Testa o cuore?

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Quando arriviamo davanti alla casa che prima era mia e di Edoardo e, che adesso è solo sua, il battito del mio cuore accelera, ci sono un sacco di ricordi, sia belli che brutti, in ogni angolo di questa casa. Andiamo davanti al citofono per suonare e mi blocco quando leggo i nomi 'Edoardo Conte&Sofia Varriale Conte' ancora lì, intatti, non ha tolto il mio nome, questa cosa mi dá come un peso allo stomaco e un nodo alla gola.
Seguo a forza Ciro verso la porta, poi lui bussa, nessuno risponde, sto per risollevarmi quando penso che lui non ci sia ma poi sento una voce
"Chi è?" non è una semplice voce, è la sua voce
"Ciro" risponde il mio amico e subito dopo la porta si apre, mi blocco a quest'immagine.
C'è Edoardo, bellissimo come sempre, ha l'aria un po' triste ma sembra esserci abituato e conviverci.
Appena lui mi vede spalanca gli occhi, dopo che i nostri sguardi si sono incrociati per la prima volta dopo tanto tempo riesco a fare solo una cosa, scappare.

Mi volto e corro via dalla casa lasciando Edoardo e Ciro sul vialetto della villa, forse quest'ultimo mi ha chiamata ma non ho sentito, non sento nulla in questo momento se non il battito del mio cuore che aumenta mentre corro via verso casa mia.
Credevo che rivederlo non mi avrebbe fatto nessun effetto, che ne sarei stata addirittura sollevata, che mi avrebbe fatto bene, invece no, mi sono sentita totalmente spaesata, senza sapere cosa dover fare, senza riuscire nemmeno a salutarlo, pensavo solo all'ultima volta che abbiamo parlato, nonostante sia stato tempo fa ricordo ogni parola alla perfezione, sia quelle che gli ho detto io sia quelle che mi ha detto lui, ricordo, quindi, perfettamente il modo in cui io gli ho spezzato il cuore e lui ha spezzato il mio.

Arrivo a casa dopo 10 minuti, dopo un po' visto che ero affaticata dalla corsa ho rallentato il passo e quindi ci ho messo di più ad arrivare. Apro la porta di casa con le chiavi e finalmente, dopo mesi e mesi, sono a casa mia.
"Mamma, sei in casa?" chiedo come per avvertirla di essere arrivata
"Sofia!!" urla correndo verso di me
"Mi sei mancata tantissimo mamma" la abbraccio
"Ma che ci fai già qui? Ciro doveva portarti da-" si blocca appena si rende conto di cosa sta dicendo
"Tu lo sapevi?"
"Si.."
"E glielo hai permesso? Nonostante sapessi come mi sento anche solo se lo penso?"
"Sofia non era una questione di permetterlo o meno, Ciro mi ha solo detto che avreste fatto tardi per questo motivo e io ho pensato che fosse la cosa migliore. Vuoi parlarne?"
"Mamma non c'è nulla di cui parlare, io non voglio sapere nulla di lui, nulla" faccio per andare a posare le mie valigie quando la sento sussurrare
"Lui sta davvero male"
"Come lo sai?"
"Spesso passa qui e parliamo" annuisco e poi torno a posare le mie valigie.

Edoardo viene a casa mia, mi pensa ancora, gli manco ancora, e forse mi ama ancora.
Penso che forse sia vero ciò che tutti mi dicevano, lui non pensava ciò che diceva e magari dovrei ascoltarlo, mi ha sempre detto solo una cosa dopo la nostra rottura "Ti prego ascoltami, fammi spiegare" forse dovrei dargli ascolto, dovrei fare come dice, ma forse adesso è anche tardi, avrei dovuto pensarci prima.

Sto sistemando tutte le mie cose da circa mezz'ora quando sento bussare alla mia porta
"Entra mamma!" urlo non smettendo di sistemare
"Non sono tua mamma ma spero di poter entrare lo stesso" mi blocco a questa voce
"Edoardo.." sussurro, poi mi giro verso la porta e lo vedo, è davvero lui
"Che ci fai qui?" gli chiedo fredda, lui sembra percepirlo
"Io devo parlarti, è da più di un anno che ci provo, poi sei andata in America, non ti nego che a volte mi è passato per la mente di raggiungerti lì, ma poi se tu non avessi voluto parlarmi l'avrei presa malissimo e sarei stato peggio di come sto adesso" mi sento una merda, come ho potuto ridurlo così?
"Ti ascolto" dico cercando di risultare il più distaccata possibile, mi siedo sul mio letto e gli faccio segno di fare lo stesso.

"Quando ho ucciso quell'uomo.. beh non l'ho fatto perchè volevo farlo"
"Che intendi?"
"Se te lo dico Ciro non deve sapere niente"
"Va bene"
"Ero in macchina con Pietro e mi ha puntato la pistola alla testa dicendomi che se non l'avessi ucciso sarei morto io" al sentire queste parole il mio cuore si blocca, sono una persona orribile
"Non ho avuto scelta, ho pensato alla promessa che ti avevo fatto, ma ho pensato anche a come avresti reagito se Pietro mi avesse ucciso"  adesso non lo guardo più con freddezza, anzi, adesso sono io a dover chiedere scusa
"Edo.. ti prego perdonami, avrei dovuto ascoltarti, ti capirò se non vorrai avere più nulla a che fare con me"
"Sono qui apposta per sistemare le cose, altrimenti non ti avrei cercata più, per quanto riguarda quello che ti ho detto.." lo blocco
"Lo so, stai tranquillo non fa niente, sono io a doverti chiedere scusa, non penso che tu sia un assassino ne tantomeno un criminale, forse l'ho detto per lo shock, ti ripeto che ti capirò se non mi perdonerai"
"Peccrè io ti ho già perdonata" quando lo sento chiamarmi così il mio cuore accelera
"Grazie" gli sorrido
"Questo vuol dire..?"
"Non vuol dire nulla, diamoci tempo, continuiamo a vivere normalmente, usciamo insieme ai nostri amici, divertiamoci, se dovrà succedere qualcosa succederà da sola"
"Non sono totalmente d'accordo con te, ma se è questo che vuoi..."
"Non è quello che voglio, ma ciò che è giusto"  questa volta non è il mio cuore a parlare, bensì la mia testa
"Vieni qui" mi dice aprendo le braccia, non esito nemmeno un secondo a farmi stringere in quell'abbraccio, l'abbraccio che aspettavo da tempo, troppo tempo, l'abbraccio in cui mi sento protetta, l'abbraccio in cui mi sento a casa.
Sono stata una persona orribile e mi vergogno di me stessa, l'ho giudicato senza ascoltarlo e gli ho spezzato il cuore, spero che troverò il modo di aggiustare le cose altrimenti non me lo perdonerei.
Nonostante tutto vederlo adesso qui, con me, a sorridere nel nostro abbraccio mi solleva un po'.

Se è con te. ||EDOARDO CONTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora