𝙲𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 10 (𝚙𝚝. 1)

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- JISUNG'S POV -

Oggi Minho non scende. Lo chiamo ma non risponde. A scuola non c'è. Gli lascio vari messaggi, ma nessuno di loro gli arriva. Il pomeriggio lo chiamo, suono al campanello, ma non risponde.

Ok, sembro ossessionato. Torno a casa e faccio finta di nulla, fingendo di non sentirmi seguito.

- MINHO'S POV -

Spengo il telefono subito dopo che la sveglia suona alle 4:50 della mattina. Mi vesto con dei jeans neri, una maglia maniche corte nera e una felpa dello stesso colore. Mi pettino, mi metto le mie converse ed esco.

L'aria fresca mattutina degli ultimi di maggio mi accarezza il viso, dolcemente, sebbene un po' frigida. Ci sono solo io che cammino per l'asfalto, nel silenzio più totale, interrotto solo dai rimbombi dei miei passi nel vuoto e gli uccelli mattutini che nonostante provino a tirarmi su, falliscono miseramente nel loro tentativo. Il cielo sta cominciando a schiarire, cosa che non dovrebbe permettersi di fare. Non c'è nessun motivo per il quale gli uccelli debbano cantare, o il cielo chiarire, o le persone sorridere.
Mentre cammino sulla via della mia meta, mi imbatto in un campo pieno di papaveri. Rossi. Scendendo dall'asfalto mi immergo in quella pozza di sangue. Sono così rossi. Perché il sangue e l'amore hanno lo stesso colore? L'amore è sofferenza? Forse. Anzi, probabile. Per quel che ne so io, sì lo è. Colgo 6 o 7 papaveri, e mi sposto ancora sulla strada.
Non passano macchine, così ne approfitto.
Mi piazzo nel centro, e senza esitazione mi sdraio sull'asfalto. Al contatto con la rigidità del pavimento, la mia schiena si rilassa.
L'arietta mi scompiglia i capelli, costringendomi a chiudere gli occhi per impedire che mi entrino e mi accechino. Potrei non alzarmi più. Si sta così bene...

Non so per quanto tempo me ne sto qui sdraiato, ma penso per poco, perché non voglio che i papaveri soffochino tra le mie mani. Non sono pronto per uccidere ancora.

Mi metto a sedere e resto a gambe incrociate ancora un po' per poi alzarmi e, dopo avere colto altri papaveri, proseguo verso la mia meta.
Il cancello è chiuso, ma non mi faccio problemi a scavalcare, come ogni volta.

Cammino nel silenzio, ascoltando il cric croc dei miei passi sul ghiaino, mentre mi dirigo in fondo, passando in mezzo a tanti nomi, cognomi, volti, con fiori e candele per tenere accese le memorie di queste persone.
Giunto alla lapide che mi interessa, mi chino, cambio l'acqua ai fiori e li sostituisco con i papaveri appena colti. Tolgo le foglie cadute dall'albero soprastante e dò una pulita generale.

-Due anni, eh?- comincio sedendomi sul piano di marmo, accanto ai fiori -il tempo passa davvero in fretta. Come ti avevo detto, sto andando all'università, e sai, sono anche abbastanza bravo! Sto passando tutti gli esami, e poi ho conosciuto meglio Han Jisung. Te ne avevo già parlato, le scorse volte che sono venuto a visitarti. Il ragazzo che sta in classe con me. Non ti rimpiazzo, tranquillo. Lo sai che ti amo troppo. Assurdo come io sia il tuo assassino e il tuo amante al tempo stesso. Buffo. Haneul, ti amo così tanto... Non ho mai smesso, te lo prometto. Non ho trovato le forze per dirtelo prima, ma ho smesso di ballare. Da quando ti ho ucciso, ho provato a continuare, per sfogarmi, ma non ne trovavo il senso. Ogni volta che provo, non riesco a fare più di due otto. Non sento più la musica come la sentivo prima. Solo ultimamente ho ricominciato ad andare in sala e fare qualcosa. Penso di star cercando di avvicinarmi a te con la danza, come è successo la prima volta. Te lo racconto ogni volta che vengo, ma voglio ricordartelo... e ricordarmelo.

Penso che la danza sia la cosa migliore che mi sia mai capitata. Forse l'unica cosa buona che mi è rimasta da mio padre. D'altronde, se non fosse stato per lei, la danza, non ti avrei mai conosciuto. E meno male che dopo qualche mese mi chiedesti di uscire per un caffè..
Fosse per me sarei ancora qui a decidere se chiederti di uscire o no. Che cosa tu trovassi in me, mi è ancora ignoto, ma ti ringrazio.

Sai, sono rimasto quello di prima... Mi diverto ad andare in giro, fare cazzate, rido e provo sentimenti come tutti. Ma non è lo stesso senza di te. Da due anni a questa parte sono cambiate (nel bene e nel male) molte cose.
Mi manchi tantissimo... se solo non mi avessi amato così tanto, se solo io non avessi detto nulla... avrei sofferto un po' di più, è vero, ma ora non sarei qui a piangere sulla tua lapide.
Ma non sono venuto qui per piangere e basta- mi giro e guardo con la vista sfocata dalle lacrime quel sasso sotto il quale giacciono le spoglie del mio ex-fidanzato. Abbraccio la lapide con affetto, come se il suo corpo potesse sentire l'amore che gli mando.
-Buon compleanno tesoro. Ti terrò sempre nel mio cuore-. Mi alzo, scuotendo via con le mani lo sporco dai miei pantaloni.
Fisso le scritte "Haneul Song 25.05.1995-17.04.2020" ancora per un po', calmandomi e poi, con il sorriso in faccia gli dico: -E augurami buona fortuna per gli ultimi esami!- mentre corro verso l'uscita, prendendo la rincorsa per scavalcare di nuovo il cancello. Ritorno sui miei passi. Sono le 5:57, ma il sole è già spuntato.

Colgo ancora qualche papavero, e una volta arrivato a casa li metto in un vaso pieno d'acqua. Soonie Dongie e Dori si svegliano, ma vedendo che sono io, chiudono gli occhi e proseguono a dormire indisturbate.

Mi sono sempre chiesto che cosa sognino i gatti.

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Parole: 927

𝙸𝚕 𝚂𝚘𝚕𝚎 𝙴 𝙻𝚊 𝙻𝚞𝚗𝚊 || 𝙼𝚒𝚗𝚜𝚞𝚗𝚐Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora