-Ehi, è ora della colazione! Forza, venite!-
Non appena li chiamo, i miei due gatti Soonie e Doongie mi raggiungono.
-Sarò di ritorno questo pomeriggio, devo andare a scuola- Dico mentre accarezzo dolcemente le loro piccole teste. Le amo, non potrei vivere senza di loro.
Vivo in un piccolo appartamentino, al terzo piano di un edificio. L'affitto non è esagerato, e sono ammessi gli animali. Finché posso stare con loro, mi va bene tutto.
Esco di casa e mi incammino verso l'università. Non è distante, ci metto 10 minuti a piedi. E poi ho scoperto che gli ultimi tratti di strada li condivido con un ragazzo che ho cominciato a tenere d'occhio il mio primo anno d'università, chiamato anche l'anno scorso. Si chiama Han Jisung, ha due anni meno di me, è bello come il sole e difficile da raggiungere come la luna. Non parla mai con nessuno, si isola e non si lascia avvicinare. Ovviamente ha dei voti impeccabili, come ogni bel ragazzo irraggiungibile che si rispetti. Gli ho messo gli occhi addosso dal primo momento. Poi che ne so, magari è la persona più spregevole e antipatica del mondo, ma a me piace credere che sia un pezzo di pane.
Chiusa questa piccola parentesi, ero rimasto al fatto che arriviamo all'Uni quasi nello stesso momento. Non abbiamo molti corsi insieme: solamente quello di inglese e quello di storia. E comunque lui si siede SEMPRE in primo banco, mentre io nemmeno se venissi pagato lo farei.
Entro dall'ingresso principale e vado subito a sedermi negli ultimi banchi in fondo, all'angolo vicino al muro, così in caso io voglia dormire, mi basta levarmi la felpa e metterla dietro la mia testa. Non fraintendetemi, vengo a scuola per studiare ed imparare, ovviamente, ma ci sono certi professori la cui voce è veramente un soporifero. Lui arriva poco tempo dopo, e come prevedo si siede in primo banco, proprio di fronte alla cattedra.
Dopo un po' entrano tutti, anche il professore. Il prof di inglese è simpatico, ci tiene svegli (considerando che è lunedì mattina) facilmente e non è un sonnifero umano, come invece è la prof di storia. Lei non riesco a reggerla. Infatti mi riduco sempre a studiare dal libro, perché in classe proprio non riesco a stare sveglio.
Le prime ore volano, e alla fine di esse, dopo che il professore ed alcuni alunni sono usciti per la pausa, io mi fermo ancora un po' ad ammirare la bellezza che sta davanti ai miei occhi. Poi prendo il mio zaino e mi trasferisco nell'aula adiacente, per seguire la lezione di fisica. Adoro questa materia. Non so, ma la trovo particolarmente affascinante. So che molti non la pensano così, ma a me piace un sacco!
In realtà la giornata passa tutta liscia come l'olio che c'era nella pasta della mensa. Quindi fin troppo liscia. Essendo all'interno dell'edificio, non mi sono accorto del cielo nuvoloso, quindi non appena esco, cerco di avviarmi il più velocemente possibile a casa. Mi metto un auricolare nell'orecchio destro, metto in play Lullaby di IU e mi incammino. Ad un certo punto, sento come un miagolio. Mi guardo intorno, e vedo un ragazzino (avrà avuto 11 anni) che lancia sassi contro una scatola sul marciapiede. Faccio due più due e mi avvicino al ragazzo.
-Ehi tu, si può sapere che diavolo ti prende!? Andiamo, gira al largo, teppista!- gli urlo avvicinandomi. Quello lancia un'ultima sassata dentro la scatola (infame) e scappa a gambe levate.
Teppista del cazzo.
Mi chino davanti alla scatola di cartone, e noto una piccola palla di pelo. Sta nella mia mano, sembra una piccola foglia grigia e nera tutta tremante. Dapprima non si vuole lasciar prendere (povero micio, lo capisco. Anche io avrei paura), ma poi prende fiducia e si lascia accogliere nel mio abbraccio. Sento qualche goccia bagnare il mio capo, quindi tiro su il cappuccio, apro la giacca, proteggo il micio lì sotto e corro. Arrivo al semaforo, che mi avvisa che sono a metà strada. Ad un certo punto riesco a vedere la pioggia cadere davanti a me, ma sento le gocce fermarsi su qualcosa di plasticoso e non toccarmi più la testa. Guardo in su, e vedo un ombrello blu notte ripararmi. Guardo a sinistra, ma non noto nessuno. Mi volto dall'altro lato, e noto un bel giovanotto.
-Forse è più comodo un ombrello, che dici?-
Wow. Non l'avevo mai sentito parlare. Ha una voce così melodica.
-Beh, immagino di sì... Grazie mille. Han Jisung, giusto? Io sono-
-Lee Minho. Lo so. Siamo nel corso di inglese e quello di storia insieme. Pensavo volessi un po' di riparo- mi dice cominciando a camminare, al verde del semaforo.Annuisco, continuando a tenere stretto il micio spaurito sotto la mia giacca, per tenerlo al calduccio.
-Ti accompagno fino a casa. Così non ti bagni. Che hai lì sotto?-
-Oh, questo... beh, ho trovato un gattino abbandonato, e ho pensato di portarmelo a casa e dargli una vita migliore- dico in tutta sincerità.
-Wow, sei davvero una bella persona, Lee Minho-
-Gr-grazie. Ecco, qui a destra- dico svoltando e prendendo dalla tasca le chiavi. Apro e salgo le scale. Non hanno ancora riparato l'ascensore.Lo guardo fermarsi all'ingresso.
-Ti prego, entra. Lascia che ti offra qualcosa. D'altronde mi hai accompagnato fino a qui, è il minimo- lo invito con un gesto.
Lui chiude il suo ombrello e lo posa nel portaombrelli a fianco alla pianta sempreverde, che la vicina del piano di sotto è l'unica a curare. Gli faccio strada fino al terzo piano, continuando a proteggere quel batuffolo sotto la mia giacca.
Entriamo, ci togliamo le scarpe, e lo invito ad accomodarsi e ad appendere il suo impermeabile all'appendiabiti.-Intanto accomodati pure sul divano, torno subito-
Lo vedo sedersi e guardarsi intorno.
Io porto il nuovo micio in bagno, lo lavo dalla sporcizia con dell'acqua calda e lo asciugo.
Ah. Riformulo.
Io porto la nuova micia in bagno, la lavo dalla sporcizia con dell'acqua calda e la asciugo.
Un'altra micia. E siamo a tre...
☾︎
Parole: 974
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𝙸𝚕 𝚂𝚘𝚕𝚎 𝙴 𝙻𝚊 𝙻𝚞𝚗𝚊 || 𝙼𝚒𝚗𝚜𝚞𝚗𝚐
FanfictionUniversità. Intelligenza. Utopìe. Gatti. E ovviamente, due ragazzi. Li possiamo paragonare al sole a alla luna, se vogliamo. Ma dobbiamo ricordarci che la luna ha bisogno del sole per splendere. E che il sole lascia spazio alla luna per brillare. CI...