Un sussulto

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Sono in barca, una di quelle con le quali facevamo le gite all'IPM, ma non c'è Beppe nessuno dei ragazzi, ci sono solo io. All'improvviso sento dei rumori, mi giro spaventata e vedo mio padre, mi viene incontro con in mano un gelato, gli sorrido, ma mi rendo conto che più lui si avvicina a me più io, senza volerlo, mi allontano. Lui sembra non rendersene conto e continua ad avvicinarsi, fin quando non sono io a fare dei passi verso di lui, in questo momento è lui ad allontanarsi
"Papà..." dico in un soffio di voce, lui mi sorride ed annuisce, sono confusa ma felice, non riesco a sentire nessun dolore ne nessuna sensazione se non le mie emozioni
"Sei- sei qui.. con me, ma come..?" lui continua a sorridere ma stavolta scuote la testa, poi prende parola
"Andiamo, vieni con me" mi dice porgendomi la mano, che io senza esitare afferro, lui lentamente e dolcemente mi porta verso il bordo della barca
"Ma cosa fai papà?" gli chiedo ridendo, ma appena mi giro verso di lui non c'è più, c'è un'altra persona, l'uomo che l'ha ucciso. Mi guarda con disprezzo e nei suoi occhi gelidi percepisco tanta rabbia, mi afferra per il collo con una sola mano, è tanto forzuto, all'improvviso posso sentire di nuovo i dolori e le mie sensazioni.
Sento il respiro mancare mentre cerco, scalciando compulsivamente, di liberarmi dalla presa
"Ecco quello che ti spetta" mi dice per poi farmi girare verso il mare che si fa spazio attorno a noi.
Poi, con una sola mano, mi spinge verso il mare.
Potrei tornare a respirare perchè la sua mano non è più avvolta attorno al mio collo ma questa volta sono io a trattenere il respiro dalla paura.
Proprio quando il mio corpo sembra toccare la superficie dell'acqua chiudo con tanta forza gli occhi.

In un sussulto mi sveglio e mi rendo conto di essere nella camera d'hotel, accanto a me c'è Edoardo, sveglio, che mi sta guardando impaurito e confuso, mi tiene per mano, proprio come, nel mio ormai evidente sogno, faceva mio padre.
Respiro velocemente e a fatica, sento il cuore battere fortissimo, con l'altra mano stringo forte le coperte.

"Che succede?" mi chiede Edoardo quando vede che il mio respiro si è regolarizzato
"Un.. un incubo" rispondo
"Riguarda tuo padre, vero?" annuisco per poi trasferire il mio sguardo dal vuoto ai suoi occhi, che sono lì ad aspettarmi.
"Ero su una barca, sola, in mezzo al mare, ero tranquilla, poi è arrivato mio padre, ha sorriso e mi ha detto di andare con lui, gli ho dato la mano e mi ha portata verso il bordo della barca, ma appena mi sono girata di nuovo verso di lui era sparito e al suo posto c'era il suo assassino, ha provato a strangolarmi e poi... poi mi ha gettata nel mare" gli spiego stringendo forte, senza accorgermene, la sua mano
"Tranquilla, ora sei qui, con me, sei sana e salva" mi dice accarezzandomi i capelli, io mi limito a sorridergli ed abbracciarlo, i suoi abbracci mi aiutano a sentirmi protetta
Sarà stato solo un incubo?
Avrà significato qualcosa?
Si ripeterà?
Non lo so, non ne so nulla.

"Salutiamo la nostra bella Roma" dice Filippo mentre ci dirigiamo verso le nostre macchine. È pomeriggio e ormai stiamo partendo per tornare a Napoli. Questa mattina dopo essermi svegliata alle 9 mi sono preparata e sono uscita insieme a tutti gli altri. Abbiamo fatto un giro e abbiamo mangiato la gricia, poi per concludere in bellezza la giornata stasera a Napoli mangeremo una bella pizza dopo aver riposato una volta arrivati.
Io ed Edoardo abbiamo deciso che mi trasferirò di nuovo a casa nostra, ma lo farò domani, con calma e senza fretta, stasera darò la notizia a mia madre, che, sono certa sarà felicissima.

"Ragà che ne dite se ci fermiamo all'autogrill? Devo andare in bagno e qualcosa da mangiare non farebbe male" propongo dopo un'ora che siamo in macchina, loro accettano e ci fermiamo al primo autogrill.
Mentre siamo in fila per pagare riconosco una persona
"Teresa!" la chiamo, lei subito si gira
"Sofia! Oddio! Da quanto tempo!" si avvicina per salutarmi, dopo i nostri battibecchi all'IPM, quando lei era volontaria, ci siamo conosciute meglio e abbiamo iniziato a starci simpatiche, ma dopo che lei se ne è andata non ci siamo più viste
"Saranno anni ormai!"
"Oh ragazzi ci siete anche voi, che bello! Come mai qui?"
"Piccola vacanza a Roma, stiamo tornando adesso a Napoli, ci siamo fermati un attimo per riposarci dal viaggio"
"Capisco, vedo che siete rimasti amici come quando eravate all'istituto, che bello! Voi state ancora insieme?" chiede riferendosi a me ed Edo
"Si, ora viviamo insieme" risponde lui sorridente, avvolgendomi le spalle con un braccio
"Ne sono felice!" risponde lei
"Tu invece? Che ci fai qui?" chiede Silvia
"Oh, io sto andando a trovare la mia migliore amica che abita a Roma, infatti scusatemi ma devo proprio andare o la sorpresa che voglio farle sarà un fiasco, è stato un piacere rivedervi tutti!". La salutiamo e poi, una volta pronti, torniamo in macchina e ripartiamo verso Napoli.

Se è con te. ||EDOARDO CONTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora