi facevano a pezzi il cuore. Scaccia quell'idea.

Fu nuovamente mio fratello a venire da me. Teneva tra le mani un suo mantello, quello nero, il più pesante. I suoi passi facevano scricchiolare la neve ghiacciata sotto di lui. Non voltai la testa. Le lacrime si erano congelate sulle mie guance. Lui mi posò il mantello sulle spalle e si sedette al mio fianco, senza parlare. Non ce n'era bisogno. Appoggiai la testa contro la sua spalla e lui mi cinse le spalle con un braccio. Era nuovamente come quando eravamo piccoli. Tra noi non c'era mai stato bisogno di parole. Noi due eravamo legati da un filo.

-Non verrà, vero?- chiesi, dopo un lunghissimo silenzio.

-No, non verrà- mi confermò lui.

-Gli hai parlato- sussurrai. Non era una domanda, sapevo che l'aveva fatto. Conoscevo Chris troppo bene, sapevo quanto poteva essere testardo.

-Gli ho solamente detto la verità- ammise.

M'irrigidii. -Quale verità?- chiesi, brusca.

-Non hai bisogno di lui- disse -gli ho solo detto che deve essere sicuro di quello che fa, che non deve illuderti... allora è meglio che non si faccia più vedere-

Non gli risposi. Non sapevo cosa dirgli. Non ero ancora a conoscenza di tutta la storia in realtà. Chris non si era limitato a dire a Joseph ciò che mi aveva riportato. Questo però lo avrei scoperto dopo. Fu un'altra cosa che mi sfuggì dalle labbra.

-Cosa c'è stato davvero tra te e Katlyn?-

Un silenzio angosciante avvolse tutto. Si abbinava perfettamente con quel cielo plumbeo. Lanciai uno sguardo a Joseph che sospirò.

-Lei è innamorata di me- poi piegò le labbra in quel suo sorriso capace di piegare le montagne -mai innamorarsi, noi uomini siamo tutti bugiardi-

Gli uomini erano tutti dei bugiardi. Ecco il messaggio che mi veniva urlato da sempre. Perfino Joseph, mi ritrovai a pensare. Lo conoscevo da più di un anno ormai... e lui mi mentiva in quel modo... scivolai giù dal muretto. La mia anima sanguinava, il mio cuore era a brandelli... ma sorrisi. -Andiamo dentro- dissi solo.

Quella notte feci degli orribili incubi. Sognai il mare che saliva su, fino alla nostra casa. Potevo sentire il rumore delle onde e il profumo della salsedine. Nel sogno mia madre piangeva, chiedendo ancora un po' di tempo.

La mattina seguente mi svegliai con la febbre. Avevo la testa dolorante e la nausea. Mi misi a sedere sul letto, ma dovetti subito stendermi. Stavo molto male. Lacrime gelate scivolarono lungo le mie guance bollenti. Ebbi l'orrenda certezza che sarei morta senza poterlo più rivedere. Questa era la cosa che mi faceva più male. Non poter rivedere Joseph. Naturalmente mio fratello avrebbe sempre dato la colpa a lui per il mio malessere.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao,

Cosa ne pensate dell'assenza di Joseph?

A presto

La sposa del mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora