XLIX. IL SEGRETO

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Quando tornai a casa decisi che c'era un'unica cosa da fare. Affrontare Chris, guardarlo negli occhi e chiedergli il perché di quell'atto crudele. Joseph mi aveva detto di non farlo, ma io ne avevo bisogno. Non riuscivo a conciliare l'immagine del mio Chris, così protettivo e buono, con quella del ragazzo che aveva dato fuoco al villaggio dei miei amici. Forse c'era una  spiegazione. Magari non era stato lui. Entrai nella sua stanza senza bussare, spalancando la porta come mille volte avevo fatto da bambina, quando giocavo, quando ero ancora sua amica. Lo spettacolo che mi trovai davanti mise a dura prova la mia determinazione. Chris era sdraiato sul letto, il torace nudo, indossava solo un paio di pantaloni neri e gli stivali. Fu così che li vidi subito. I segni blu scuro sulla sua pelle. Arretrai confusa. La maledizione del mare. Quando lui si spinse su un gomito e si tirò su, mi fissò con due occhi che nulla avevano più di Chris.

-Hai scoperto il mio segreto- dichiarò, il tono privo di emozioni, come se non gli importasse.

-Perché non l'hai detto a nessuno?- chiesi, incredula, divorata dall'ansia.

-Non c'è cura, Pania, questo lo sanno tutti- sorrise, un sorriso folle –posso tenerlo sotto controllo, posso prendere qualche erba, probabilmente mi rimangono mesi, con qualche fortuna anni, ma poi impazzirò completamente- si lasciò ricadere all'indietro, affondando la testa nei cuscini.

Avrei dovuto avvicinarmi, ma non ci riuscii. Le mie gambe non si mossero. Appoggiai una mano allo stipite della porta per sostenermi. Dovevo fargli comunque quella domanda, altrimenti non sarei più stata tranquilla.

-Perché hai distrutto il villaggio?- chiesi con un filo di voce.

Chris scoppiò a ridere. Potevo vedere il suo petto sollevarsi follemente. –Non immagini neppure il perché... forse non dovresti neppure-

-Li odi? È perché sono amici di Joseph?- chiesi, non nascondendo la rabbia dalla mia voce.

Mio fratello si mise seduto di scatto, tanto rapidamente da farmi sobbalzare. –Il mondo non ruota tutto intorno a Joseph- urlò, scandendo le parole –lui non c'entra nulla- sbuffò –l'ho fatto per il motivo per il quale si fanno le più grandi follie- mi fissò, attendendo che io rispondessi per lui.

Lo fissai. Conoscevo la risposta, ma non riuscii a darle forma. Non credevo possibile che mio fratello fosse una creatura come tutte le altre, capace d'innamorarsi veramente, lui che considerava tutte le donne alla stregua di giocattoli, lui che si faceva vedere vicino a ragazze sempre diverse. No, Chris non poteva essere capace di amore romantico. Affetto, passione, ma non amore.

-L'ho amata così tanto- sussurrò invece –i poeti hanno ragione, l'amore rende folli-

Fu così che mi ritrovai ad ascoltare la storia di un amore che forse avrebbe potuto competere con quello che provavo per Joseph.

-L'ho salvata, sai? Lei era uscita dal villaggio, con quei suoi abiti da Reietta, oh, mi chiedo come abbia potuto fare tanta strada prima che un gruppo di stupidi la circondasse cercando di aggredirla... io non ci ho pensato due volte, era una ragazzina così magra, così fragile, l'ho salvata e l'ho medicata... Susy, il suo nome era Susy, tu la conosci, lei mi parlava di te, diceva che ti voleva bene come a una sorella-

Susy. Certo che la conoscevo. La dolce e premurosa Susy. La mia amica, nonché l'amata di mio fratello. E tutto divenne chiaro, come se il sole avesse illuminato le tenebre.

-Abbiamo iniziato a vederci di nascosto, sempre fuori dal suo villaggio, sempre nel bosco- sospirò tristemente -era così diversa da tutte le altre- si passò una mano tra i capelli -io l'amavo, l'amavo veramente... più di Katlyn, più di tutte quelle sciocche che mi sono sempre girate intorno... Susy... era il mio unico amore... così pura, così innocente, così... incantevole... l'ho amata come mai prima...  -

-E allora cos'è successo?-

-Non lo so... davvero, non lo so- sbuffò -Le hanno messo in testa tutte quelle idee assurde, che io non l'amavo e tutto il resto... qualcuno le ha perfino detto che avrei dovuto sposarla... ti rendi conto? Sposare una Reietta, cos'avrebbe pensato la gente?- certo, la gente... per lui, per tutti era questo l'importante -Lei non capiva, non era come nostra madre... una donna deve sapere che un uomo non potrà mai stare solo con lei... questo non vuol dire che non l'amassi-

Mi sentii gelare il sangue nelle vene. Non sapevo proprio cos'avrei dovuto dire.

-Abbiamo litigato, io le ho stretto le mani al collo, volevo solo che stesse zitta, che mi lasciasse pensare... sta diventando difficile pensare-

Socchiusi gli occhi. Avevo la nausea. Ero percorsa dal disgusto.

-Non volevo farle del male, ma non riesco a controllarmi... quando ho capito cos'era successo... ho dato fuoco a tutto-

Non parlai, ma semplicemente rimasi ferma, immobile come una statua. Era la fine, compresi. Non potevo sapere quanto il mio pensiero corrispondesse a verità.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa ne pensate?

A presto

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