Oggi
Susanna
Di solito Edoardo non viene con noi ma oggi la sorte ha deciso di cambiare le carte in tavola. Caterina, la ragazza che di solito bada a lui il giovedì, è impegnata con l'università, le è stato anticipato un esame e pertanto non potrà essere da noi nel pomeriggio.
Non trovando altra soluzione, o forse inconsciamente non volendone trovare una, ho deciso di portarlo con noi. Raggiungiamo velocemente la clinica situata non molto distante dalla nostra abitazione e ci dirigiamo verso la porta n. 6, perennemente chiusa nel tentativo inconscio di lasciare fuori ogni sorta di problema.
Siamo raggiunti dalla Dottoressa Alessi che ci aggiorna sulle condizioni del paziente comunicandoci miglioramenti sorprendenti rispetto alla visita precedente. Sebbene la notizia mi rinfranchi, continuiamo il nostro cammino senza troppe illusioni. Troppe volte avevo sperato in un miracolo e invece mi ero sempre ritrovata davanti soltanto l'ombra della persona che avevo e che avrei sempre amato tanto.
Bussiamo solamente per cortesia, ed entriamo sapendo bene che cosa ci attende dietro alla porta. Sorprendentemente la realtà supera le attese, un uomo nuovo ci sta aspettando, sempre seduto in carrozzina ma sorridente, sereno, con i lunghi capelli ordinatamente raccolti in un codino che gli dona, nuovamente predisposto alla vita. "Amici miei, che piacere rivedervi!" – dice invitandoci a entrare. "E tu chi sei?" – chiede rivolgendosi dolcemente a mio figlio sfoderando uno di quei suoi meravigliosi sorrisi che in passato dedicava solo a me.
"Io sono Eddie" – risponde timidamente mio figlio nascondendosi dietro alle mie gambe stringendosi al petto il fedele amico Willy.
Quattro tizzoni ardenti, con sfaccettature color miele, s'incrociano per la prima volta.
Ieri
Tommaso
Nei dintorni di Erbil – una decina di giorni dopo l'esplosione
Tutto intorno a me è buio, dei miei compagni non c'è traccia, sono solo, vivo e prigioniero. Sono stato catturato, dagli attentatori stessi. Devo essere svenuto poco dopo la caduta e mi sono ripreso quando il duro terreno sul quale mi stavano trascinando tenendomi per le braccia feriva ancora di più il mio corpo già martoriato dall'esplosione. In questo nascondiglio dove ora mi trovo, li ho sentiti confabulare sulla mia sorte fingendomi ancora svenuto, loro lo ignorano ma conosco la loro lingua.
Hanno inveito sul mio corpo appendendomi con le braccia al soffitto, sono stato insultato, picchiato con qualunque cosa a portata di mano: pali, sbarre di metallo, e chissà cos'altro con l'intento di estorcermi informazioni riguardanti la missione, ma hanno dovuto arrendersi, da me non hanno ottenuto nulla di ciò che volevano.
Sono stato gettato semi-cosciente a terra, probabilmente si aspettano di trovarmi morto al loro ritorno ma la mia volontà di farcela è ben più forte delle loro frustate. Le corde che ora mi tengono legato sono talmente logore e malconce che dopo pochi tentativi si sciolgono tra le mie mani. Anche le tenebre sono dalla mia parte, il buio renderà più facile la mia fuga e più difficile il loro inseguimento nel caso dovessero accorgersene subito dopo.
M'immergo nella notte, non ho armi con me, non ho viveri, sono solo padrone del mio corpo ferito, affamato e assetato, dei miei sentimenti e della voglia di farcela. Sotto quel mezzo pesante, quando ho creduto che per me fosse finita, ho detto addio a Susanna ma ora le cose sono cambiate, e farò di tutto per provare a tornare da lei.
Vago per un tempo indefinito che non so quantificare, può essere minuti, forse ore, la mia mente non è lucida. La notte è fredda, ho bisogno di trovare un riparo e, se possibile qualcosa da mettere sotto i denti. Trovo un'insenatura abbastanza nascosta e riparata nella quale accamparmi sperando che non sia il rifugio di qualche animale, se così fosse la mia vita finirebbe in un attimo. Non ho nulla con me e per il momento dovrò accontentarmi e accettare di correre il rischio. Mi rannicchio nell'angolo meno esposto, il sonno vince su di me, sono sfinito e febbricitante.
Mi sveglio di soprassalto, la febbre alta mi sta annebbiando le idee, sono in balia degli eventi, sento il mio corpo dondolare ma non mi trovo su una giostra, finalmente capisco che qualcuno che mi sta scuotendo cercando di capire se sono vivo. È un abitante della zona probabilmente intento a pascolare il bestiame, mi ha visto e si è avvicinato incuriosito, prima è sulla difensiva poi, grazie anche al fatto che conosco la sua lingua, riesco a fargli capire che per lui non sono un pericolo e a entrare nelle sue grazie.
Capisce velocemente, probabilmente dal mio aspetto e dalla mia condizione, che ho bisogno di aiuto, brevemente gli spiego che sono in fuga senza entrare nei dettagli. È un tipo semplice, non chiede altre spiegazioni capisce che lui è la mia unica possibilità di salvezza, divide con me il suo umile pasto e l'acqua che ha con sé. Non lo ringrazierò mai abbastanza per quel gesto, senza sarei morto e lui invece mi ha salvato.
Non mi pone altre domande, non pretende nulla ma mi porta con sé. Arrivati al villaggio, mi porta nella sua umile casa e mi affida alle cure di una donna che credo essere la figlia, mi presenta alla sua famiglia, mi offre degli abiti puliti e un giaciglio sul quale sdraiarmi.
I giorni successivi sono un ricordo frammentato. La febbre alta m'impedisce di pensare lucidamente. I periodi di veglia intervallano velocemente i lunghi periodi di sonno, fino a quando finalmente le luci dell'alba di un nuovo giorno presentarono a me stesso un uomo con più energie, pronto a tornare alla vita.
Alcuni giorni dopo lascio questo rifugio sicuro per avventurarmi oltre. Saluto con gratitudine il mio salvatore e la sua famiglia, non ho beni materiali da lasciare come ringraziamento ma dono alla figlia che mi ha accudito un bracciale che ho sempre portato al polso e che miracolosamente si trova ancora lì. Devo tornare a casa, in qualche modo devo ritrovare la strada. Cammino nuovamente per giorni, vivendo di quanto posso trovare nei villaggi locali, cerco di dare il mio aiuto dove posso, in cambio ottengo spesso qualcosa da mangiare e un posto dove dormire. Dormire questa è la parte peggiore. I demoni del passato tornano a farmi visita ogni notte.
Una notte più delle altre l'incubo è più reale, la voce dei miei commilitoni e soprattutto quella di Andrea che mi accompagna ogni notte, ben presto viene sostituita dalla voce di Susanna, ora è lei a essere in pericolo, chiama il mio nome a gran voce, sento l'odore della sua paura, la devo proteggere ad ogni costo. Ha bisogno di me, la devo raggiungere ...
Afferro il paracadute e mi lancio dalla montagna, sicuramente in questo modo arriverò prima da lei.
L'impatto dell'aria sul mio corpo mentre sono in volo, la sensazione d'inadeguatezza per quell'operazione mi sveglia immediatamente e il dolore terribile che provo nell'immediato atterraggio mi fa capire che ho confuso l'incubo con la realtà.
Eppure ero certo che le urla fossero le sue, dentro di me qualcosa mi diceva che lei in quel momento mi voleva al suo fianco, la sua richiesta di aiuto era talmente reale da indurmi a credere di essere attrezzato e pronto a volare da lei, quando invece sono senza paracadute. Poco dopo il mio cielo si fa nuovamente buio.
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Una nuova alba
ChickLitUna storia d'amore e d'amicizia destinata a trovare tanti ostacoli