𝙲𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 4

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- MINHO'S POV -

Torno a casa per le 21:25, con tutte le borse contenenti l'occorrente per Dori.
Le sistemo, dò loro da mangiare e da bere, e mi scaldo il cibo che avevo nel frigorifero. Mangio velocemente, e vado a letto. Sono stanco, ma non riesco a prendere sonno. Mi cambio, metto una tuta ed esco.
Vedo un sacco di persone che fumano e si drogano... ormai è mezzanotte passata.

Sotto un lampione di un tratto di strada particolarmente tranquillo, scorgo una figurina che conosco bene:
-Jisung, che ci fai qui al freddo tutto solo?-
Lui sobbalza. Evidentemente non si aspettava di trovare qualcuno.
-M-minho... Ciao. Che ci fai qui a quest'ora?-
Lo guardo.
-Non riuscivo a dormire, e sono uscito a farmi un giro- mi risponde
-Idem- dico io.
-Vuoi venire da me?- chiedo
Lui annuisce incerto, poi ci dirigiamo verso casa mia. Lo faccio accomodare sul divano e gli porgo il telecomando, invitandolo ad accendere la TV e a selezionare Netflix.

-Vuoi che ti offro qualcosa?-
-No, grazie... È troppo tardi, non riuscirei a mandare giù nemmeno un boccone-
-Va bene. Da bere?-
-No, sto bene così. Ti ringrazio-
-Mettiti pure comodo- gli dico, vedendolo stare così rigido, nemmeno dovesse suonare ad un concerto di pianoforte.
-Sto bene seduto così-
-Va bene-

Mi siedo anche io sul divano, e insieme scegliamo di guardare qualcosa di leggero, così anche se non seguiamo per la stanchezza, non è questo gran problema.
Io non sto seguendo particolarmente. Sono troppo occupato a guardarlo con la coda dell'occhio, mentre annega in quel felpone.
Vedo che finalmente sta cominciando a rilassarsi, o meglio, a prendere sonno. I suoi bellissimi occhi si fanno pesanti, e cerca di star dritto con la testa, ma non riesce, così mi avvicino e lo tengo io. Lui si sveglia, ma pochi secondi dopo si abbandona al sonno.
Ma non appena tocca lo schienale, si rizza di nuovo con la schiena, a somigliare ancora ad un pianista pronto a suonare, lasciando che un piccolo "ahia" fuoriuscisse dalle sue labbra. Probabilmente se ne accorge, perché si volta dall'altro lato e cerca di non addormentarsi, invano. Pochi secondi e ancora la stessa scena, ancora un "ahia".
-Jisung, ti fa male la schiena?-
Lui annuisce, più dormiente che desto, probabilmente incosciente di quel che gli ho appena chiesto. Ne approfitto: -Fammi vedere, togli la maglia-. So che se glielo avessi chiesto in un altro momento, mi avrebbe detto di lasciar stare. Lui emette un suono, che decido di interpretare come un "ora non ne ho voglia, fai tu", e infatti gli tolgo la felpa e la maglia, notando prima i suoi addominali, ma poi... non appena cambio prospettiva, cambia tutto. La sua bellissima schiena, piena di brutte cose...
Non posso stare lì a non fare nulla. Prendo l'acqua ossigenata e l'asciugamano dal bagno, e comincio il mio lavoro.

Il bruciore dell'acqua ossigenate lo sveglia. Balza in piedi di scatto.
-LEE MINHO! DOV'È LA MIA MAGLIA!? E LA FELPA?-
-Jisung- dico con gli occhi incollati a terra e la voce ridotta ad un sussurro. Mi guarda, con occhi tristi ma in qualche modo severi.
-Lee Minho, apprezzo quello che hai fatto, ma non ce n'è bisogno, davvero-
Prendo probabilmente la scelta peggiore della mia vita.

Lo abbraccio.

Gli metto le braccia attorno al collo, per non toccare la schiena. Ha così un buon profumo... Non so cosa sia, ma è buono.

Inaspettatamente ricambia l'abbraccio. Le sue braccia si avvolgono intorno al mio torace, e la sua testa si appoggia sulla mia spalla.
Ho questa sensazione di doverlo proteggere, ma decido di ignorarle. Se lui non mi vuole, non lo posso mica obbligare, giusto? Ma non posso lasciarlo così.

-Jisung, scusami- dico staccandomi e mettendogli le mani sui fianchi -io devo almeno finire quello che ho cominciato. Per favore-
Lui annuisce.

È un ragazzo tranquillo. Non parla spesso. E mi piace. È una frase fatta, ma il suo silenzio riesce a dire più di mille parole.
Termino con l'acqua ossigenata, e tampono con l'asciugamano.

Quelle ferite... Sembrano così dolorose, rabbrividisco solo guardandole. Lui non vorrebbe, ma mi impietosisco. Le guardo con occhi pieni di tristezza e rabbia.

Le bacio. Una ad una, le mie labbra le toccano, lasciando baci carichi d'affetto. Più o meno profonde, quelle ferite hanno molto da raccontare.

- JISUNG'S POV -

Una storia di sofferenza, amore, violenza. Debolezza.
Calde le labbra. Freddo il naso che le precede mentre si fanno strada, passando su quegli squarci quasi del tutto rimarginati, fino ad arrivare alle spalle.
Le sue mani calde, con i polpastrelli freddi, mi passano sul petto nudo, facendomi rabbrividire a quel gelo sinuoso.
Dapprima mi passa per la mente un flash di mia madre, ma poi sparisce, quando sento le sue labbra che amorevolmente mi tappezzano il tratto tra la spalle destra e il collo (compresi) di baci, quando le sue mani si fermano, abbracciandomi in un abbraccio come non ne avevo mai sentiti.

Le labbra si fermano, e respirando piano, appoggia la sua testa nell'incavo del mio collo.

Guardandosi dal toccarmi la schiena, stringe un poco l'abbraccio. Alzo tremante le mie braccia, e gli prendo le mani. Giro la mia testa verso di lui, e in qualche modo mi sento meglio a vederlo così accoccolato a me.

-Scusa,- mi dice staccandosi -non volevo metterti a disagio-. Si schiarisce la gola.
-Tranquillo-
Mi porge la maglia e la felpa. Le metto, e annego nella mia felpona, così confortevole, così grande...

Mi squilla il telefono. Leggo: Claudia ❤️
-Scusami-
-Ma no, tranquillo-

-Amore, che ci fai sveglia a quest'ora?-
-Sarà un quarto d'ora che suono il campanello, dove sei?-
-Scusa, sono uscito a fare un giro... Se mi dai 6/7 minuti sono lì-
-Va bene, ti aspetto-
-Ok, va bene-
-Idem-

Mette giù. Guardo Minho. Forse non voglio uscire da questo appartamento, ma devo.
-Scusa Lee Minho, devo andare-
-Figurati. Anzi- prende un biglietto e una penna dal tavolo e mi scrive il suo numero di telefono "nel caso ne avessi bisogno".
Lo ringrazio ed esco.

- MINHO'S POV -

Non appena pronuncia quella parola, il mio mondo va in pezzi.

Amore.

Faccio del mio meglio per impedire al mio corpo di crollare.
Terminata la chiamata si gira e mi guarda.
-Scusa Lee Minho, devo andare-. La formalità con la quale mi parla, lo fa sembrare ancora più lontano.
-Figurati- rispondo. Mi viene un'idea -anzi- gli scrivo il mio numero su un foglietto.
-Nel caso ne avessi bisogno- lo rassicuro
Mi ringrazia ed esce.

Non appena la porta si chiude, scoppio in un mare di lacrime.
Piango per le atrocità a me ignote che deve subire.
Piango per la sorte dei miei sentimenti.
Piango perché per qualche istante mi sono sentito vicino a lui.
Piango perché non è il mio di destino, prendermi cura di lui, ma di quella ragazza.

Vado in bagno, mi lavo la faccia, mi cambio e vado a letto.
I miei 3 amori dormono profondamente, ignorando tutto l'accaduto.

☾︎

Parole: 1082

𝙸𝚕 𝚂𝚘𝚕𝚎 𝙴 𝙻𝚊 𝙻𝚞𝚗𝚊 || 𝙼𝚒𝚗𝚜𝚞𝚗𝚐Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora